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Politica | 26 dicembre 2018, 16:46

Alberto Cirio in bilico tra Torino e Bruxelles

I destini del centrodestra piemontese passano attraverso le scelte dell’europarlamentare albese, ma i suoi desiderata devono fare i conti con una situazione politica aggrovigliata. La strada per il ritorno in Europa si è fatta stretta e quella della Regione è lastricata di insidie. La “sua” Alba, nel frattempo, può attendere

Alberto Cirio in bilico tra Torino e Bruxelles

Finchè non sarà stata chiarita l’alleanza tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che allo stato dell’arte resta in fieri, e fino a quando Alberto Cirio non avrà trovato la sua collocazione, sarà impossibile definire sia il quadro del centrodestra in Regione che quello delle amministrative nel Cuneese.

E’ questo il tormentone della politica, all’inizio del 2019, anno in cui si tornerà alle urne per le elezioni europee, regionali e amministrative in 180 Comuni della provincia Granda.

Da Forza Italia continuano a mostrarsi certi che alla fine il candidato presidente da contrapporre a Sergio Chiamparino sarà Cirio.

L’interessato si guarda bene dallo smentire, ma nel frattempo continua a sfogliare la sua margherita fatta di due petali: Bruxelles e Torino, senza peraltro riuscire a venirne a capo.

Un anno fa, di questi tempi, l’eurodeputato albese aveva ben chiari i suoi piani: farsi eleggere a Palazzo Madama, avendo in questo modo a disposizione un terzo petalo, o “paracadute” che dir si voglia.

La candidatura al Senato negata da Arcore ha però stravolto i suoi piani, così come il risultato elettorale del 4 marzo che ha premiato oltre ogni aspettativa la Lega a scapito di Forza Italia.

A complicare le cose, la nascita del governo giallo-verde, i rapporti sempre più difficili – come ha evidenziato il recente dibattito parlamentare sulla Legge Finanziaria – tra il partito di Silvio Berlusconi e quello di Matteo Salvini.

I leghisti cuneesi stanno propalando la notizia, non è ben chiaro sulla base di quali elementi, che nel futuro dell’europarlamentare forzista possa esserci un ruolo da Commissario Europeo all’ Agricoltura, lasciando con ciò intendere che la candidatura alla presidenza della Regione non è per nulla scontata.

Non che l’interessato disprezzi un incarico di questa portata, ci mancherebbe!

Ma è sufficientemente accorto da aver capito che la strada per il ritorno a Bruxelles è diventata stretta, quasi un sentiero per di più lastricato di tanti ostacoli, nonostante – in conseguenza della Brexit – il numero degli eurodeputati italiani venga incrementato di 14 unità.

Forza Italia, che già nel 2014 non aveva fatto faville, oggi è ancor più in difficoltà e la rielezione, proprio per questa ragione, non è affatto scontata.

Cirio resta comunque uno dei politici piemontesi ad avere il più vasto consenso individuale. Ma basterà questo elemento se il suo partito arranca?

Cinque anni fa l’aveva spuntata con 35.397 preferenze, risultando uno dei cinque eurodeputati piemontesi eletti in prima battuta nella tornata del 26 maggio 2014. Insieme a lui due colleghi Pd: Mercedes Bresso e Daniele Viotti, uno dei 5 Stelle: Tiziana Beghin e lo storico esponente della Lega Mario Borghezio.

L’elezione, tuttavia, era rimasta in bilico fino all’ultimo.

All'alba del 27 maggio 2014 gli mancavano 80 preferenze per scavalcare Stefano Maullu, forte collega di partito della Lombardia, e aggiudicarsi così il terzo e ultimo seggio europeo destinato a Forza Italia nel Nord-Ovest.

Poi era arrivato il colpo di scena, da lui stesso raccontato alla collega Cinzia Gatti di Torinoggi: “Erano le 6.30 e un mio collaboratore si è accorto che non erano ancora stati registrati i voti di Priocca d'Alba: ho chiamato il sindaco per chiedergli quante preferenze avevo preso e mi ha detto che erano 161. Poi si sono aggiunti i conteggi di Canelli e Tortona e alla fine sono passato avanti di circa 500 voti. Battendo pure Iva Zanicchi”.

Priocca è rimasta un’icona nella sua memoria e quando ha dovuto scegliere, obtorto collo, un suo sostituto al seggio senatoriale che aveva immaginato per sé, ha fatto di tutto perché la candidatura fosse assegnata proprio al sindaco di quel Comune, Marco Perosino, che infatti, senza soverchie fatiche, ha potuto indossare un insperato laticlavio.

Se si esclude Raffele Costa, eletto a Bruxelles nel 1999, prima di Cirio la Granda non aveva mai avuto propri rappresentanti in sede europea.

Il destino di Cirio è in parte nelle sue mani, in parte in quelle di Berlusconi (che gli ha comunque recentemente rinnovato la fiducia), ma in larga parte in quelle di Matteo Salvini.

La “sua” Città delle Torri, nel frattempo, può attendere.

Giampaolo Testa

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