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Viterbo - Celebrato in piazza dei caduti il 72esimo anniversario della nascita della Repubblica - L'intervento del presidente della consulta studentesca Roberto Tedeschini

“Il 2 giugno ha dato vita alla Costituzione più bella del mondo”

di Daniele Camilli
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Viterbo - La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo – La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo - Roberto Tedeschini

Viterbo – Roberto Tedeschini

Viterbo - La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo – La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo - La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo – La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo - La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo – La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo - La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo – La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo - La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo – La celebrazione del 2 giugno 1946

Viterbo – “Il 2 giugno è stato il primo passo per la costruzione di un’Italia moderna, seguito dalla convocazione dell’assemblea che ha poi dato vita alla Costituzione più bella del mondo. Il 2 giugno assume oggi un valore fondamentale, soprattutto nelle scuole, per gli studenti”.


Multimedia: La festa della Repubblica italianaVideo


A prendere la parola è Roberto Tedeschini, presidente della consulta provinciale degli studenti di Viterbo, poco più che maggiorenne. Subito dopo la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Davanti a lui, autorità, istituzioni, forze dell’ordine, prefetto, vescovo, sindaci, militari, Vigili del fuoco, Anpi, associazioni combattentistiche, fanfara dei bersaglieri, musici dell’istituto superiore Santa Rosa e cittadini. Tanti, tutti attorno a piazza dei caduti a Viterbo. Tra la chiesa degli Almadiani e il monumento dedicato a chi in guerra c’ha lasciato la vita. Tra il parcheggio del sacrario, oggi senza mercato, e il sole a picco che apre la stagione estiva e i primi bagni al mare.

Due giugno 2018, a 72 anni dal referendum con cui gli italiani scelsero la Repubblica, votando al tempo stesso per l’assemblea costituente che alla parola Repubblica avrebbe aggiunto “democratica” e “fondata sul lavoro”. Riconoscendo e garantendo “i diritti inviolabili dell’uomo”, la “pari dignità sociale” e l’eguaglianza davanti alla legge “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Impegnandosi pure a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. “Compito della Repubblica”, quindi dovere di tutti.

“Perché è dalla nascita della Repubblica – ha ricordato Tedeschini – che prendono avvio finalmente i valori di pace, uguaglianza e libertà che sono alla base delle istituzioni della nostra società. Un’eredità che ci accomuna tutti. L’eredità che c’ha lasciato la Resistenza, il voto dei nostri nonni e quindi il lavoro dei costituenti. L’eredità di uno Stato nuovo, più giusto e solidale. Concetti fondamentali che è bene ricordare in tutti gli istituti e in tutte le scuole”.

In piazza sono tutti schierati. Autorità, forze dell’ordine, sindaci e prefetto sotto i gazebo, militari, cittadini e bersaglieri in piazza. L’alza bandiera e la deposizione della corona di fiori davanti al monumento ai caduti i momenti significanti della cerimonia. Con la polizia di Stato a fare da picchetto d’onore. Infine l’Inno d’Italia, scritto da Goffredo Mameli, morto a 21 anni, il 6 luglio del 1849. Sulle barricate, a difesa della Repubblica romana di Aurelio Saffi, Giuseppe Mazzini e Carlo Armellini.

Come quei giovani che l’8 settembre 1943 e per tutti i mesi successivi, decisero di resistere all’invasione nazista e di sbarazzarsi per sempre del fascismo. Fino alla Repubblica, fino alla democrazia. Lasciandosi uccidere e torturare, combattendo sulle montagne e in città. Brigate partigiane, esercito, carabinieri, poliziotti e Gap. Una lotta armata per giustizia e libertà, per valori di umanità. Mentre il nazismo veniva annientato in tutta Europa con gli ebrei del ghetto di Varsavia a dare per primi l’esempio, nella primavera del ’43. L’esempio che quell’orrore poteva essere sconfitto. Non più con le armi della critica, ma con la critica delle armi.

Infine il voto del 2 giugno 1946. La Repubblica e l’assemblea costituente. L’alba del suffragio universale, la prima volta delle donne alle urne. Insieme per decidere il destino di una nazione.

“Con il 2 giugno – ha scritto il Presidente Mattarella nel suo messaggio rivolto a prefetti e cittadini letto in piazza questa mattina – si rinnovano i valori di libertà, democrazia e solidarietà cui si ispira la Repubblica. La testimonianza viva di quei valori e della loro attualità percorre le celebrazioni del 70esimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione che ripropongono a vecchie e nuove generazioni il significato di essere parte di una comunità. La più ampia partecipazione democratica alla vita del Paese contro le tentazioni dell’indifferenza e del disimpegno. Il bene della coesione sociale che si consolida con le scelte di corresponsabilità e di cittadinanza attiva che ciascuno è chiamato a operare nell’interesse generale”.

Viva la Repubblica, viva la democrazia.

Daniele Camilli

 

 


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2 giugno, 2018

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