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Criminalità organizzata - In tre sono imputati di favoreggiamento aggravato dal fine di agevolare un'associazione di stampo mafioso - Due sono fioristi ambulanti d'origine campana stanziali a Viterbo

Killer di camorra presi a Ponte di Cetti, al via il processo ai fiancheggiatori

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Viterbo - Giovanni Tabasco e Gaetano Formicola all'uscita dalla questura

Viterbo – Giovanni Tabasco e Gaetano Formicola all’uscita dalla questura

Viterbo - Giovanni Tabasco e Gaetano Formicola all'uscita dalla questura

Viterbo – Giovanni Tabasco e Gaetano Formicola all’uscita dalla questura

Viterbo – Killer di camorra presi a Ponte di Cetti, al via il processo ai tre presunti fiancheggiatori, due dei quali residenti a Viterbo, rinviati a giudizio dalla Dda di Roma. 

Davanti al collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone, con l’accusa di favoreggiamento aggravato dal fine di agevolare un’associazione di stampo mafioso, Domenico Gianniello, Pasquale Gianniello e Giulio De Martino, tutti d’origine campana, tutti difesi dall’avvocato Leopoldo Perone del foro di Napoli.

Avrebbero favorito la latitanza di Giovanni Tabasco e Gaetano Formicola, 24enni, condannati all’ergastolo per l’omicidio del 18enne Vincenzo Amendola, ucciso a Napoli a colpi di pistola in faccia. I due killer furono arrestati dalla polizia nel corso di un blitz scattato nel pomeriggio del 22 marzo 2016 mentre erano nascosti in un’abitazione della frazione sulla Cassia Sud.

Pasquale Gianniello e Giulio De Martino sono due fioristi ambulanti d’origine campana, residenti da anni nel Viterbese, dove vendono piante per strada col furgone e, secondo quanto emerso durante l’udienza di oggi, imporrebbero acquisti al nero ai negozianti della provincia per evitare che vadano a fargli concorrenza nei rispettivi paesi. 

Residenti fino al 2014 tra Tobia e Tre Croci, dal 2014 si erano trasferiti nella casa di Ponte di Cetti, dotata di un capiente seminterrato, attrezzato a magazzino, con tanto di cella frigorifera per conservare i fiori freschi. 

Quando è scattato il blitz, come ha raccontato il sostituto commissario Giulio Cristofori, all’epoca in forza alla squadra mobile della questura di Viterbo, stavano rincasando col furgone.

In casa, invece, oltre ai due latitanti, individuati col binocolo dai colleghi della mobile di Napoli mentre stavano in giardino, guidati a Viterbo dalle celle telefoniche, c’erano l’altro imputato, Domenico Gianniello, nipote di Pasquale, residente a Napoli, oltre alla fidanzata 17enne di uno dei due killer, Assunta Gianniello, e le nonne dei latitanti, Giulia Formicola e Maria Domizio, giunte apposta per Pasqua. La Domizio è la moglie del capoclan ergastolano Ciro Formicola, considerata la reggente della cosca. 

“I colleghi di Napoli sono arrivati la mattina, dopo avere intercettato tramite la cella telefonica il potenziale nascondiglio dei killer latitanti sulla Cassia Sud. Allora abbiamo individuato la casa dei venditori di fiori napoletani. Col binocolo gli uomini della mobile campana hanno avvistato in giardino uno dei ricercati. Ma prima di fare irruzione, verso le 17, abbiamo aspettato circa tre ore. Dopo avere cinturato la zona è scattato il blitz, mentre Pasquale Gianniello e Giulio De Martino stavano rientrando col furgone assieme a un loro ospite, anche lui napoletano”, ha spiegato Cristofori. 

In seguito al blitz, la direzione distrettuale antimafia di Roma ha autorizzato le intercettazioni a carico degli attuali imputati, sei telefonate più una captazione ambientale sul furgone dei fioristi, di cui la pm Conti ha chiesto la trascrizione. Il 6 febbraio sarà affidato l’incarico al perito, mentre l’8 maggio, alle ore 14.30, riprenderà i processo ai presunti fiancheggiatori dei camorristi.

Silvana Cortignani

 

 

 


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10 gennaio, 2019

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