Scossa durata poco per fortuna, ma nel 1456 Acquaviva venne rasa al suolo
ACQUAVIVA COLLECROCE. "Sarà durata 15 secondi". "No, 10 secondi". "No, al massimo 7-8". Così Michele, Gennaro, Daniele. Al bar del corso di Acquaviva Collecroce, ragazzi e adulti commentano la scossa di 4.2, ma per capire quello che hanno detto bisogna chiedere loro di parlare in italiano, perché ad Acquaviva si parla croato. Nel 1456 il più forte terremoto della storia italiana, 7.1 che colpì il Matese e l'Irpinia, distrusse completamente anche il basso Molise e Acquaviva Collecroce.
Contemporaneamente i turchi invadevano la Dalmazia e un nutrito gruppo di Dalmati arrivò nel basso Molise per ripopolare le terre distrutte dal sisma. È questa la storia di Acquaviva, Montemitro e San Felice, i tre centri Italo croati bilingue del Molise. La scossa di terremoto delle 11.48 con epicentro ad Acquaviva, ha colpito questa storica enclave di italiani di origine croata che ancora oggi parlano un dialetto che trova le sue radici nel '500. A casa ancora oggi le madri e i padri si rivolgono ai figli in un particolare dialetto, un croato con accento molisano, ma che per la Croazia è un tesoro etnografico. Acquaviva si sente la capitale morale di questa etnia e con i suoi 400 abitanti è un nucleo di resistenza linguistica e culturale. I cartelli delle strade sono in italiano e croato. Orgogliosi delle loro radici croate, il primo maggio festeggiano Maja, un pupazzo di legno ricoperto di fiori che gira per il paese per augurare il buon raccolto.
Le radici non si sono mai spezzate tanto che il nuovo ambasciatore croato Jasen Mesic ha subito chiamato il sindaco e le Pro loco del posto per assicurare massima vicinanza della Repubblica Croata ai cittadini di Acquaviva e vicinanza morale. Molti croati d'estate vengono ad Acquaviva, Montemitro e San Felice per parlare in questo antico dialetto che nella storia delle migrazioni ha pochi casi. "Dopo il movimento sussultorio c'è stato un boato. E ora siamo nelle mani della natura, perché qui i terremoti non ci sono mai stati; la prendiamo come viene, non sappiamo neanche se preoccuparci più di tanto", raccontano in croato dopo la scossa di questo 25 aprile 2018.