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Politica | 12 ottobre 2017, 20:19

“Se la Sinistra unita funziona a Cuneo perché non dovrebbe funzionare nel resto d’Italia?”

Il segretario regionale di Rifondazione Comunista, Fabio Panero, sferra un duro attacco alle scelte antisociali del Pd e auspica la nascita di una forza “radicale, democratica, popolare e accogliente”

Fabio Panero, segretario regionale di Rifondazione Comunista

Fabio Panero, segretario regionale di Rifondazione Comunista

E’ possibile o resta un miraggio la possibilità di riunire la sinistra?

In vista delle prossime elezioni politiche nazionali fioccano appelli di intellettuali e politici a vari livelli, sia nazionale che locale.

Sulla questione interviene anche il segretario regionale di Rifondazione Comunista- Sinistra Europea, Fabio Panero, cuneese, per il quale “la Sinistra deve essere, nei contenuti e nei comportamenti, radicale, democratica e popolare e – aggiunge – anche accogliente, perché nessuno deve sentirsi ospite”.

“La Sinistra è di massa – scrive Panero - è popolare quando è autonoma, un esempio su tutti: noi siamo quelli che abbiamo difeso la Costituzione repubblicana contro forze enormi. La straordinaria vittoria popolare del 4 dicembre deve esigere la cancellazione dell’articolo 81, ovvero l’obbligo di pareggio di bilancio in Costituzione, introdotto da Monti, voluto dai tecnocrati europei, che arriva a strangolare anche i piccoli Comuni sotto i 1000 abitanti. Siamo arrivati al punto che si può sforare il patto di stabilità per comprare armi ed al contempo si tagliano i servizi sanitari, si manda in pensione la gente a settanta anni, chi non ha un reddito perde tutto, a cominciare dalla casa, i dati sugli sfratti per morosità in colpevole sono paurosi, anche nella nostra regione”.

Il segretario di Rifondazione sferra un attacco diretto al Pd, che evidentemente, quando parla di “sinistra”, non considera più in alcun modo della partita. Anzi, individua il partito di Renzi come responsabile delle crescenti diseguaglianze sociali nel Paese.

“L’Italia così com’è (segnata dalla massima crescita europea della diseguaglianza, Regno Unito escluso) – afferma - è un prodotto del Pd, che, insieme ai partiti di cui è erede, nella formula del centrosinistra, ha governato più a lungo di Berlusconi. La distruzione del pubblico e la negazione sistematica di pressoché tutti i principi fondamentali della Costituzione sono da imputare al Pd almeno quanto a Forza Italia: la definitiva distruzione dei diritti dei lavoratori (Jobs act), la spallata finale alla scuola pubblica (la Buona scuola), la mazzata inflitta all’ambiente (lo Sblocca Italia di Maurizio Lupi). Con Minniti, poi, siamo arrivati a una politica securitaria per la quale i militanti di Fratelli d’Italia e Lega si spellano le mani. Un partito che blocca lo Ius soli mentre approva un maxi-condono per l’abusivismo edilizio: è questo il Pd!”.

Panero getta poi lo sguardo fuori dall’Italia e coglie spunti anche nella figura di papa Bergoglio.

“In tutta Europa – argomenta - sono nati movimenti radicali di sinistra che contestano alla radice lo stato delle cose e le politiche di centrosinistra degli ultimi vent’anni, rigettano il dominio della finanza sulla politica e rivendicano il diritto di governare puntando al “pieno sviluppo della persona umana” e non obbedendo al mercato. Tutti partiti meno “a sinistra” di papa Francesco, sia chiaro. Manca quasi solo l’Italia.

La riflessione non poteva trascurare l’imminente scadenza elettorale: “Alle prossime elezioni ci saranno tre, diverse, destre: quella padrona del marchio, i 5stelle di Di Maio e il Pd di Renzi. Una sinistra che voglia rovesciare il tavolo dello stato delle cose non può allearsi con nessuna delle tre.

Si può decidere di rivolgersi solo al 50% che vota, o decidersi finalmente a parlare all’altra metà del Paese, con un linguaggio nuovo e radicale. È la metà riemersa il 4 dicembre, determinando la vittoria del No, laddove i flussi elettorali dimostrano che l’85% dei votanti Pd ha scelto il Sì.

Siamo, dunque, a una scelta di campo. Pisapia ha detto che sarà al fianco del Pd, mentre MdP deve ancora decidere: tutti gli altri vogliono un quarto polo. Se ci si divide tra chi vuole lasciare tutto così com’è, e chi vuole invertire la rotta non è uno scandalo, è onestà intellettuale. Lo scandalo – afferma con convinzione - è non averlo fatto prima”.

Panero richiama nella sua analisi il “caso Cuneo”, portandolo ad esempio, dove nella recente consultazione amministrativa la formazione dei “Beni Comuni”, che aveva come candidato sindaco Nello Fierro, ha ottenuto una lusinghiera affermazione.

“Nella mia città, Cuneo, le lotte sociali, le vertenze locali, la radicalità e l’intransigenza portate avanti in questi anni – osserva - hanno dato vita ad una soggettività politica e sociale, nata dal basso, proprio da queste esperienze, che ha avuto un risultato straordinario, intorno al 10%, in una città da sempre moderata. Se una cosa funziona a Cuneo – conclude - non vedo perché non possa funzionare nel resto d’Italia”.

GpT

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