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Tribunale - Orte - Botte e minacce alle ragazze del clan concorrente - Alla sbarra per favoreggiamento cinque protettori

Prostituzione, guerra tra bande per il controllo delle piazzole

di Silvana Cortignani
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Orte - Sfruttamento della prostituzione - L'intervento dei carabinieri

Orte – Sfruttamento della prostituzione – L’intervento dei carabinieri

Orte – Lucciole e pistole. E’ la guerra per le piazzole più vicine al casello autostradale tra due bande dedite al meretricio, finita con cinque protettori a processo davanti al collegio per favoreggiamento della prostituzione, minacce, tentata estorsione e lesioni in concorso. Vittime due lucciole appartenenti a clan concorrenti.

Tutti di nazionalità romena i protagonisti della vicenda, comprese le prostitute, una delle quali moglie di uno degli imputati. Appartenenti a due distinti clan, in lotta tra loro per l’esclusiva sul territorio: le piazzole in località Piscinale, nei pressi dell’interporto di Orte, le più vicine al casello e ai potenziali clienti in transito sull’autostrada. Un gruppo di lucciole e protettori proveniente da Civita Castellana, l’altro da Terni. 

“Se non te ne vai, ti uccidiamo”. Era il 17 gennaio 2014. Due degli imputati avrebbero minacciato una lucciola dell’altro clan con la pistola, promettendole la morte se non avesse cambiato zona. In viaggio su una Golf blu con targa romena, si sarebbero fermati sull’Autosole, dopo di che avrebbero tagliato la rete per raggiungere la piazzola, cogliendo la prostituta alle spalle di sorpresa, puntandole l’arma e colpendola al volto per essere più convincenti. 

“Una ritorsione contro la donna – secondo il carabiniere della stazione di Orte che ha ricostruito in aula la vicenda, sollecitato dalla pm Paola Conti – perché dieci giorni prima, il 7 gennaio 2014, la vittima avrebbe inviato due suoi protettori, a bordo di una Fiat Uno anch’essa con targa romena, a minacciare e picchiare una lucciola connazionale, per farle cambiare posto, mandandola in ospedale con un gomito rotto e una prognosi di 30 giorni. La banda allora ha replicato, minacciandola, a sua detta, con la pistola e facendola finire a sua volta in ospedale”. 

A bordo della Fiat Uno, rintracciata dai carabinieri, un “arsenale” di oggetti atti ad offendere: due bastoni di legno lunghi 56 e 37 centimetri; un coltello da cucina con una lama di 20 centimetri; un piede di porco lungo 102 centimetri; un’ascia di 36 centimetri.  Della pistola, però, nessuna traccia.

“E’ stato subito evidente il collegamento tra i due episodi, c’erano due bande che si contendevano il territorio, era in corso una vera e propria guerra per le piazzole”, ha concluso il testimone.

Il processo riprenderà il 16 maggio. 

Silvana Cortignani


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12 aprile, 2018

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