Viterbo – Tutankhamon, quel gran figlio di Akhenaton. La scoperta risale a 10 anni fa e si deve Zahi Hawass, direttore del supremo consiglio delle antichità del Cairo.
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Nel 2008 tirò fuori dal magazzino del sito archeologico di El Ashmunein (250 km a sud della capitale), la parte mancante di una lunga epigrafe. Unita a un’altra già nota, rivelò che Akhenaton, il faraone “eretico” fu il padre naturale di Tut Ankh Amon.
Akhenaton “l’eretico”, perché fu il primo monoteista della storia. In contrasto con il politeismo tebano e soprattutto con la potente casta sacerdotale che lo alimentava.
Il monoteismo amarniano, dalla città di Amarna, dove Akhenaton concentrò il proprio potere, fu introdotto nella seconda metà del XIV secolo a.C. da Amenophis IV, che, in virtù del nuovo credo religioso in onore del dio Sole Aton, assunse appunto il nome di Akhenaton, spostando il centro del regno 500 km a nord rispetto alla vecchia capitale Tebe (oggi Luxor). Peggio ancora, destituì le classi sacerdotali tebane, aiutato in questo dalla sposa Nefertiti che poi ripudiò per sposarsi con Kiya, probabilmente la madre di Tutankhamon.
Scomparso Akhenaton la restaurazione delle classi sacerdotali e del politeismo fu guidata dal consigliere Ay che affidò il trono di Tebe, dove venne riportata la capitale del regno, proprio a Tutankhamon. Chiamato a compiere una controrivoluzione contro il vecchio padre, ormai morto, sepolto e dimenticato. Non solo, ma Akhenaton scompare addirittura nel nulla a causa della restaurazione politeista che si accanì contro di lui con una vera e propria damnatio memoriae distruggendo quasi tutti i segni visibili del suo regno – iscrizioni, sculture e documenti, mentre la città di Amarna fu rasa al suolo.
Una vicenda per certi aspetti simile a quella dell’Inghilterra di quasi mille anni dopo, quando il rivoluzionario Enrico VIII, pur di separarsi dalla chiesa di Roma, nel 1533 mandò al patibolo Caterina d’Aragona per risposarsi con Anna Bolena, che fece la stessa fine tre anni, e successivamente con Jane Seymour. L’obiettivo era quello di avere un figlio maschio, accontentato in questo dalla terza moglie. Anch’essa ripudiata. Enrico – ribattezzato da Roma “difensore fidi”, ovviamente prima che nascesse la chiesa anglicana, alla fine ebbe in tutto sei mogli. Tuttavia, centrali sono le prime tre. Caterina mise al mondo Maria, Anna la figlia Elisabetta, Jane il figlio Edoardo. Quest’ultimo prese il posto del padre, ma morì a 16 anni per lasciare il posto a Maria “la sanguinaria” che riportò, a suon di morti, il cattolicesimo in Inghilterra. Una controriforma fallita, perché una volta finito il regno di Maria, toccò a Elisabetta I e la storia degli anglosassoni virò definitivamente altrove.
Attorno al padre di Tutankhamon ruotano inoltre alcune ipotesi, alcune decisamente interessanti. Come quella sostenuta da Enea Baldi nell’articolo “Le corna di Mosè”, apparso su Rinascita nel marzo del 2010.
Secondo Baldi, nel 1923, Lord Carnarvon e Howard Carter avevano visitato la tomba già tre mesi prima della sua scoperta ufficiale, portandosi appresso diversi oggetti che finirono poi sul mercato clandestino delle antichità egizie. Tra i reperti ritrovati risulterebbero anche alcuni papiri di cui Carnavon e Carter accennano in alcune lettere spedite ad amici e colleghi. Papiri che scomparvero successivamente dagli inventari della tomba di Tutankhamon.
Tuttavia, quando le autorità egiziane minacciarono di togliere l’autorizzazione a proseguire gli scavi, Carter corse al consolato britannico minacciando, qualora non gli fosse stata rinnovata la concessione, di svelare al mondo il contenuto dei papiri¸”…fornendo il vero resoconto…dell’esodo degli ebrei dall’Egitto”. Un episodio riportato da Lee Keedick nelle sue memorie del 1924 con dovizia di particolari.
Qual è dunque l’ipotesi? Semplice, i sacerdoti tebani guidarono un’insurrezione che costrinse il padre di Tutankhamon ad andarsene dall’Egitto per stabilirsi in Palestina con i suoi seguaci. Esiliato per sempre…insieme a Mosè. Quello che aprì le acque del Mar Rosso per far passare gli ebrei in fuga dall’Egitto verso la terra promessa. E magari, assieme a lui, c’era pure quell’eretico di Akhenaton.
Daniele Camilli
La mostra è stata inaugurata il 1° luglio. Sarà possibile visitarla fino al 28 ottobre 2018. Orario continuato: 10 – 19
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