Viterbo - Dati preoccupanti nella Tuscia - Chiara Frontini alle associazioni di volontariato: "Facciamo squadra" - Il 23 alle 18 a via Cavour

Povertà, più di 3mila persone si sono rivolte alla Caritas

Viterbo – La presentazione dell’iniziativa “Facciamo squadra” Viterbo – La presentazione dell’iniziativa “Facciamo squadra”

Viterbo – (g.f.) – Più di tremila persone hanno bussato alla Caritas per chiedere un aiuto.

Lavoro, un pasto, indumenti, ma anche ascolto per problemi seri come l’usura. In un anno, un numero consistente, segnale di un forte disagio, spesso nascosto ma reale e presente anche a Viterbo.

Un aiuto arriva da realtà come la Caritas, ma serve mettere insieme associazioni che operano nel sociale. Fare squadra, anzi: “Facciamo squadra”.

Allo Spazio attivo in via Cavour, Viterbo 2020 organizza per venerdì 23 febbraio alle 18 un incontro fra le realtà presenti sul territorio. Favorendo scambio, opportunità e condivisione.

“Lo scorso mese – spiega Chiara Frontini – ci siamo concentrati sulle associazioni sportive, stavolta puntiamo sul sociale e il volontariato, momento d’incontro e di confronto. Abbiamo invitato diversi soggetti, ma la partecipazione è estesa a tutti, anche chi non siamo riusciti a raggiungere”.

Serve attenzione, i dati sulle difficoltà economiche e non solo di tanti cittadini, sono preoccupanti.

“In un anno – spiega Isabella Speranza – la Caritas ha visto passare 3158 persone al punto d’ascolto, in prevalenza sono tra i 45 e i 64 anni, di cui 145 del capoluogo, con licenza media o diploma e in minima parte, laureati”.

I dati sono gli ultimi disponibili, riferiti al 2016.

“Il 75,37% ha problemi di lavoro – continua Speranza – sempre in un anno, sono stati serviti 22.480 pasti alla mensa, al centro ospitalità, che ha 16 posti, sono stati offerti 3161 e distribuiti pacchi d’alimenti a 1113 persone e indumenti a 587”.

Problemi economici possono far imboccare una strada pericolosa. “Il centro d’ascolto pre usura – continua Speranza – è entrato in contatto con 214 casi, di cui 137 sono andati a buon fine, mentre per l’orientamento al lavoro, 846 disoccupati sono stati reinseriti”.

Numeri eloquenti. “Si capisce – precisa Isabella Speranza – quanto c’è da lavorare sul sociale e invece, l’assessore comunale non va più in là del taglio di nastri a inaugurazioni varie.

Oltretutto, l’amministrazione non pubblicizza nemmeno che il 5 per mille Irpef può essere donato ai servizi sociali. Al contribuente non costa nulla, ma può rappresentare un valido aiuto”. Occorre rimboccarsi le maniche.

“A noi piace fare – sottolinea Chiara Frontini – qui non c’è gente che fa chiacchiere, ma persone che parlano in base all’esperienza”. Come Simona Navarra, ha deciso di partecipare al progetto. Mamma di un ragazzo speciale che oggi ha un lavoro e una vita autonoma, ha conosciuto tutte le difficoltà di chi si trova in questa situazione.

“Oltre a mio figlio – spiega Navarra – mi occupo da anni di volontariato. Mi piace l’idea di fare squadra, lavorare a progetti concreti”.

Partendo dal mondo degli anziani. “Da loro – osserva Patrizia Notaristefano – può arrivare un qualcosa in più, saggezza e professionalità che si vanno perdendo.

Sono molte le possibilità, a cominciare dagli orti in città, dove far confluire il valore aggiunto dato dai nostri anziani, coinvolgendo anche giovani e persone con disabilità”.

Cinzia Viglianti, invece, guarda al volontariato di protezione civile. “Ci sono cinque associazioni – spiega Viglianti – e 150 volontari sono sempre disponibili 24 ore su 24, è una realtà importante. Sarebbe bene in questo settore, fare squadra non solo fra associazioni, ma anche con l’amministrazione comunale”.