Viterbo – Pentito di camorra e rapinatore. Si è aperto ieri davanti al collegio il processo a Ignazio Salone, collaboratore di giustizia cresciuto all’ombra del Vesuvio e attualmente detenuto a Prato.
A Viterbo è alla sbarra con altri sei presunti componenti di una pericolosa banda di malviventi che, tra il 2004 e il 2010, avrebbe messo in ginocchio il litorale e la Maremma laziale, collezionando una cinquantina di colpi tra l’Alta Tuscia e altre province italiane.
Subito un problema, sollevato alla prima udienza dal difensore Matteo Moriggi. L’imputato, che non era in aula: “Vorrebbe prendere parte al processo – ha spiegato l’avvocato – ma non vuole soggiornare nel carcere di massima sicurezza di Mammagialla, dove ci sono i detenuti del 41 bis, perché, essendo un collaboratore di giustizia, teme per la propria incolumità”.
“Mi chiede che venga disposto il collegamento in videoconferenza col carcere di Prato, anche perchè alla prossima udienza vuole render spontanee dichiarazioni – ha proseguito il legale – oppure in alternativa di essere trasferito a Viterbo solo per il tempo dell’udienza e essere subito riportato a Prato”.
L’opzione mordi&fuggi, sulla carta, sembrerebbe l’unica praticabile, dal momento che il palazzo di giustizia del Riello, nonostante la presenza in città di un supercarcere, non è attrezzato per i collegamenti in videconferenza. Il tribunale ha tempo fino all’udienza del prossimo 2 maggio per decidere.
Accusati a vario titolo di incendio, furto con scasso, rapina, sequestro di persona, detenzione illecita di armi e associazione per delinquere, con Salone sono imputati Antonio Palomba, Gennaro Tucci Vitiello, Giovanni Meloni, Giuseppe Corrias, Daniele Luongo e Sceila Uccheddu.
Salone, Palomba e Tucci Vitiello, tutti e tre campani, sono tutti e tre reclusi per altra causa. Notevole lo spessore criminale di Palomba, che a un allevatore della provincia di Vercelli, nel 2010, avrebbe sottratto complessivamente 94 pappagalli pregiati per un valore commerciale di oltre 60 mila euro.
Salone, assieme ad alcuni parenti, è stato arrestato nel maggio 2005 dai carabinieri di Montalto di Castro e della compagnia di Tuscania, che stavano indagando su una raffica di rapine, furti, incendi di auto. Leggenda vuole che per liberarsi dei cani da guardia, li uccidesse a colpi di pistola. In Campania era un pregiudicato di “seconda fascia”, specializzato in furti in appartamenti.
Salone sarebbe diventato collaboratore di giustizia svelando i contatti tra il sodalizio criminale a gestione familiare e un’associazione camorristica radicata proprio a Montalto di Castro.
Oggi deve rispondere al tribunale di Viterbo anche di una rapina a mano armata commessa nell’ottobre 2004 ai danni di un supermercato di Montalto, per un bottino di 13mila euro in contanti.
Nel Viterbese si sarebbe distinto colpendo sul litorale e nella Maremma laziale, da Montalto di Castro a Tarquinia, Valentano, Tuscania, Canino, Grotte di Castro. In un’armeria sarebbe riuscito a rubare nottetempo qualcosa come 900 munizioni e 17 pistole Smith & Wesson, in un’altra occasione fitofarmaci per un valore di 180mila euro. A Montalto avrebbe incendiato auto a Montalto, a Tuscania avrebbe rubato 500 forme di formaggio da un caseificio.
Privo di scrupoli e senza pietà, la notte del 21 novembre 2004 avrebbe dato l’assalto alla canonica di Bondeno, un paese in provincia di Ferrara, legando e rapinando di 1500 euro il parroco dopo averlo brutalmente colpito e tenuto per ore sotto sequestro. Anche per questa rapina, come per altre commesse a Mantova e a Varese, è attualmente sotto processo a Viterbo, dove si sono riuniti tutti i procedimenti a suo carico.
Silvana Cortignani
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