LUGANO – “Li porto fino a Lugano, è meno rischioso”. 700 franchi per passare il confine illegalmente, dopo un viaggio dal Kosovo che ne era già costati 6'000. Un guadagno “facile”, per il kosovaro residente a Maroggia e la compagna siciliana, fermati ieri nel corso di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Anzi, c’era anche la possibilità di farli fermare nell’albergo dell’uomo, probabilmente in Argovia.
Nel businnes sono entrati dopo che colui che gestiva le due bande scoperte nell’inchiesta erano stati fermati al confine, dopo il famoso fermo di Ponte Cremenaga. Un favore a un amico che si stava trasformando in un possibile businnes, se non fosse che la Giustizia li ha fermati prima.
Ma l’inchiesta ha diversi tentacoli, e quella del trasporto di clandestini è solo una parte. Infatti, il faldone di pagine raccolto dagli inquirenti è cospicuo e ricostruisce una formazione a piramide.
Le bande, appunto, sono due. A capo di entrambe c’è A.R., 37 anni, che controlla tutto dal Kosovo. Da lì, due gruppi. Uno è comandato da F.L., anch’egli kosovaro e residente a Palermo: la sua è chiamata “banda del Sud”. Era proprio lui a essere tenuto d’occhio dalla Polizia, e l’inchiesta è scaturita da lì. L’uomo, sembrerebbe aver venduto armi alla mafia locale e al gruppo estremista Nuovo UCK (vicino a posizioni jihadiste, per gli inquirenti) ed avrebbe anche tentato di portare nel nostro Paese, dall’Italia, dei diamanti, provenienti da furti e rapine.
L’altra banda, chiamata “banda del Nord”, era invece gestita dal fratello del “boss” A.R. un certo D.R, di 33 anni, residente in provincia di Sondrio. Era questo ramo a occuparsi dei clandestini, e dunque ad avere legami “diretti” col Ticino. La più pericolosa è l’altra banda, i due di Maroggia non parrebbero avere avuto a che fare. Si occupavano, prima per caso, poi per scelta, di aiutare immigrati a entrare in Svizzera. Probabil,mente, l’inchiesta potrà dire altro: ovvero, c’è qualche legame col caso passaporti falsi?