Viterbo – Sfruttamento della prostituzione. È l’accusa che la procura di Viterbo, pm Stefano d’Arma, contesta a Elena Agafonova ed Enzo Magnani. Lei, 39enne russa, è la proprietaria dello Star night club, il locale notturno di via della Meccanica, al Poggino, a cui i carabinieri hanno messo i sigilli. Lui, imprenditore 61enne, è il marito. Entrambi residenti a Montefiascone, da venerdì sono ai domiciliari su disposizione del gip.
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Per i magistrati avrebbero messo in piedi “un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione, ottenendo importanti introiti dalle prestazioni sessuali a pagamento che le intrattenitrici del locale offrivano ai clienti” del night. “Prestazioni sessuali che – sottolineano gli inquirenti – avvenivano nel club e fuori”. Ma i due arrestati, tramite il loro difensore, l’avvocato Marco Valerio Mazzatosta, si dicono “totalmente estranei ai fatti contestati, dai quali non avremmo tratto nessun tipo di vantaggio. Nemmeno economico. Di questa attività delle ragazze non sapevamo nulla perché se avvenivano, avvenivano all’esterno nel locale. Anzi, in una paio di casi, anche se avevamo solo il sospetto, le intrattenitrici sono state licenziate e allontanate dal night. Siamo fiduciosi nell’operato della magistratura e della giustizia, e siamo pronti a chiarire la nostra posizione”.
Agafonova e Magnani sono stati svegliati all’alba di venerdì, quando con i loro arresti i carabinieri hanno concluso l’operazione. Le indagini erano partite a dicembre 2016, e “inizialmente – ha spiegato il maggiore Marcello Egidio – si sono concentrate su una rete di spacciatori che riforniva l’alta Tuscia. In particolare Castiglione in Teverina e Bagnoregio, ma anche l’Umbria e la bassa Toscana”. Intercettazioni e appostamenti. La droga viene ceduta e acquistata nelle piazza o nei pressi dei bar. “Alcune persone coinvolte nel traffico della cocaina – sottolinea il maggiore Egidio – si frequentavano anche nel night al Poggino”. Ed è proprio dalle conversazioni tra due operai macedoni (A.E., 40enne residente a Viterbo, e L.A., 38enne residente in provincia di Terni) che i carabinieri scoprono che “in quel locale le ballerine si vendono per sesso”. È febbraio 2017, e da quel momento le indagini andranno avanti fino ad aprile.
“Nel corso dell’operazione – continua il maggiore Egidio – è emersa una realtà inquietante. I gestori del locale reclutavano donne straniere, prevalentemente dell’Est Europa, assumendole come intrattenitrici. Le ospitavano in degli appartamenti di loro proprietà nel centro storico di Viterbo, dopo che un loro collaboratore viterbese aveva accolto le ragazze al loro arrivo in città. Era lui che tutte le sere le portava al lavoro. I gestori percepivano anche parte del compenso che le giovani ottenevano per le prestazioni sessuali, che avvenivano nel locale o fuori”. I proprietari del night, sottolinea il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe Palma, “riuscivano così a ottenere considerevoli guadagni extra”. Prostituendosi, le ragazze percepivano dai 50 ai 300 euro. Ma la cifra poteva anche aumentare, perché si basava principalmente sulla quantità di ore.
“È stato impressionante scoprire – ha spiega il pm Stefano d’Arma – che nel locale le giovani lavoravano inizialmente come intrattenitrici, ma progressivamente erano spinte a prostituirsi. Ha anche colpito che il loro ingresso in Italia era regolato da alcune agenzie che hanno rapporti con l’estero e che selezionano le aspiranti ballerine. Questo lavoro era in realtà uno specchietto per le allodole, perché le ragazze erano poi costretta dal sistema a fare qualcosa di più: qualche prestazione sessuale nel night. E poi a fare ancora qualcosa in più: a uscire col cliente, e a passare l’intera nottata con lui. Per non perdere il lavoro da intrattenitrici, queste donne erano costrette a prostituirsi. Ed erano costrette a prostituirsi anche per guadagnare qualcosa in più. Perché gli stipendi base, quelli da intrattenitrici, non erano sufficienti a vivere in maniera dignitosa”.
In conferenza stampa il procuratore capo Paolo Auriemma ha sottolineato come “il maggiore dei carabinieri Marcello Egidio e il capitano Federico Lombardi abbiano saputo coordinare una serie di attività in concatenazione, partendo da una cessione di cocaina”. A Castiglione in Teverina, infatti, gli investigatori avrebbero individuato un artigiano di 50 anni residente in quel comune, G.Z., che con la presunta complicità di altre persone sarebbe diventato il punto di riferimento di numerosi assuntori di droga della provincia e dell’Orvietano. G.Z., si sarebbe rifornito dal macedone A.E., che gravitava tra il Viterbese, l’Umbria e la Toscana.
In totale, gli arrestati sono sette. Cinque con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente, e due (Agafonova e Magnani) di sfruttamento della prostituzione. Altre sette persone sarebbero invece indagate a piede libero. Le indagini proseguono, e si starebbero concentrando soprattutto sull’operato delle agenzie che reclutavano le ragazze come intrattenitrici per lo Star night club.
Gli arrestati
accusati di sfruttamento della prostituzione
Elena Agafonova, 39 anni, russa, residente a Montefiascone
Enzo Magnani, 61 anni, imprenditore residente a Montefiascone
accusati di detenzione e spaccio di stupefacenti
G.Z., 50 anni, artigiano residente a Castiglione in Teverina
A.E., 40 anni, operaio macedone residente a Viterbo
G.S., 39 anni, residente a Castiglione in Teverina
M.S., 39 anni, operaio residente a Orvieto
L.A., 38 anni, operaio macedone residente a Montecchio (Terni)
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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