​Il mercoledì delle Ceneri: sobrietà, solidarietà, stile di vita, uguale a conversione​

Vangelo Strabico mer 14 febbraio 2018
Attualità di La Redazione
3min
Don Benito Giorgetta ©TermoliOnLine
Don Benito Giorgetta ©TermoliOnLine

TERMOLI. Come sempre in occasione delle giornate religiosi e delle ricorrenze più importanti proponiamo il Vangelo Strabico di don Benito Giorgetta.

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà»”.

Quaranta giorni ci separano dalla Pasqua. E’ un cammino, un pellegrinaggio, una proposta per sostanziare questi giorni di opere buone, di preghiera, di desiderio di ritorno a Dio. Ecco: ridonarci a Dio. Tuffarci nel suo cuore ricco di misericordia perché, riconciliati dal suo amore, possiamo vivere in pienezza la nostra condizione filiale e comunitaria.

Pellegrinaggio verso se stessi per arrivare a comprendere chi sono, dove vado, come vivo. Sono le domande fondamentali e risolutorie di ogni identità, di ogni cammino e di ogni esistenza. Il tempo da dedicare alla riflessione, all’ascolto, alla meditazione deve essere, per scelta, maggiore. Ma questo impone che otteniamo dei silenzi, degli spazi, degli atteggiamenti che favoriscano quest’opera d’ingegneria spirituale. Siamo frastornati da molti rumori, disturbati da tanti suoni, distratti da tanti richiami. Occorre spegnere i rumori umani e sintonizzarci sull’onda di Dio. Questo tempo liturgico ci offre l’occasione, anche attraverso penitenze e scelte particolari, di favorire questa dimensione, di ottenere lo scopo.

Pellegrinaggio verso Dio. Attratti dalla certezza del suo amore ci incamminiamo come il viandante verso la sorgente rigenerante e ritemprante. E’ un esodo dal peccato per approdare alla consolazione, all’abbondanza. Passare dalla schiavitù del peccato, del vizio, dell’indolenza alla libertà della grazia, della virtù, dell’intraprendenza. Quel Dio a cui diamo sempre minore spazio perché imbrigliati nei nostri quotidiani impegni, affanni, combattimenti, ha bisogno di essere accolto, ascoltato. Pellegrinare verso lui significa trovare, occasionare quegl’atteggiamenti che favoriscono l’incontro. Quando si va alla sorgente non si rimane mai delusi, l’acqua è limpida, trasparente, dissetante. Dobbiamo lasciare gli acquitrini e le pozzanghere di cui ci siamo, deludentemente, accontentati ma non dissetati, e, correre, pellegrinanti, alla sorgente. “Ha sete di te Signore l’anima mia” (Salmo 62, 2).

Pellegrinaggio verso gli altri, verso i fratelli, verso i più deboli e fragili. Avvicinarci a loro per consolare, accogliere il disagio, condividerlo, farlo nostro. E’ necessario anche in questa sensibilità occasionare spazi e situazioni che ci donino agl’altri, che ci permettano di leggere nella vita e nelle situazioni di chi ci vive accanto per soccorrere, aiutare. Manifestare sollecitudine, compassione fino a compromettersi per donare conforto, sostegno. Sobrietà, solidarietà, stile di vita contribuiscono a determinare la conversione che è la scelta più esaltante del cristiano nel pellegrinaggio quaresimale.

Come ogni pellegrino, nel suo cammino, vive di precarietà ed essenzialità e mette nella sua bisaccia il minimo necessario, così anche chi inizia il pellegrinaggio quaresimale deve progettare di saziarsi di essenziale attraverso la sobrietà dell’uso dei beni e deve mettere nella sua bisaccia il desiderio e lo sforzo di digiunare, pregare e fare penitenza. Chinare il capo per ricevere l’austero segno delle ceneri significa chinare il capo dinanzi alla sovranità di Dio.

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