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Storia - Nei giorni scorsi l’iniziativa dell’associazione Take Off, “Che vi sia di conforto”, in provincia di Treviso e sull’altipiano di Asiago

Sui luoghi della Grande Guerra per onorare i caduti viterbesi

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La consegna della riproduzione della macchina di Santa Rosa al presidente del Museo

La consegna della riproduzione della macchina di Santa Rosa al presidente del Museo

Immagine della macchina di Santa Rosa donata per ricordo al al Sacrario di Fagarè della Battaglia

Immagine della macchina di Santa Rosa donata per ricordo al al Sacrario di Fagarè della Battaglia

Il luogo in cui sono stati inumati a Bassano del Grappa i resti del soldato viterbese Agostino Ragonesi

Il luogo in cui sono stati inumati a Bassano del Grappa i resti del soldato viterbese Agostino Ragonesi

Il cimitero di guerra austriaco detto degli "alberi mozzi"

Il cimitero di guerra austriaco detto degli “alberi mozzi”

I sentieri scavati dai soldati sul Monte Cengio

I sentieri scavati dai soldati sul Monte Cengio

Gli alpini di Asiago presenti alla cerimonia in onore dei caduti viterbesi

Gli alpini di Asiago presenti alla cerimonia in onore dei caduti viterbesi

Escursione nelle gallerie scavate dentro il Monte Cengio dai soldati durante la guerra

Escursione nelle gallerie scavate dentro il Monte Cengio dai soldati durante la guerra

Escursione sul Monte Cengio

Escursione sul Monte Cengio

Deposizione della corona di alloro nel Sacrario di Asiago

Deposizione della corona di alloro nel Sacrario di Asiago

Viterbo –  Si e tenuta nei giorni scorsi, in provincia di Treviso e sull’altipiano di Asiago, l’iniziativa organizzata dall’Associazione Take Off, denominata “Che vi sia di conforto”, per rinnovare onore e merito, in modo simbolico, a tutti i valorosi Combattenti della provincia di Viterbo Caduti durante la Prima Guerra Mondiale, sia noti che ignoti, alcuni dei quali dimenticati, o ricordati con cognomi e nomi sbagliati, finiti nell’oblio, e esclusi anche dagli elenchi ufficiali dei ricordi.

Iniziativa patrocinata, tra gli altri, dal Comune di Viterbo, dalla Provincia di Viterbo e dal Sodalizio Facchini di Santa Rosa.

Prima tappa, sabato 21 aprile scorso, la visita al Sacrario di Fagarè della Battaglia, in provincia di Treviso, a due passi dalla sponda destra del Piave, all’interno del quale sono stati riconosciuti inumati in forma perenne almeno 25 viterbesi Caduti nella Grande Guerra. I presidenti di Take Off e del Sodalizio Facchini di Santa Rosa hanno consegnato in omaggio, ai custodi del luogo sacro e a Luca Zerbato presidente del Comitato Grande Guerra del Comune di San Biagio di Callalta, una riproduzione della Macchina di Santa Rosa disegnata da Virgilio Papini che fu sospesa per tre anni durante il conflitto mondiale (dal 1915 al 1917 con ripresa, un secolo fa, il 3 settembre 1918).

Un doveroso segno di affetto e di conforto, in occasione del Centenario, per gli oltre 5mila Corpi sepolti in questo Sacrario, costruito nel 1935, dove riposano i gloriosi resti di soldati caduti nelle dure battaglie del Piave (1917-18) provenienti da 80 cimiteri di guerra del basso Piave. Compresi i nostri conterranei.

Tutti ragazzi ventenni, partiti all’improvviso per la guerra, e mai più tornati a casa lasciando un vuoto incolmabile all’interno delle loro famiglie.

Al termine della visita al Sacrario di Fagarè trasferimento a Bassano del Grappa, passando attraverso il famoso ponte, con visita all’Ossario cittadino dove sono conservati, anche qui, oltre 5mila Soldati morti durante la Prima Guerra Mondiale negli ospedaletti da campo circostanti.

Qui un solo nostro conterraneo identificato, Agostino Ragonesi classe 1896, che prima di partire per la guerra abitava in Via della Pettinara n. 1 a Viterbo, morto il 27 giugno 1916 per ferite riportate in combattimento.

Nel giorno successivo visita al Sacrario Militare del Leiten di Asiago, dove sono custodite 56mila salme dei caduti della Grande Guerra, con solenne alzabandiera, inno nazionale, deposizione di una corona di alloro e proiezione di un documentario storico realizzato con filmati d’epoca realizzati sui luoghi di battaglia. Anche qui ad Asiago un viterbese presente, di nome Adamo Fazi, tra i Caduti noti.

Sicuramente anche altri viterbesi, morti sulle battaglie dell’Altopiano, sono sepolti in questo luogo con cognomi sbagliati oppure inumati tra gli ignoti che sono oltre 30mila. Come il caso di Mariottini Domenico di Vasanello, soldato del 125° Reggimento di Fanteria, morto il 16 luglio 1916 nella vicinissima Valstagna per ferite riportate in combattimento, e qui sepolto con il cognome sbagliato di Mariottino.

Ritrovato grazie alle ricerche del vasanellese Marco Maracci facente parte del gruppo di viterbesi in trasferta sull’altopiano vicentino.

L’Altopiano è stato l’unico luogo in tutte Italia dove si è combattuto tutti i giorni della Prima Guerra Mondiale essendo in quel tempo terra di confine. In questo luogo, inoltre, fin dai primi mesi del conflitto bellico, furono catturati dagli austriaci anche un gruppo di soldati della provincia di Viterbo.

Il gruppo viterbese sì è poi recato in visita al Forte Verena, sulla cima del monte omonimo, da dove è partito il primo colpo di cannone che ha dato il via all’entrata in guerra dell’Italia il 24 maggio 1915.

Nel giorno successivo escursione sulla vetta del Monte Cengio, attraverso sentieri, gallerie scavate nella roccia, cannoniere e trincee della Prima Guerra Mondiale. Gli avvenimenti per i quali il Monte Cengio è tristemente famoso, riguardano l’estrema resistenza dei Granatieri di Sardegna all’avanzare delle truppe austro-ungariche durante l’”Offensiva di primavera” – maggio/giugno 1916 – più nota come Strafexpedition.

La tenuta di questo baluardo affacciato sulla Val d’Astico e la pianura vicentina richiese il sacrificio di oltre duemila soldati.

Si narra che alcuni Granatieri pur di non consegnare l’Italia al nemico abbracciassero gli austriaci e assieme morivano nel famoso “Salto” (altissimo precipizio sulle pareti rocciose del monte).

Doverosa, proprio sotto la cima, la visita alla Chiesa votiva dei Granatieri di Sardegna, affiancata da una statua fatta con schegge di granate, una visita al Rifugio Kubelek (in lingua cimbra significa punto di osservazione) dove si gode di un panorama spettacolare sull’intero Altopiano, e ai due Cimiteri di Guerra della Val Magnaboschi.

Uno di questi è un cimitero inglese che custodisce le salme di 183 caduti e al lato opposto un cimitero italo austriaco (detto degli alberi mozzi) in cui sono stati utilizzati dei tronchi di abete al posto delle lapidi.

L’iniziativa dell’Associazione culturale Take Off si è conclusa con la visita al Museo della Grande Guerra di Canove di Roana, allestito nella suggestiva sede della ex stazione ferroviaria e inaugurato nel 1974, che si presenta come una delle più complete e interessanti raccolte di materiali del Primo conflitto mondiale a livello nazionale.

Anche qui omaggio della riproduzione della Macchina di Santa Rosa realizzata da Virgilio Papini (1918) e una copia del ritrovato film “Piume al vento” girato a Viterbo nel 1952 che narra della liberazione, da parte dei bersaglieri, di una villa requisita dagli austriaci e trasformata in un ospedale da campo.

Silvio Cappelli


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26 aprile, 2018

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