Centrodestra e grillini ancora ai blocchi di partenza
LARINO. Gli osservatori pensano che, su al Colle, vedrebbero con favore un Governo Cdx-M5s, ritenendo puro “teatro” le attuali schermaglie tra Di Maio e Salvini. Però, a questa ipotesi, rimane affiancata la convinzione che, prima di formare un Esecutivo, di sicuro occorrerà attendere i risultati delle prossime elezioni regionali (Friuli-Venezia Giulia e Molise).
A questo punto il lettore si domanderà cosa c’entrino le sorti dei Presidenti di due regioni, neppure tanto grandi (che coinvolgono il 2,5% degli elettori), con la necessità di dovere scegliere chi dovrà vedersi conferire l’incarico per formare il Governo post-Gentiloni. Il fatto è che queste piccole vicende c’entrano (e come!), visto che si tratta del primo ‘test’ che interviene subito dopo il voto politico del 4 marzo; e che, poco più tardi (a giugno), ce ne sarà un secondo per le ‘comunali’. In effetti il 10 giugno si torna a votare negli enti locali territoriali (compresi quelli molisani) e saranno chiamati alle urne i cittadini di 797 Comunità (oltre 7 milioni di elettori) per spazzare via la polvere accumulatasi in tanti Palazzi, grazie a certi amministratori. In vista di questi eventi, i sondaggisti si sono attivati per cercare di capire quali mutamenti nella coscienza collettiva abbiano prodotto i risultati del voto parlamentare. Secondo l'Index Research, ove si dovesse rivotare, la Lega (14%) lieviterebbe al 23,5%; Forza Italia (14%) scenderebbe al 10,9; Fratelli d'Italia passerebbe dal 4,4 al 3,3; l’M5S (32,7) vedrebbe crescere i suoi voti al 34,9. Il Pd, dal 18,7, scenderebbe al 17,5 mentre Leu è dato in via di dissolvimento (dal 3,4 al 2,1). Un altro sondaggio (Viacom-Mtv), limitandosi alle preferenze dei giovani tra i 18 e i 34 anni, conclude che questi ultimi rifiutano i partiti tradizionali e che, molto più che dalla Lega (13,54), sono attratti dall’M5S (35,89). In buona sostanza le urne friulane, molisane e quelle di una certa quota di Comuni potrebbero confermare se sia nato un nuovo bipolarismo o se, al contrario, gli elettori stiano pensando di rivedere le precedenti posizioni.
Come si è detto, le prime previsioni – sia pure non unanimemente – mostrerebbero la tendenza ad una ulteriore polarizzazione dell’elettorato che continuerebbe a preferire i nuovi collegamenti politici (34-35% per l’M5s, 20-23 per i leghisti), delineando un orizzonte politico inedito che mostrerebbe le terga delle figure di un tempo (Berlusconi, D’Alema, Prodi e Veltroni) che prendono ad allontanarsi sino a superare la linea dell’orizzonte. Ma, nonostante tutto, rimane la domanda di fondo: è bene fidarsi dei sondaggi o sarebbe meglio attendere i risultati dei mesi a venire per avere certezza in ordine alla sfida innescatasi? Quest’ultima vedrà la partecipazione di due soli contendenti oppure vicende nuove interverrebbero a mostrare i lineamenti di altri? Ed ecco spiegati i motivi dell’attuale ‘pace armata’. Salvini ribadisce che il dialogo si farà ma che la base della discussione è il programma di Centrodestra (abolizione della legge Fornero, calo delle tasse e blocco dell'immigrazione). Sul reddito di cittadinanza apre a Di Maio, ma fissa i paletti (dev’essere a tempo e limitato ad aiutare chi sta cercando lavoro e non chi intenda solo farsi assistere). Per i 5s l'unico premier è Di Maio, incoronato dal 32% dei consensi; ma Salvini replica che “il Centrodestra ha vinto e che la Lega è il primo partito di questa coalizione”. Infine il vice-Presidente della Camera Rosato mostra di avere ben compreso che – nel Pd – c’è chi vorrebbe che i ‘dem’ giocassero un ruolo più attivo (Franceschini) e chi mai offrirebbe un sostegno ad un Governo Lega-Cinquestelle (Marcucci). Altre figure (Berlusconi) provano a tornare in campo (riabilitazione), sempre che decadano gli effetti della Legge Severino che, all'art. 15, sancisce la non-candidabilità al Parlamento per i sei anni successivi ad una condanna definitiva. Infine c’è chi non confida nel voto amministrativo di giugno: “L’estate ci danneggia, sfavorendo la partecipazione”, vaticina Giorgia Meloni, mentre una ulteriore affermazione del Centrodestra potrebbe costituire, anche per Mattarella, un segnale di cambiamento.
Claudio de Luca