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Viterbo - La Cei ha approvato la costituzione, ma serve il sì della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti

Santa Rosa patrona della Gioventù francescana d’Italia

di Raffaele Strocchia
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Santa Rosa da Viterbo

Santa Rosa da Viterbo

Il corpo di santa Rosa conservato nella basilica

Viterbo – Il corpo di santa Rosa

Viterbo - Il corpo di santa Rosa

Viterbo – Il corpo di santa Rosa

Viterbo – Già patrona di Viterbo, della diocesi, dei fiorai e delle ragazze, santa Rosa potrebbe diventare patrona della Gioventù francescana d’Italia. La sua costituzione è stata approvata dalla Conferenza episcopale italiana, che per tre giorni si è riunita in assemblea in Vaticano. Ma al sì della 72esima assemblea generale della Cei deve ora seguire la conferma della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti.

“Santa Rosa da Viterbo, giovanissima laica molto vicina agli ideali di san Francesco d’Assisi, morta nel 1251 – spiega l’assemblea dei vescovi -. Oggi viene proposta quale modello di vita evangelica da imitare per camminare sulla strada tracciata dal poverello di Assisi e da santa Chiara, ed essere sostenuti in un cammino di vita cristiana coerente e coraggiosa”.

La Cei ha approvato la costituzione di santa Rosa quale patrona della Gioventù francescana d’Italia, il movimento di giovani cattolici che condividono e vivono il Vangelo seguendo l’esempio di san Francesco. Un legame tra Viterbo e il movimento si registra già quarant’anni fa. Nel 1977, quando nella città dei Papi si è tenuta una delle tre assemblee nazionali interobbedienziali che hanno portato all’elaborazione di una prima bozza del nuovo statuto della Gioventù francescana d’Italia, approvato sette anni dopo a Paestum.

La Conferenza episcopale italiana, durante l’assemblea generale, ha approvato anche la costituzione di san Leopoldo di Castelnuovo di Cattaro, comune del Montenegro, quale patrono dei malati oncologici.

“Fin dagli anni ’80 del secolo scorso – sottolinea la Cei – molti medici, ammalati e loro familiari si sono fatti portavoce del desiderio di poter invocare in modo speciale san Leopoldo per una realtà di sofferenza: il tumore, in questo nostro tempo sempre più diffusa e angosciante. I promotori della richiesta, sostenuti da molti fedeli, hanno sottolineato come questo santo, che ha sofferto molto a causa di questa malattia, affrontandola con serenità, spirito di fiducia e abbandono nella bontà divina, possa essere indicato come un esempio nella prova della malattia e come un intercessore presso Dio per invocare il dono della guarigione”.

Anche in questo caso, all’approvazione dell’assemblea generale dei vescovi deve seguire la conferma della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.

Raffaele Strocchia


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16 novembre, 2018

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