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Viterbo - Consiglio comunale - Scontro in aula tra i consiglieri De Dominicis (M5s) e Troili (Pd)

“Una vergogna il rinvio della cittadinanza onoraria al giudice Di Matteo”

di Daniele Camilli
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Il magistrato Nino Di Matteo

Il magistrato Nino Di Matteo

Gianluca De Dominicis

Gianluca De Dominicis

Arduino Troili

Arduino Troili

Viterbo – Cittadinanza onoraria al magistrato Nino Di Matteo, ennesimo rinvio da parte del consiglio comunale di Viterbo che boccia ancora una volta la richiesta del consigliere del Movimento 5 Stelle, Gianluca De Dominicis, di discutere in aula la proposta. Scontro in aula tra De Dominicis e il consigliere Arduino Troili del Partito democratico.

“Sono due anni e mezzo – ha detto De Dominicis – che la nostra proposta è ferma in consiglio. È una vergogna”.

“Chi è Di Matteo? – ha detto invece Troili scatenando la furia del consigliere pentastellato – So solo che potrebbe essere un possibile ministro in caso di vittoria del Movimento 5 stelle alle prossime elezioni”.

“Mi vergogno di quello che hai detto”, ha ribadito De Dominicis. “Stai zitto!”, ha rilanciato Troili.

Nino Di Matteo è un magistrato italiano, dal 2012 presidente dell’associazione nazionale magistrati di Palermo e dal 1993 sotto scorta a causa della sua attività. Nel corso della sua carriera si è più volte occupato dei rapporti tra cosa nostra ed esponenti delle istituzioni. Attualmente impegnato nel processo riguardante la trattativa Stato-mafia.

Ed è proprio nel corso del processo che è stata resa pubblica la minaccia di morte del boss Totò Riina, intercettata dalla magistratura: “A questo ci devo far fare la stessa fine degli altri”, disse Riina nel 2013. In seguito alle minacce Di Matteo è stato sottoposto a eccezionali misure di sicurezza, elevando il grado di protezione al massimo livello.

“Abbiamo proposto la cittadinanza onoraria – ha dichiarato De Dominicis – come atto di solidarietà e vicinanza da parte di tutta la cittadinanza di Viterbo. Cosa vogliamo aspettare prima di discuterla? Un’altra via d’Amelio?”, riferendosi all’attentato mafioso in cui il 19 luglio del 1992 persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i 5 agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Daniele Camilli


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19 ottobre, 2017

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