[COMUNICATO STAMPA] Una strana fine, quella dell’immobile confiscato alla mafia in contrada Leano, assegnato al Comune di Piazza Armerina nel lontano 2009, e che doveva essere destinato a creare un centro di accoglienza per donne vittime di violenza con la prevista apertura di un laboratorio di sartoria, attraverso la gestione di volontariato no profit: un fine insomma nobilissimo, che ogni Amministrazione dovrebbe tutelare con tutte le proprie forze.
La gara pubblica per assegnarlo è andata deserta, e dell’immobile non si è saputo più nulla, tranne il fatto che nel 2015 il Sindaco Miroddi ha firmato un’ordinanza per pagare un servizio di vigilanza destinato a sorvegliare l’area (insieme al Canalicchio, altro immobile di cui l’Amministrazione non ha ancora deciso cosa fare, dopo soli cinque anni), dove si sono registrati furti e atti di vandalismo.
Ad oggi, però, abbiamo verificato che delle persone occupano lo stabile, e non sembra neppure che si tratti delle ragazze vittime di abusi e violenze, a cui solo poteva essere destinato l’immobile.
A questo punto è lecito domandarci chi occupa l’enorme villa confiscata e a quale titolo, e per questo FdI-AN ha protocollato istanza di accesso agli atti per sapere chi ci vive, quale procedura sia stata seguita per assegnare questo bene in dotazione al Comune di Piazza Armerina e chi abbia proceduto all’assegnazione.
Ovviamente, per legge, l’istanza di accesso agli atti è indirizzata al Sindaco, legale rappresentante del Comune, ma qualche spiegazione potrebbe essere data anche dal Vice Sindaco Giuseppe Mattia, che ad oggi è titolare della delega al patrimonio pubblico, sempre che non decida di buttare la palla nel campo del Sindaco e poi abbandonarlo al suo destino politico.
Ci auguriamo che il Comune consegni al più presto le carte richieste e che non sia necessario, come spessissimo accaduto, dover far ricorso alla Commissione centrale per l’accesso ai documenti amministrativi, e soprattutto che da queste carte non emerga nessuna irregolarità, altrimenti dovremo prenderci – fatto a cui siamo abituati, ormai - l’onere di tutelare il patrimonio pubblico nelle sedi più opportune.
Alessio Cugini
Fabrizio Tudisco
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