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12/11/2017 06:00:00

Mafia, facciamo il punto sul processo ai presunti “postini” di Messina Denaro e "Ermes 2"

Si sta svolgendo davanti al Tribunale di Marsala, il processo a carico dei “postini” del boss castelvetranese Matteo Messina Denaro. Il procedimento è quello scaturito dall’operazione antimafia “Ermes” del 3 agosto 2015, che aveva tra i principali imputati il boss mazarese Vito Gondola che è morto, all’età di 79 anni, lo scorso luglio all’ospedale di Castelvetrano, dove era ricoverato a causa di una grave malattia.

L’altro è, invece, il processo “abbreviato”, davanti al gup di Palermo Maria Cristina Sala scaturito dalla seconda fase della stessa operazione “Ermes 2” del 20 dicembre 2016 e che ha portato all’arresto, tra gli altri, dei mazaresi Epifanio Agate, 44 anni, figlio del defunto boss mafioso Mariano Agate, dei fratelli Carlo Antonio e Giuseppe Loretta, di 51 e 37 anni, e di Angelo Castelli, di 72.

A Marsala i pm della Dda di Palermo Carlo Marzella e Gianluca De Leo nel corso dell’ultima udienza hanno chiesto la condanna a 16 anni per Sergio Giglio, 47 anni, allevatore, pregiudicato, di Salemi. Undici anni, invece, sono stati chiesti per Ugo Di Leonardo, 75 anni, incensurato, ex geometra del Comune di Santa Ninfa.

Quattro anni la richiesta per Leonardo Agueci, di 29, ragioniere, di Gibellina, anch’egli incensurato, e tre anni, infine, per Giovanni Mattarella, di 51, commerciante, genero del boss Gondola. Nel corso dell’ultima udienza è stato ascoltato il colonnello della Guardia di Finanza Rocco Lo Pane, il quale, ha detto dell’imputato Sergio Giglio che si era posto “come referente o interlocutore in vicende mafiose relative ad estorsioni”, e tra queste quella per la vendita di un terreno a Partanna. “Giglio era la persona, - ha confermato Lo Pane -,  che doveva convincere le persone a pagare”. Per la difesa gli incontri tra Gondola, Giglio, Michele Gucciardi, considerato il capomafia di Salemi e Michele Terranova non avvenivano per smistare i “pizzini” a Messina Denaro ma per un’importante trattativa per la vendita di un gregge di pecore venduto a Gondola da un allevatore di Castellammare del Golfo.

ERMES 2 - Per quanto riguarda il processo Ermes 2, i pm della Dda Gianluca De Leo e Giacomo Brandini per i 13 imputati hanno fatto richiesta per complessivi 40 anni di carcere. Epifanio Agate è accusato di intestazione fittizia di beni ad altre persone delle quote delle società “My Land” e “Fishmar”. Anche a Carlo e Giuseppe Loretta si attribuisce l’intestazione fittizia di beni per “Mestra” e “Medioambiente” oltre che il reato di associazione mafiosa. Angelo Castelli deve rispondere di favoreggiamento a Cosa Nostra.

Ma vediamo quali sono le richieste fatte dai pm nel corso della requisitoria finale. La pena più pesante (14 anni di carcere) per Carlo Antonio Loretta, mentre 7 anni e 4 mesi ciascuno sono stati chiesti per Epifanio Agate e Giuseppe Loretta. Due anni di reclusione sono stati chiesti per Angelo Castelli, nonché per Rachele Francaviglia, moglie di Epifanio Agate, che insieme a Nicolò Passalacqua e alla russa Nataliya Ostashko era intestataria della “Fishmar”.

Per Passalacqua è stato chiesto un anno e 4 mesi, per la Ostashko invece 10 mesi. E due anni di reclusione è stata la richiesta anche per Grazia Maria Vassallo e Vita Anna Pellegrino, anche loro accusate di intestazione fittizia. Sempre per lo stesso reato, un anno e mezzo ciascuno è stato chiesto per Andrea Alessandrino e Paola Bonomo, dipendenti della “Mestra”, accusati di attribuzione fittizia di beni. E un anno e mezzo è stato chiesto anche per il castelvetranese Filippo Siragusa, giornalista, ex portavoce del deputato regionale Mimmo Turano durante la presidenza alla Provincia di Trapani ed ex collaboratore del Giornale di Sicilia, accusato di essere un “prestanome” dei Loretta nella società “Medioambiente”. Dieci mesi, infine, è stata la richiesta per Francesco Mangiaracina, marito di Nataliya Ostashko e cognato dell’ex capomafia mazarese, poi pentitosi, Vincenzo Sinacori.


 



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