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Dall'archivio:

Marco Osnato (FDI) assolto dopo 7 anni. Ma il fango resta

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

L’ennesimo caso di un processo contro un esponente politico strumentalizzato da certi media e da avversari di partito. Ma la lezione servirà a poco, anche questa volta

 

MILANO – Conoscemmo Marco Osnato 20 anni fa, da giovane appassionato militante della destra politica, e perciò eravamo certi della sua estraneità alle accuse mosse contro di lui nella veste di dirigente dell’Aler. Peccato siano passati 7 anni, ripetiamo 7 anni, prima che l’attuale dirigente di Fdi-An e consigliere di Città Metropolitana fosse assolto da tutte le accuse.  La sentenza è stata pronunciata ieri in Corte d’Appello.

“Sono passati quasi sette anni da quando per me è cominciato un vero e proprio stillicidio che finalmente oggi si conclude nel migliore dei modi”: così dice Osnato, ex capogruppo di Fratelli d’Italia-An in Comune, finito nel 2011 in un’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione di appalti Aler che aveva coinvolto anche l’allora assessore regionale e suocero di Osnato, ossia Romano La Russa. Nel periodo oggetto di indagine Marco Osnato ricopriva la carica di direttore dell’area gestionale dell’Azienda lombarda di edilizia residenziale.

 “Ho sempre sostenuto che nel mio operare all’interno dell’Aler, azienda che ho sempre rispettato quasi come una famiglia, ho agito sempre ispirandomi responsabilmente al principio di correttezza e di evidenza pubblica anche quando mettevo in atto direttive impartite da altri. Per me oggi tuttavia la vita non cambia molto, perché in questi anni ho sentito sempre l’affetto dei miei ex colleghi, degli inquilini delle case popolari, della mia comunità politica e di non pochi avversarsi politici corretti». L’ex consigliere sottolinea da una parte i molti anni trascorsi dall’inizio della sua vicenda giudiziaria, dall’altra la strumentalizzazione politica che in molti ne hanno fatto in questi anni. Oltre al fatto che il suo contratto di lavoro all’Aler una volta scaduto non venne rinnovato: «E di ciò – spiega – sono tuttora molto dispiaciuto. Perché amavo quell’azienda e perché con i miei colleghi stavo facendo un buon lavoro in particolare nella lotta alle occupazioni abusive».

Poi la stoccata ad alcuni avversari politici: «Nella scorsa campagna elettorale – continua Osnato – hanno voluto utilizzare in modo subdolo questa vicenda. In primis il sindaco Sala che evidentemente mi aveva scelto come capro espiatorio dei danni fatti invece dalla sinistra milanese nei quartieri popolari, seguito da una schiera di maggiordomi imbarazzanti…». Conclude il politico: «Ho appreso in questi anni fantasiose ricostruzioni delle mie vicende da molti, non tutti, giornali e blog. Oggi spero che quelle persone possano riflettere molto sul ruolo che svolgono, almeno tanto quanto ho riflettuto io in questi sette anni». Marco Osnato era stato accusato dalla Procura di finanziamento illecito ai partiti e turbativa d’asta. Per la prima ipotesi di reato era stato prosciolto dal gup nel 2013 (e Romano La Russa assolto). Per la seconda è stato condannato in primo grado nel 2015 a sei mesi di reclusione e, appunto, assolto ieri in Appello.

Lo schema, ormai, lo conosciamo bene. Indagine, uso distorto delle accuse da parte di certa stampa (e certa politica), assoluzione (non sempre, certo) e se va bene due righe confinate nelle cronache interne. Con taglio basso. Sperare che questo sistema malato possa cambiare, ad oggi,  è quanto meno utopico. 

Ma siamo contenti, almeno questo concedetecelo, che a Marco Osnato sia stata restituita la cosa che più conta: l’onore.

F.P.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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