Alle prime luci dell’alba del 30 marzo 2016, una malattia si portava via Gianmaria Testa: poeta della canzone d’autore, uomo di sostanza, capace di raccontare storie con quella sua schiettezza da musicista essenziale.
In quel suo lavoro normale da capostazione a Cuneo, di volti ne ha visti passare tanti e a volte li ha raccontati nei suoi viaggi e avventure malinconiche piene di sentimento e umanità.
Dopo il doppio successo al festival della canzone d’autore di Recanati nel ’93 e ‘94, la sua musica e la sua poesia conquistarono la Francia con il concerto all’Olympia di Parigi nel ’97.
Nato a Cavallermaggiore, nella frazione Madonna del Pilone, nell’ottobre del 1958 in una famiglia di agricoltori, Gianmaria alla musica era arrivato tardi e non di certo grazie alla discografia italiana che lo scoprì solo dopo i trionfi francesi.
E’ stato uno dei primi a raccontare con i suoi testi il tema delle nuove migrazioni.
Con l’album “Da questa parte del mare” del 2006, raccontò i popoli in fuga e il senso di sradicamento a qualsiasi latitudine.
Il suo impegno era quello di un uomo che non aveva mai perso i punti di riferimento della dignità civile, il valore del lavoro, il rispetto per gli altri, soprattutto per quelli che vanno a cercare fortuna dove possono.
Lo scrittore Erri De Luca con il quale collaborò, lo definì “un uomo a vapore, una locomotiva d’altro secolo”.
Don Ciotti nell’ultimo saluto a Gianmaria Testa, tributato nella cattedrale di Alba disse: “con le sue canzoni ci ha aiutati a restare umani, difendendo la dignità degli ultimi prestando la sua voce ai poveri cristi”.