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Sondaggio Ipsos - Seguono Lombardi, Parisi e Pirozzi

Regionali, Zingaretti al 33%

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Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

Roberta Lombardi

Roberta Lombardi

Stefano Parisi

Stefano Parisi

Sergio Pirozzi

Sergio Pirozzi

Viterbo – Elezioni regionali nel Lazio, “Zingaretti risulta in vantaggio di 4 punti sulla Lombardi (33 a 29%). A seguire Parisi che prevale su Pirozzi (22 contro 12%) e gli altri candidati che, tutti assieme, raggiungono il 4%”. Lo scrive il sondaggista Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos Italia, sul Corriere della Sera.

Giudizi sull’amministrazione e sul governatore uscente. “Riguardo all’amministrazione uscente, prevalgono i giudizi negativi (53%) su quelli positivi (43%). Mentre quelli sul presidente Zingaretti fanno registrare un perfetto equilibrio tra positivi e negativi (46%), in virtù delle opinioni favorevoli espresse da circa il 30% degli elettori dei partiti dell’opposizione”.

Notorietà dei candidati. “Zingaretti è conosciuto dalla quasi totalità dei laziali (98%), il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi è noto all’82%, il candidato del centrodestra Stefano Parisi al 71% e Roberta Lombardi (M5S) al 63% degli elettori”.

Gradimento. “Il candidato più gradito risulta Zingaretti (43%) che prevale su Pirozzi (35%), Lombardi (26%) e Parisi (23%). Tuttavia per tutti i candidati prevalgono le valutazioni negative: la differenza tra coloro che gradiscono la candidatura e coloro che non la gradiscono mostra un saldo negativo che va dal -3% per Zingaretti e Pirozzi, al -5% di Lombardi, al -20% per Parisi”.

Intenzioni di voto. “Zingaretti risulta in vantaggio di 4 punti sulla Lombardi (33 a 29%). A seguire Parisi che prevale su Pirozzi (22 contro 12%) e gli altri candidati che, tutti assieme, raggiungono il 4%. Va detto – spiega Pagnoncelli – che il sondaggio è stato condotto prima della notizia dell’apertura dell’indagine su Pirozzi. Un elettore su tre (32%) si dichiara indeciso o manifesta l’intenzione di disertare le urne”.

“Il centrodestra diviso appare fortemente penalizzato – sottolinea Pagnoncelli -: se le forze politiche avessero trovato un accordo per un unico candidato, il centrodestra probabilmente sarebbe stato più competitivo, come si può notare sommando le preferenze per Pirozzi e Parisi. Ma non c’è controprova”. 

Liste. “Le liste che sostengono Zingaretti oggi si attestano al 32,3%, il Movimento 5 stelle al 30,9%, quelle che sostengono Parisi al 26,9% e la lista Pirozzi al 5,6%. Ciò significa – scrive Pagnoncelli – che probabilmente una parte di elettori delle liste di centrodestra propende per il voto a Pirozzi anziché a Parisi, optando per un voto disgiunto tra candidato e lista, ciò che consente a Pirozzi di raddoppiare il proprio voto rispetto alle liste”. 

“Gli orientamenti di voto dei laziali alle politiche fanno registrare, rispetto al 2013, una sostanziale stabilità del centrosinistra – conclude Pagnoncelli – che si attesta al 26,7% (con il Pd in netto calo, compensato dalla presenza degli alleati), il M5s in crescita (dal 28% al 32,9%) come pure il centrodestra (dal 28% al 32,5%)”.

E ieri il quotidiano online Affaritaliani ha pubblicato un “sondaggio” che vedrebbe il “crollo del Pd” per le politiche. Uno pseudo sondaggio pubblicato al di fuori di tutte le regole minime richieste per la divulgazione di questo tipo di informazione. E quindi in realtà privo di senso e pubblicato in modo scorretto.

“Nel Partito Democratico la preoccupazione in vista delle elezioni del 4 marzo è elevatissima – si legge -. Lontanissimo il 40% delle Europee 2014, anni luce, ma anche il 25% (quota minima per evitare la debacle). Il vero timore di Matteo Renzi e dei leader del Pd è quello di scendere pericolosamente verso quota 20%. Gli ultimi sentiment danno i dem intorno al 22% con l’ipotesi, drammatica, di crollare sotto il 20%.

Flessione particolarmente forte al Sud – continua il quotidiano online -. Ma anche nelle storiche Regioni rosse la tenuta è a rischio. Nel Lazio il Pd sarebbe sul 22% con una flessione molto forte soprattutto nelle zone di Latina e Viterbo. Al Nord la situazione per Renzi non è migliore”.

Un “sondaggio”, come lo definisce in modo a dir poco confuso lo stesso Affaritaliani, che sembrerebbe non rispettare la regolamentazione in merito alla diffusione di questo tipo di dati. Come la chiara distinzione tra sondaggio (basato su metodi di rilevazione scientifica applicati a un campione), e altre indagini prive di valore scientifico quali le manifestazioni di opinione (fondate sulla partecipazione spontanea degli utenti) e che non possono essere pubblicate o diffuse con la denominazione di “sondaggio”. Manca perfino chi ha realizzato il sondaggio e il committente, ma anche la consistenza numerica e l’estensione territoriale del campione utilizzato, il numero di chi non ha risposto.

Non si capisce, quindi, perché questi dati privi di qualsiasi significato siano stati pubblicati e sulla base di quale campione. Una vera vergogna sul piano giornalistico.


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12 febbraio, 2018

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