Riccardo Bisti
27 October 2017

Safin scatenato: “Non voglio parlare con idioti”

Torna a far parlare di sé Marat Safin: in una delle rare interviste post-ritiro, racconta perché è entrato in politica e come mai ha abbandonato il suo ruolo. Ne ha per tutti: un tennis “noioso e poco interessante” e i giornalisti “idioti” che in Russia vogliono solo cercare lo scoop. “E allora perché dovrei rilasciare interviste?”

Una bella intervista, con domande sincere e risposte altrettanto vere. Una delle poche concesse da Marat Safin. Otto anni fa, di questi tempi, il russo perdeva contro Juan Martin Del Potro a Parigi Bercy e lasciava il tennis ad appena 29 anni. Da allora è quasi sparito dai radar tennistici, pur rimanendo un personaggio molto popolare. Si è buttato in politica, è entrato nel Parlamento russo è ci è rimasto per sei anni. Ma adesso, il bel Marat ha rinunciato all'incarico. E non ne vuole altri. Intervistato da Andrej Bucko, direttore esecutivo di SBS (la TV di stato australiana), Marat non le ha mandate a dire. Il tennis rappresenta il passato e nelle sue parole non c'è spazio per romanticismi o nostalgie. È contento di esserne fuori e la sua partecipazione alle Finals dell'ATP Champions Tour, presso la Royal Albert Hall di Londra, sarà un semplice diversivo. “Sono entrato in politica perché ero giovane e inesperto, e alcune persone molto abili mi hanno convinto – racconta Safin – però non sono pentito: ho usato la mia laurea in legge e ho imparato molto. Fare un'esperienza del genere, nella politica ad alti livelli di un Paese come la Russia, è stato eccezionale. Io sono musulmano e praticante, ma mi sono dovuto occupare d 280 gruppi religiosi e organizzazioni di vario tipo. In Russia c'è spazio per tutte le religioni”.

LE BUGIE DEI GIORNALISTI
Ma adesso basta: fedele al suo personaggio, oggi vuole più tempo per sé e godersi la vita. “Era troppo per me, non avevo tempo per fare niente. Io voglio uscire, incontrare gli amici, godermi la vita. Inoltre sono entrato nella Hall of Fame di Newport, primo russo di sempre. È un onore che dà grandi responsabilità, allora ho lasciato tutti gli incarichi, sia politici che sportivi”. E pensare che il presidente della DUMA (il Parlamento russo) Viacheslav Volodin gli ha offerto un ruolo di consigliere in ambito sportivo. Lui ha rifiutato: al massimo darà un parere ogni tanto, ma non ci sarà nulla di ufficiale. “Non vedo l'ora di condurre una vita rilassata”. Marat era un tipo simpatico, istrionico e divertente. Però non le ha mai mandate a dire, e continua a farlo. Ad esempio, ce l'ha con i media del suo paese. Qualcuno aveva scritto che volesse diventare presidente al posto di Putin, definendosi “più giovane e bello di lui”. “Vorrei sapere chi ha detto queste cose. Sono tutte bugie: l'unica cosa vera è che ho detto di essere più giovane rispetto agli altri componenti della DUMA. I giornalisti inventano storie: il 90% di quello che trovate su di me in rete sono miti, bugie e fabbricazioni”. In questo momento, Marat ha alcune piccole imprese e segue qualche progetto di business, ma non ha ancora deciso cosa fare. Può permetterselo, visto che il tennis gli ha garantito una certa stabilità economica. “Ho ricevuto alcune offerte, anche dal mondo del tennis, però voglio pensarci bene prima di fare un salto nel buio”. I Safin sono una famiglia leggendaria nella storia del tennis: lui e la sorella Dinara, entrambi cresciuti da mamma Rauza Islanova, sono stati la prima coppia di fratello e sorella a diventare numero 1 del mondo. “Ovviamente sono orgoglioso, ma poi che succede? Niente. Tutto questo non cambia niente nella mia vita, in quella di sorella o in quella di mia madre. Ok, mia mamma più essere celebrata, ma finisce qui. Quando vedo che si scrive di imprese di 20 o 100 anni fa mi viene da ridere. È tutto passato, noi viviamo il presente”.

“IL TENNIS NON MI MANCA”
Marat è abbastanza severo anche quando si parla di tennis. Dopo aver descritto l'attività di sua sorella (ha iniziato a fare la coach, prima a New York, adesso a Barcellona nell'accademia di Galo Blanco e Fernando Vicente. Ci sono Rublev, Khachanov e Kuznetsov: “E lei segue la giovane promessa Anhelika Kalinina"), racconta la sua visione attuale. “Non voglio fare niente con il tennis, né il coach, né il commentatore. Ogni tanto mi piace giocare per restare in forma, ma non lo seguo e non lo guardo in TV. Ho perso interesse, giocano tutti allo stesso modo e non vedo personalità come quelle di Federer o Nadal. Il tennis non mi manca”. Stessa storia per le interviste. “Scusate, a chi dovrei concederne? Io non mi fido di nessuno. Dovrei darle a idioti? In Russia non ci sono buoni giornalisti, scrivono di tutto e sono in cerca del sensazionalismo. Perché mai dovrei farmi intervistare?”. Unico in tutto, il buon Marat. Lo è stato sul campo da tennis, nel bene e nel male. Lo è stato fuori con la sua personalità e i suoi amorazzi, e lo è ancora oggi. In questo momento vuole pensare solo a se stesso, dopo aver chiuso una relazione di 6 anni. “Famiglia e figli? Non proprio. Ho avuto le mie possibilità, ma non è successo. Ho vissuto tutta la vita per gli altri, adesso vorrei pensare a me stesso”. Messaggio ricevuto. Ma qualche intervista in più come questa, onestamente, ci piacerebbe leggerla.

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