Tre corazzate e un outsider, mezzogiorno di fuoco alla Corte d'Appello
TERMOLI. Tre corazzate e un outsider. E’ questa la concorrenza politica che il prossimo 22 aprile si giocherà alle urne la guida della Regione Molise.
Ritiratisi dalla corsa per motivi diversi Michele Marone e Roberto Ruta, ceduto il passo da Paolo Frattura a vantaggio di Carlo Veneziale, sono rimasti in lizza Andrea Greco del Movimento 5 Stelle, Donato Toma del centrodestra e appunto l’attuale assessore alle Attività produttive del cosiddetto centrosinistra unito.
Toma e Veneziale prima di pensare a dare l’assalto alla portaerei pentastellata, che parte dal risultato straordinario ottenuto dai grillini lo scorso 4 marzo, devono ricompattare al meglio le proprie fila, anche perché pare che non ci sia davvero quell’ambizione sfrenata a colmarne le liste. Soprattutto nel centrosinistra, dopo la liquefazione di Molise 2.0, ma anche la rinuncia del Governatore uscente Frattura, la schiera di amministratori pronti a immolarsi si è scarnificata.
Rimane l’outsider, ossia Casapound, con la candidatura di Agostino Di Giacomo, che potrebbe sì sottrarre consenso di protesta al Movimento 5 Stelle, ma anche diventare attrattivo per la destra genuina.
A mezzogiorno, un mezzogiorno di fuoco, dalla Corte d’Appello se ne saprà di più. La solita folle marcia verso quella porta che si chiuderà inesorabilmente, con gli adempimenti da concludere in tempo utile pena clamorose esclusioni. Proprio le indecisioni e i ritardi di questa strana fase pre-elettorale potrebbero aumentarne esponenzialmente i rischi.
Una cosa è certa, non sarà più la madre di tutte le battaglie, ma più una resistenza. Come cambiano gli scenari politici.