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Roma - È quanto emerge dal contatore dei nomi per anno di nascita messo a disposizione dall'Istat

Scompaiono Valeria, Raffaele e Paolo, i nomi dei bambini nell’Italia che cambia

di Daniele Camilli
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Viterbo - Studenti all'uscita di scuola

Viterbo – Studenti all’uscita di scuola

Viterbo - Gli studenti incontrano Gian Carlo Caselli

Viterbo – Studenti

I nomi più diffusi in Italia - Fonte Istat

I nomi più diffusi in Italia – Fonte Istat

I nomi più diffusi tra le comunità straniere - Fonte Istat

I nomi più diffusi tra le comunità straniere – Fonte Istat

In arrivo il "kit scuola"

Scuola – Bambini

Viterbo – Francesca resiste. Paolo no. E quasi più nessuno si chiama Valeria o Raffaele. Lo dice un contatore. Quello dei nomi per anno di nascita messo su dall’Istat. Con tanto di graduatoria di quelli più diffusi tra i bambini nati dal 1999 al 2016. Si trova tutto sul sito dell’istituto di statistica all’indirizzo istat.it.

Il nome da maschio più diffuso, nel 2016, ultimo anno disponibile sul contatore, è Francesco. Seguono, fra i primi 10, Alessandro, Leonardo, Lorenzo, Mattia, Andrea, Gabriele, Matteo, Tommaso e Riccardo.  

Il nome da femmina più gettonato è invece Sofia. Dal secondo posto in poi ci sono Aurora, Giulia, Emma, Giorgia, Martina, Alice, Greta, Ginevra e Chiara. Niente nomi stranieri. Tranne due. Kevin, il nome più utilizzato per i bambini nati da genitori cinesi e tra i più gettonati tra quelli albanesi. Come risulta dal rapporto Istat 2018 “Natalità e fecondità della popolazione residente”. In comune, albanesi e cinesi hanno anche Emily. Così come tra cinesi e rumeni è simile la scelta di chiamare i figli Matteo o Sofia.

Cinesi, albanesi e rumeni hanno una storia comune anche dal punto di vista diplomatico. Negli anni ’60 delXX secolo, l’Albania comunista di Enver Hoxa e la Romania di Nicolae Ceaușescu, isolate dall’occidente e da quasi tutti i Paesi socialisti dell’est Europa, firmarono alleanze con la Repubblica popolare cinese di Mao Tze Tung. Andate avanti e rafforzatesi nel corso degli anni successivi.

Tra gli altri nomi stranieri, rintracciabili in graduatoria, ci sono Gabriel (27esima posizione), Thomas (40°), Samuel (41°) e Isabel (50°). Utilizzati comunque sia già in passato da famiglie italiane. 

Scompaiono dalle graduatorie Istat nomi come Valeria, Raffaele, Paolo. Ed, eccezion fatta per Francesco, primo in classifica dal 2001, anno in cui supera Andrea fino ad allora solo in vetta, alcuni nomi propri della tradizione familiare italiana resistono probabilmente grazie al contributo dei flussi migratori degli ultimi trent’anni. 

“Nomen omen”, “un nome, un destino”. Quello di un Paese e delle trasformazioni che lo hanno attraversato. Nella scelta del nome per il figlio è infatti possibile rintracciare gusti, stili, status, letture e influenza da parte dei mass media sui genitori che lo attribuiscono.

Ad esempio, per quasi tutta la prima metà del novecento erano molto diffusi i nomi riconducibili ai personaggi delle opere letterarie di Tasso e Ariosto molto presenti nella tradizione orale delle culture contadine. L’avvento poi della televisione, e delle telenovelas che hanno introdotto nel tessuto sociale un rapporto quotidiano e costante con il mezzo televisivo, ha introdotto le prime novità portando i genitori a scegliere dei nomi riconducibili non più alla tradizione religiosa e contadina ma ai protagonisti delle fiction e dei caratteri sociali e personali che essi esprimono.

Il modificarsi della distribuzione in graduatoria dei nomi scelti dai genitori per i propri figli attesta un cambiamento culturale in corso o già avvenuto. Se infatti “nome omen” vale ancora, allora ciò potrebbe significare che un nome che scompare è “un destino” culturale che sta per scomparire.

La scomparsa di nomi come Orlando, Tancredi, Clorinda, tanto per citare alcuni esempi, evidenziava a sua volta la scomparsa dal panorama culturale contadino di opere come l’Orlando furioso o la Gerusalemme liberata. Non si leggevano più. Anche perché quella cultura contadina, che, spesso la sera attorno al fuoco, ne aveva da secoli assicurato la trasmissione orale, stava scomparendo sotto i colpi dell’industrializzazione.

I flussi migratori degli ultimi anni evidenziano invece, tra le principali comunità straniere, ossia quelle presenti in Italia da più tempo (rumena, marocchina, albanese e cinese), la scelta di nomi riconducibili al panorama religioso e nazionalistico del Paese d’origine.

Le famiglie di origine marocchina che vivono in Italia scelgono per i propri figli soprattutto nomi come Adam, progenitore dell’uomo in tutti i testi sacri delle religioni monoteiste, Youssef, Giuseppe padre di Gesù, tra i principali profeti del Corano e il più possibile vicino alle culture cattoliche occidentali, e Imran, nome attribuito nella tradizione musulmana al padre di Maria. Tra i nomi scelti all’interno della comunità marocchina ci sono poi Rayan, nome di uno dei cancelli del paradiso, nel quale entrano, secondo la tradizione islamica, solo i digiunatori, Amir per i bambini e Amira per le bambine, che significa principe, principessa e comandante, oppure Sara, moglie di Abramo considerato dai musulmani antenato del popolo arabo attraverso il figlio Ismaele.

Mentre i cinesi scelgono nomi lontani dalla loro tradizione nazionale ma molto simili a quelli adottati da albanesi e rumeni, come se tra queste comunità ci fosse ancora un filo sotterraneo che li lega a partire da un passato precedente alla caduta del muro di Berlino ma in termini storico piuttosto recente, la scelta della comunità rumena cade su nomi come David, Luca, Gabriel e Matteo. Re, profeti ed evangelisti. C’è anche Alexandru che richiama invece la figura di Alessandro Magno, il grande condottiero d’origine Macedone che cambio la storia del mondo classico e quella dell’uomo in generale.

Tra i nomi femminili scelti dalle famiglie rumene c’è poi Sofia. Come la basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, punto di riferimento del mondo cristiano ortodosso fino alla conquista della città da parte dei turchi ottomani nella seconda metà del XV secolo trasformando la basilica in moschea e il nome della città all’epoca Bisanzio, in Istanbul.

Tra le famiglie albanesi, fra quelli maggiormente dati, spunta infine un nome che non si sentiva più da tempo. Enea, personaggio della mitologia greca proveniente da Troia, attualmente sul territorio turco, celebrato da Virgilio come fondatore di fatto della città di Roma.

Per gli albanesi Enea è anche principe dei Dardani, popolo kossovaro antenato degli illiri. Ma quel che più conta riconducibile a quella parte della ex Jugoslavia, il Kosovo, rivendicata dal nazionalismo albanese come parte integrante della “grande Albania”.

Daniele Camilli


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17 dicembre, 2018

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