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Viterbo - Ieri il vescovo Fumagalli al pranzo per i poveri organizzato dalla parrocchia di Villanova - Hanno partecipato oltre 140 persone - Don Germani: "La povertà a Viterbo è in aumento"

“Datemi un grembiule, devo servire…”

di Daniele Camilli

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Viterbo - Il vescovo Lino Fumagalli al pranzo per i poveri

Viterbo – Il vescovo Lino Fumagalli al pranzo per i poveri

Viterbo - Don Emanuele Germani

Viterbo – Don Emanuele Germani

Viterbo - Il pranzo per i poveri

Viterbo – Il pranzo per i poveri

Viterbo - La preghiera in lingue

Viterbo – La preghiera in lingue

Viterbo - La preghiera in lingue

Viterbo – La preghiera in lingue

Viterbo - Il pranzo per i poveri

Viterbo – Il pranzo per i poveri

Viterbo - Il vescovo Lino Fumagalli al pranzo per i poveri

Viterbo – Il vescovo Lino Fumagalli al pranzo per i poveri

Viterbo - Il pranzo per i poveri

Viterbo – Il pranzo per i poveri

Viterbo - Il vescovo Lino Fumagalli al pranzo per i poveri

Viterbo – Il vescovo Lino Fumagalli al pranzo per i poveri

Viterbo - I vigili del fuoco al pranzo per i poveri

Viterbo – I vigili del fuoco al pranzo per i poveri

Viterbo – “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”. Salmo 84. E’ il pranzo per i poveri, organizzato dalla parrocchia di Villanova guidata da don Emanuele Germani. Come ogni anno, da cinque anni a questa parte. Il 6 gennaio.

Multimedia: Il pranzo per i poveriVideo

Esattamente dal 2013, quando Papa Francesco investì tutto su solidarietà e riscoperta della carità come soccorso agli ultimi e agli esclusi. 

Oltre 140 le persone che hanno preso parte al pranzo. Di tutte le età e tutte le religioni. Vengono da Viterbo e dalla provincia. Ci sono anche molti bambini.

Al loro fianco anche il vescovo Lino Fumagalli che appena varcata la soglia della chiesa dei Santi Valentino e Ilario ha detto subito “datemi un grembiule, devo servire”. E lo ha fatto, mettendosi il grembiule rosso. Tavolo dopo tavolo. Una buona parola per tutti. Sedendosi poi alla tavola allestita in orizzontale davanti all’altare come quella degli apostoli “l’ultima cena” assieme a Gesù, che anche ieri ha assistito al pranzo. Sullo sfondo, crocifisso, non solo per salvare l’uomo dai suoi peccati ma anche per riscattare il povero dalle ingiustizie.

Prima ancora di iniziare, la preghiera in diverse lingue. “Aiutaci oh Dio – sta scritto nel testo recitato ieri – a superare le difficoltà e le sofferenze che incontriamo nella nostra vita quotidiana. Perdona la nostra poca speranza, i nostri egoismi, i nostri nazionalismi. Perdona la nostra indifferenza verso gli immigrati, uomini e donne, bambini e anziani, fa che possiamo offrire loro accoglienza e rifugio, attraverso scelte e gesti concreti, in modo che la solidarietà divenga pratica di giudizio, dono prezioso da condividere con tutti”.

A leggere la preghiera, il vescovo e due rappresentanti di altrettante religioni. Uno di loro è ortodosso, l’altra musulmana. Una donna.

Il pranzo è stato organizzato dalla parrocchia di Villanova in collaborazione con Caritas, Cavalieri di Malta, Confraternita dei Santi Valentino e Ilario, Sodalizio dei facchini di Santa Rosa, società Mancinelli, Confartigianato e vigili del fuoco.

“Ciascuno di loro – ha detto don Emanuele Germani – ha dato un contributo fondamentale donando pacchi di Natale con generi alimentari e partecipando fattivamente ad allestire il pranzo. Non solo, ma trenta aziende e tantissimi cittadini hanno regalato i premi per la tombolata finale”.

Il menu. Antipasto con polenta, ragù di manzo e lasagne, pollo e piselli arrosto. Dolce. Infine le calze della Befana regalate dai pompieri. C’è pure un gruppo musicale, la “Magic band” di San Martino al Cimino, che suona per tutto il tempo.

“Un fenomeno in crescita, quello della povertà a Viterbo e nella Tuscia – ha detto don Germani -. Italiani e stranieri. E i sussidi, gli aiuti che chiedono riguardano ormai qualsiasi cosa di prima necessità. Moltissimi non riescono più a pagare le bollette. Altri hanno bisogno di viveri. Altri ancora si rivolgono alla Caritas per un imprevisto che manda in tilt l’intera famiglia”.

Imprevisti anche minimi. “Una ruota buca, una bombola del gas finita – spiega don Emanuele -. Oppure una macchina che si rompe, una multa, i libri per i figli quando cominciano ad andare a scuola”.

Il vescovo serve i poveri. E non fa dichiarazioni.

Daniele Camilli

 

 


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7 gennaio, 2018
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