Una Messa in ricordo dei militari caduti

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mercoledì 02 Maggio 2018 - 08:04

E' stata celebrata presso la Chiesa di San Camillo de Lellis, patrono della Sanità Militare

Organizzata dalla Sezione di Messina dell’Associazione Nazionale della Sanità Militare Italiana (ANSMI), presieduta da Angelo Petrungaro, nella chiesa “Santuario del Carmine” di Messina, si è svolta la Santa Messa, celebrata dal Parroco don Gianfranco Centorrino, in onore dei Caduti per l’onore della Patria e di San Camillo patrono della Sanità Militare.

Petrungaro, nel ringraziare gli intervenuti, ha ricordato non solo il sacrificio dei numerosi Caduti della Sanità Militare come il giovanissimo tenente Nelson Dalfiume per il quale l’opera del medico sul campo di battaglia era “luce nelle tenebre”, ma anche quello del poeta e cieco di guerra Carlo Borsani, Medaglia d’Oro al valor militare, che si prodigò in una missione di pace recandosi il 25 Aprile 1945 dall’Arcivescovo di Milano Cardinale Schuster, dove nel pomeriggio dello stesso giorno avvenne l’incontro fra Mussolini e Graziani.

Non solo, ma subirono la stessa sorte di morte anche le ausiliarie della RSI, come la studentessa, del 4° anno di Medicina presso l’Università di Roma, Antonietta De Simoni che rispose subito all’appello alla gioventù femminile da parte della RSI per l’assistenza alle proprie FF.AA., arruolandosi fra le Ausiliarie. A coloro che, intuendo i pericoli cui sarebbe potuta andare incontro, volevano indurla a ritirarsi, così rispose: “Un’ausiliaria non abbandona il suo posto nel momento del pericolo; resta al fianco dei suoi camerati”. Dopo il 25 Aprile, interi reparti delle ausiliarie sono scomparsi e delle loro componenti non si è saputo più nulla: è accaduto alle Ausiliarie dei Comandi di Tappa della “X MAS” di Pola, Fiume, Zara, cadute in mano dei partigiani di Tito.

Petrungaro ha ricordato anche la figura di Don Tullio Calcagno, "laureato in Diritto Canonico, nei Patti Lateranensi, vide più gli aspetti giuridici che quelli religiosi essendo del tutto estraneo al fascismo, al quale aderì dopo lunga meditazione proprio su quel documento voluto dal duce. Di temperamento impetuoso, a causa della propaganda che egli faceva della fedeltà alla Patria, dall’armistizio dell’8 settembre 1943, nonché della fedeltà all’alleato tedesco, venne inviso all’autorità ecclesiastica che in un primo tempo lo sospese a divinis – sospensione da lui costantemente disattesa – e in seguito con Decreto del 24 Marzo 1945 gli inflisse la scomunica, dal sacerdote sempre rispettata. Si rifugiò a Crema dove venne arrestato e condotto nel locale carcere, da dove però verrà prelevato, condotto a Milano e rinchiuso nelle carceri del Palazzo di Giustizia. Fu proprio qui che incontrò il poeta e cieco di guerra Carlo Borsani, direttore del giornale Repubblica Fascista. Entrambi furono fucilati. Per don Calcagno la Patria non era “dove si sta bene” di manzoniana memoria riferita a don Abbondio, ma l’Italia dell’onore, della lealtà e della fedeltà alla bandiera immacolata sulla quale stava scritto: Italia, Repubblica, Socializzazione, come si leggeva nel suo giornale Crociata Italica".

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