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Tribunale - Capranica - Al via il processo ai genitori e un imprenditore che si proclama innocente

Sorelline vittime di pedofilia, spunta un altro indagato

di Silvana Cortignani
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Viterbo - Polizia

Viterbo – Polizia

 

L'avvocato Carlo Taormina

L’avvocato Carlo Taormina

 

Vincenzo Petroni

L’avvocato Vincenzo Petroni

Capranica – Filmate, fotografate e violentate. Presunto caso di pedofilia tra le mura domestiche, al via il processo ai genitori quarantenni d’origine romena e all’imprenditore 48enne di Capranica, accusati di violenza sessuale su due sorelline di 6 e 8 anni, figlie della coppia.

L’intera famiglia, vittime e carnefici, nel frattempo si sarebbe dileguata, in concomitanza con l’apertura di un procedimento penale a carico di un peruviano, domestico a casa loro, a sua volta indagato per abusi sessuali sulle sorelline. 

Era il 2014. Dietro l’obiettivo, stando alle indagini, ci sarebbe stato l’imprenditore, datore di lavoro del papà delle piccole. Davanti invece il padre, la madre non vedente e le bambine. Il padre deve rispondere anche di maltrattamenti in famiglia e lesioni, nei confronti della moglie e del figlio maggiore, anche lui minorenne.

In una casa disabitata di proprietà dell’imprenditore sarebbe stata individuata la camera con lo stesso letto matrimoniale a cassettone descritto dalle presunte vittime. Nel bagno dell’uomo, single e senza figli, gli agenti della squadra mobile hanno rinvenuto uno sgabello per bambini con disegnata la faccia di un orsetto, anch’esso oggetto di descrizione. Così come la macchina fotografica dell’uomo, come hanno spiegato davanti al collegio gli agenti della squadra mobile impegnati nelle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Paola Conti. 

Le vittime avrebbero riconosciuto i luoghi. Ma non è stata trovata alcuna immagine, nessuna fotografia che le riprendesse. Tanto meno vestite da Cappuccetto Rosso, come sarebbe stato fatto fare loro in un filmino a luci rosse.

Niente di pedopornografico, neanche sul computer dell’imprenditore che, difeso dagli avvocati Noemi Palermo e Vincenzo Petroni, continua a proclamarsi innocente. “Quello che è emerso durante la prima udienza è la sua assoluta estraneità dalla vicenda – sottolineano i legali – a suo carico non è stato trovato nulla e il presunto riconoscimento dei luoghi da parte delle bambine è assolutamente discutibile. Chi non ha un letto in casa? Chi non possiede una fotocamera? L’imprenditore non c’entra nulla, è solo il datore di lavoro del padre, dipendente del suo supermercato”. “Sono innocente e la verità uscirà fuori, anche se sono consapevole di dover affrontare un duro e lungo processo”, ha ribadito lo stesso imputato, lascaindo il tribunale dopo l’udienza.

I genitori intanto si sarebbero dileguati con i tre figli, restituiti loro dal tribunale per i minori di Roma, facendo perdere le loro tracce. “Sono spariti dopo avere saputo di un procedimento penale per abusi sessuali sulle bambine a carico di un peruviano che tenevano in casa come domestico”, svelano gli avvocati Fausto Barili e Carlo Taormina, che rappresentano le bambine.

Taormina e Barili stigmatizzano la decisione del tribunale dei minori di restituire le piccole ai genitori. “Una decisione incredibile. Presa – dicono – nonostante il perdurante degrado familiare e abitativo della coppia, nonostante le inottemperanze durante il periodo dell’affido, l’ostruzionismo, le infinite e continue liti tra i genitori. Nonostante le piccole, durante il periodo trascorso dalle suore e in casa famiglia, non abbiano mai dimostrato nostalgia per i genitori”. 

Inevitabile il riferimento alla famosa “prova regina”, secondo la procura, della visita ginecologica cui le sorelle sono state sottoposte a Belcolle.  

“L’accertamento ginecologico non mente – ribadiscono Barili e Taormina – entrambe le bambine non erano più vergini. Durante la visita in ospedale sono apparse stranamente a loro agio per la loro età, come se fossero abituate a essere ‘esplorate’. Qualcuno insinua che le violenze potrebbero essere state esercitate nei due mesi trascorsi tra l’affidamento alle suore e l’accertamento in ospedale. Ma loro hanno parlato in maniera genuina quando sono state sentite in questura, hanno descritto cose inequivocabili. E’ tutto videoregistrato. L’incidente probatorio, secondo cui sarebbero parzialmente credibili, è stato fatto sette mesi dopo”. 

Silvana Cortignani


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12 aprile, 2018

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