Roma – Mafia Capitale, Zingaretti rischia di essere indagato per falsa testimonianza.
Il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, potrebbe finire sotto indagine e insieme a lui altre 26 persone tra cui l’ex viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, e la deputata del Pd, Micaela Campana. La notizia lanciata dall’Ansa sta facendo il giro di tutti i quotidiani nazionali
Secondo i giudici della X sezione penale del tribunale di Roma – riporta sempre l’Ansa – ci sarebbe materia per un’accusa di falsa testimonianza per quanto affermato da Zingaretti e gli altri 26 durante il processo Mafia Capitale.
I verbali sono stati trasmessi il 16 ottobre scorso al procuratore di Roma Giuseppe Pignatone che dovrà decidere se indagare Zingaretti e gli altri.
La testimonianza di Zingaretti riguarderebbe la presunta spartizione dell’appalto per il servizio Recup della Regione.
“Zingaretti – spiegano i magistrati della X sezione, secondo quanto riportato sempre dall’agenzia Ansa- ha reso testimonianza (richiesta dalla difesa di Buzzi) escludendo radicalmente e con indignazione qualunque contatto con chiunque (Gramazio, Venafro, Cionci, Forlenza, Marotta) per la gara Cup, di cui si sarebbe occupato solo a livello di indirizzo politico nella fase della programmazione. E tuttavia tali dichiarazioni non risultano convincenti alla luce dello stretto rapporto di amicizia di Zingaretti con Cionci (che peraltro avevano facili occasioni di incontro lavorando vicini) e del rapporto di assoluta fiducia tra Zingaretti e Venafro (per come affermato da Zingaretti), delle intercettazioni telefoniche sopra viste sui rapporti tra Buzzi, Forlenza e Cionci durante lo svoglimento della gara, del valore ingente della gara medesima, nonché delle dichiarazioni di Venafro e Scozzafava (di cui appresso) e della figura di Gramazio per come accertata in questo processo come politico corrotto: tutti elementi che appaiono supportare la ricostruzione dell’imputato Buzzi sulla vicenda e che danno adito al sospetto di una testimonianza falsa o reticente di Zingaretti”.
Si è detto sereno il governatore Zingaretti non appena appreso la notizia: “Sono assolutamente sereno sui fatti, ma amareggiato per quanto affermato dai giudici. Ho fatto della difesa della legalità la mia ragione di vita. Nella mia testimonianza ho riportato e riferito atti e conoscenze relative ad avvenimenti per i quali sono stato sotto indagine per oltre un anno. Indagini, nate a seguito delle dichiarazioni di Salvatore Buzzi, concluse con un’archiviazione richiesta dalla procura di Roma e accolta dal gip. Questi sono i fatti. Ora attendo nuovamente le decisioni che la procura di Roma riterrà di assumere”.
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