Viterbo – (g.f.) – Il Partito democratico vincerà di nuovo in regione, mentre per le politiche i Dem hanno la ricetta giusta per il Paese e a Viterbo serve una nuova alleanza per confermare in comune. Il 2018 visto dagli occhi del segretario provinciale del Pd Andrea Egidi. Difficoltà da superare e speranza. Non ultima, quello d’essere eletto proprio in regione, dove si candida. Primo fra i Dem a svelare ufficialmente l’intenzione.
Il 2017 che anno è stato per il Pd?
“È stato un anno difficile – spiega Andrea Egidi – cominciato con il congresso straordinario e la scissione. Di fronte a questi avvenimenti, comunque, con il governo Gentiloni abbiamo continuato un buon lavoro per il Paese, per metterlo definitivamente in sicurezza. Nel Lazio, molto si è fatto grazie alla giunta Zingaretti, a partire da un risultato storico, l’uscita dal commissariamento sulla sanità. Un anno altalenante ma positivo, almeno se guardo alla quadro generale. I numeri sulla crescita e la ripresa ci danno ragione e noi restiamo ancora l’ architrave di una nuova alleanza in grado di governare l’Italia”.
Il 2018 sarà impegnativo. Intanto, subito a marzo politiche e regionali, a quest’ultime lei si presenta come candidato. Come pensa di conciliare questa scelta con il suo ruolo di segretario provinciale?
“Con equilibrio e la giusta convinzione, che posso rappresentare il rinnovamento di cui si sente il bisogno. Equilibrio e volontà nel dare un contributo nuovo a una battaglia che sarà durissima. Voglia di dimostrare che è possibile essere utili per un disegno di più ampio respiro per la Tuscia, uscire dal quotidiano, abbracciare queste terre e dare loro un nuovo orizzonte. Poi, tanta umiltà nel saper ascoltare una terra, la nostra, che ha ancora tanto da raccontarci e che non sempre in questi anni abbiamo saputo e voluto ascoltare”.
Come si modificano gli equilibri nel partito con la sua candidatura?
“Degli equilibri interni al Pd non interessa, giustamente, a nessuno. Le candidature si mettono in campo per rappresentare qualcuno e qualcosa. Storie, volti, interessi, territori, comunità locali. Voglio che la mia candidatura serva a rappresentare, insieme ad altri, il meglio del Pd. Un partito che sa rinnovarsi anche nelle rappresentanze istituzionali e che dopo tanti anni, mette in campo figure nuove, cui affidare il compito di rappresentare la nostra comunità fuori dalla provincia. Tutto questo per un Lazio migliore”.
Politiche alle porte. Per la situazione complessa che sta vivendo il Pd è un passaggio che la preoccupa?
“Di certo dobbiamo prestare la massima attenzione su tutto, politiche e regionali. La partita è dura ma assolutamente alla nostra portata. Continuo pensare che la forza del Pd sta nel saper presentare con serietà un’idea di paese che altri non hanno. Gli altri urlano e dicono no, noi offriamo soluzioni ai tanti problemi aperti”.
Nicola Zingaretti si presenta per il secondo turno. Il bis in regione, negli anni si è dimostrato essere un obiettivo piuttosto complicato. La conferma del centrosinistra è possibile?
“Noi vinciamo, punto. Con Zingaretti abbiamo dimostrato che la regione è tornata a essere un’istituzione utile ai cittadini, alle imprese, agli enti locali. Mai dimenticare come ce l’ha lasciata Renata Polverini. Ora serve un governo tutto politico, per fare del Lazio la vera regione di Roma. L’area metropolitana, come in tutta Europa, deve diventare un’opportunità di crescita e non sinonimo d’arretratezza economica, sociale, infrastrutturale e sanitaria. Per questo dico, un governo più politico e chiudere la stagione dei tecnici anche nel Lazio. Con Zingaretti ce la faremo, riusciremo finalmente ad avere un’istituzione che supera la dicotomia del Lazio a più velocità”.
In comune quell’ampia coalizione che aveva portato Michelini alla vittoria in parte non c’è più. Serve un nuovo progetto per confermare il centrosinistra a palazzo dei Priori?
“Serve sicuramente rimettere in campo una nuova alleanza che parta da quest’esperienza. Anche su questo il Pd continuerà a dare il proprio contributo, come sempre ha saputo e dovuto fare. Anche nei momenti più difficili”.
Teme il ritorno del centrodestra in comune?
“Se penso alla classe dirigente che esprime complessivamente, non lo temo. Non mi pare che metta a disposizione una nuova classe dirigente, mi sembra piuttosto una foto di famiglia un po’ datata. Tuttavia sono uno di quelli che non ha mai pensato che la destra fosse in estinzione. La destra c’è ed è fortemente radicata nella cultura di queste terre e in generale bisogna prestare attenzione e non essere presuntuosi”.
Politicamente cosa si aspetta dal 2018?
Mi aspetto che il Pd torni al governo. Che Renzo sia premier, Zingaretti presidente della Regione e, visto che ci sono, Egidi alla Pisana. Se posso…”.
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