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20/12/2017 - 10:13:00

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LA RAGGI FUGGE: “NON MI RICANDIDO A SINDACO”. LA CONFERMA DI UN FALLIMENTO

L’attuale sindaco di Roma afferma che lo prevedono statuto e regolamenti del Movimento 5 Stelle ma … le norme cambiano quando conviene


La Raggi fugge: “non mi ricandido a sindaco”. La conferma di un fallimento La Raggi è un sindaco che ha già deciso oggi, quando ancora mancano tre anni e mezzo alle elezioni comunali di Roma, di non ricandidarsi. Ufficialmente la motivazione è nel rispetto del regolamento del Movimento 5 Stelle che non consente di candidarsi più di due volte e l’attuale sindaco di Roma è già stata, nella passata legislatura, consigliere comunale. In realtà sappiamo benissimo quale è la filosofia del Movimento: se serve a mantenere o a conquistare il potere, regolamenti e statuti si possono sempre cambiare e piegare agli interessi del partito. Un principio già sperimentato nel caso di sindaci 5stelle indagati ma che non si sono dimessi come prevedeva lo statuto. 

L’ipotesi più attendibile, ma inconfessabile da parte del M5S, è che la Raggi si è resa conto della complessità dei problemi da risolvere e, allo stesso tempo, della bassa qualità dei suoi collaboratori. Era proprio per questo che Marra, non iscritto al movimento, era stato difeso strenuamente dal sindaco di Roma prima che lo scandalo lo travolgesse coinvolgendo la stessa Raggi che adesso non vede l’ora di tornare alla sua vita normale. Lei che voleva cambiare Roma da Roma è stata cambiata. 

Quella della Raggi non è comunque una storia nuova. L’inconsistenza del sistema voluto da Beppe Grillo che si basa sul principio che chiunque, senza aver maturato alcuna esperienza, può amministrare dal piccolo paese di montagna ad una metropoli come Roma, è sotto gli occhi di tutti. Roma peggiora e la Raggi non si pone alcun problema ad annunciare il suo abbandono fra tre anni e mezzo. Un vero sindaco sa benissimo che cinque anni non bastano per portare a termine un progetto di cambiamento. La Raggi lo sapeva anche prima di proporsi come candidato a sindaco della città eterna. Perché allora non ha lasciato il posto a qualcuno che avrebbe potuto garantire una certa continuità nella gestione di Roma? La risposta è ovvia: la Raggi era partita con l’idea di governare per dieci anni ma si è resa conto già oggi del suo fallimento e di quello della “ideologia da bar” ideata da Casaleggio e Grillo. 

Che il Movimento 5 Stelle non si faccia scrupoli nel tentare di ammaliare gli italiani, sostenendo tesi populiste e confidando sull’ignoranza della gente, è ancora più evidente quando si sente parlare Di Maio della necessità di uscire dall’Euro. Oggi anche la persona meno istruita comincia a capire che un abbandono dell’euro significherebbe un ritorno alla lira fortemente svalutata. La svalutazione della sterlina inglese dopo la Brexit  è poca cosa in confronto a quello che potrebbe accadere con la Lira, ricordando anche la diversità delle economie nelle quali si trovano le due valute.  

Acquistare il petrolio  che si paga in dollari o in euro nei mercati internazionali significherebbe per noi consumatori doverlo pagare un 30% in più se usassimo le lire . E’ facile immaginare cosa accadrebbe a tutto il resto dell’economia italiana. Di Maio lo sa ed è probabile che mai chiederebbe di uscire dall’euro. Il problema è che dimostra come il Movimento non si fa scrupoli a promettere azioni non realizzabili. La Raggi lo ha fatto a Roma e adesso pensa già a scappare.

Nicola Lo Iacono



 

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