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Il Sessantotto nella Tuscia - A novembre un documento parlamentare fotografa la grave situazione economica della provincia

Cinquant’anni fa gli stessi problemi di oggi, l’alba del ’68 viterbese

di Daniele Camilli
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La prima pagina del documento parlamentare del 1968

La prima pagina del documento parlamentare del 1968

Una manifestazione del Sessantotto

Una manifestazione del Sessantotto

Una manifestazione del Sessantotto

Una manifestazione del Sessantotto

Una manifestazione del Sessantotto

Una manifestazione del Sessantotto

Viterbo – Trasversale Orte-Civitavecchia, raddoppio della Cassia, potenziamento delle linee ferroviarie. E ancora, università, crisi dell’agricoltura, finanziamenti stanziati e non ancora spesi.

Il “lungo ’68” viterbese inizia qui. Lunedì 11 novembre 1968, giorno in cui la Camera dei deputati si confrontò sul tema della “situazione economica” della provincia di Viterbo, giudicata “grave” in quasi tutte le interpellanze presentate.

Una situazione anticipata qualche anno prima da un convegno di studi svoltosi alla Camera di commercio di Viterbo nel 1965 e dedicato proprio alle infrastrutture viterbesi.

Al punto da chiedere, come fece l’Msi, l’estensione dell’intervento della Cassa del mezzogiorno anche alla Tuscia.

Protagonisti del dibattito i deputati Mario Pochetti (Pci), Attilio Iozzelli (Dc), Giulio Caradonna (Msi) e il ministro senza portafoglio per gli interventi straordinari nel mezzogiorno Italo Giulio Caiati.

Un documento che racconta come era il territorio viterbese. E come è ancora, visto che molti dei problemi sollevati 50 anni non sono stati risolti.

Un testo con cui Tusciaweb apre un percorso di testimonianze di chi ha vissuto il “lungo ’68” a Viterbo e in provincia.

Un documento che fotografa la Tuscia, la sua condizione economica e sociale, all’inizio del decennio 1968-1978 che cambiò per sempre la storia del mondo. Un periodo aperto in Italia dagli scontri del 3 marzo tra polizia e studenti a Valle Giulia a Roma e chiuso definitivamente con il ritrovamento in via Caetani a Roma del corpo del presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro, ucciso dalle Brigate rosse il 9 maggio 1978.

Una “situazione” di “isolamento”,  così descrive la Tuscia il documento parlamentare del novembre 1968, dovuta anche, secondo alcuni deputati, al passaggio dell’autostrada del sole che aveva deviato i flussi turistici ed economici verso il nord contribuendo a impoverire il territorio.

“L’11 luglio scorso – interviene il deputato Mario Pochetti del Partito comunista – le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil di Roma e provincia hanno promosso uno sciopero generale dei lavoratori dell’industria e dell’agricoltura per richiamare l’attenzione delle autorità sullo stato dell’occupazione in Roma. Il 26 settembre fu la volta di Viterbo e della sua provincia. Si è trattato di uno sciopero di popolo, che ha impressionato per la sua compattezza e per la qualità e la quantità di adesioni che ha avuto. Il 23 ottobre un altro sciopero generale ha investito la città di Civitavecchia. Si tratta di un movimento ampio, impetuoso, persistente, che si svolge con la partecipazione di operai, commercianti, artigiani, studenti, tra la simpatia della popolazione tutta; un movimento dovuto ad uno stato di cose che preoccupa tutti, amministratori di enti locali, operatori economici, uomini di partito, al di là e al di sopra delle divisioni politiche; uno stato di cose che ha assunto toni drammatici nella vicenda di maestranze di singole aziende, che hanno lottato e lottano, sostenute dalla solidarietà popolare, contro la riduzione di organici e la cessazione dell’attività”.

Un movimento che ha davanti a se la perdita dei posti di lavoro e una crisi economica sempre più evidente, riconosciuta  anche dal Ministro senza portafoglio Italo Giulio Caiati.

Attilio Iozzelli della Democrazia cristiana parla invece di una “terza Italia”. “Signor presidente, onorevoli colleghi, ad evitare che una terza Italia – e si tratta, sia pure in diversa misura, di un problema di tutta l’Italia centrale e di alcune aree dell’Italia del nord – si assida tra le due tradizionali, ci auguriamo che i problemi accennati possano essere presto in parte risolti e in parte impostati”.

Giulio Caradonna del Movimento sociale invita a sua volta a prendere subito dei provvedimenti per affrontare la situazione. “Il Governo assuma impegni concreti come quelli relativi al raddoppio della via Cassia, alla sollecita costruzione della Civitavecchia-Viterbo-Orte-Terni, all’ampliamento e potenziamento del porto di Civitavecchia, al completamento del raccordo anulare tra la Cassia e l’Aurelia. È il minimo indispensabile che oggi si può fare perché la popolazione viterbese possa risollevarsi da una situazione che oggi non può non deplorare”.

Infine Iozzelli evidenzia la necessità di creare “impianti di conservazione e commercializzazione dei prodotti e la realizzazione di nuovi investimenti per la irrigazione di tutta la bella e ferace area maremmana”.

Nel documento si accenna inoltre all’opportunità di valorizzare le bellezze monumentali, archeologiche e paesistiche così come le risorse termali. Si parla poi della volontà di Viterbo a ospitare nuove sedi universitarie. Ipotesi, quest’ultima, bocciata dal ministro Caiati. Almeno nel 1968. Anno in cui si scopre anche che il governo aveva da poco stanziato 4 miliardi e mezzo di lire per il rilancio del territorio della Tuscia. 

Daniele Camilli


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Cinquant’anni fa il movimento del ’68 cambiò per sempre la storia del mondo e le vite di tutti. Un anno centrale e decisivo che in Italia durerà molto di più che negli altri paesi europei tanto da parlare di “lungo ’68”. Tusciaweb raccoglie le testimonianze di chi ha vissuto quel periodo a Viterbo e nella Tuscia.

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13 maggio, 2018

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