Viterbo – La partita degli invisibili. Al Pilastro, quartiere popolare a nord di Viterbo. Ieri mattina. Rifugiati, richiedenti asilo e la scuola calcio polisportiva Celleno.
Un’iniziativa organizzata dall’associazione Sans Frontière perché, come ha detto la presidente Lukusa Thsiela, “questo è il momento in cui tutti dobbiamo alzare la voce e dire no al decreto del ministro dell’interno Matteo Salvini che rende impossibile la vita delle persone”. Non nel mio nome. Gente che alza la testa contro una legge ingiusta. E prova anche a prendere in mano un bene comune, come un piccolo campo di calcio, per renderlo accessibile a tutti.
Multimedia – Fotogallery: La partita degli invisibili – Video: L’iniziativa di solidarietà di Sans Frontière
Il campo è quello che sta in fondo al parco Robinson-Peppino Impastato dove ad agosto dello scorso anno il deputato di Fratelli d’Italia Mauro Rotelli aveva puntato il dito contro un gruppo di stranieri accusato di aver allontanato alcuni ragazzini che stavano giocando. Qualche ripresa col cellulare, un po’ di tensione con i residenti e infine l’intervento di carabinieri e polizia, senza che nessun reato fosse stato rilevato.
Da quel momento, parrocchia del sacro Cuore e associazioni che lavorano nel quartiere si sono mobilitate e il campo di calcio è diventato un punto di riferimento per iniziative di solidarietà. Come quella di ieri. Due partite, una tra grandi, rifugiati e qualche ragazzo del quartiere, e l’ultima con i bambini della polisportiva di Celleno. Bianchi contro blu. Finita ai rigori.
“L’idea – ha detto Umberto Cinalli del Tavolo per la Pace – è quella di proseguire questa esperienza di collaborazione e di dar vita a un gruppo, con la parrocchia, il quartiere e i ragazzi dei centri di prima accoglienza, in grado di lavorare sulle piccole manutenzioni del campo e del parco Impastato. L’obiettivo è fare un piano di piccola gestione in modo che tutti quanti possano sentirsi coinvolti”.
Viterbo – La partita di solidarietà di Sans Frontière
Tante le sigle presenti all’iniziativa voluta da Sans Frontière, finita con un pranzo di solidarietà e condivisione nei locali messi a disposizione dalla parrocchia del Sacro Cuore guidata da don Flavio Valeri.
C’erano la Casa dei diritti sociali della Tuscia, il Tavolo per la Pace, l’Associazione romana-laziale di affidamento familiare (Arlaf), Parva casa delle donne, il centro culturale di iniziativa omosessuale L’Altro circolo e Bleu, l’associazione per la tutela del lago di Bolsena.
Con loro anche Ada Tomasello dell’Usb federazione del sociale. “Condividiamo – ha spiegato – lo spirito di un’iniziativa che vuole ancora una volta sottolineare l’importanza dell’integrazione e del rispetto. E dimostrare che c’è un’altra Italia”.
Viterbo – Umberto Cinalli
Viterbo – Ada Tomasello
Il Pilastro è uno dei più grandi quartieri popolari di Viterbo. Qui calcio e politica, un tempo, sono stati pane quotidiano. Il campo di calcio è incastrato in mezzo ai palazzi e circondato da un muro. Da una parte e dall’altra due scritte. Fatte con la vernice. Vecchissime. W la Lazio e W il Pilastro. Attorno altre scritte murali. Contro Fanfani, più volte ministro e presidente del consiglio tra gli anni ’60 e ’70. Contro il fascismo e il fermo di polizia. Con gli anni, qualcuno ha cancellato il passaggio contro il fascismo mantenendo invece gli altri due. C’è pure “Msi fuorilegge”. E nessuno l’ha toccata. Girando per il quartiere si trovano ancora falce e martello e un’altra scritta, questa volta con la bomboletta, “al fin liberi siam”. Fischia il vento, inno partigiano.
In via della Liberazione c’è poi la sede dell’Arci circolo Ferento. Come quelle di una volta. Con la bandiera che sventola all’ingresso. Nel quartiere s’affaccia inoltre lo stadio della Viterbese e ci sono due istituti superiori, l’Itis e l’Orioli, una scuola alberghiera e un’istituto comprensivo. Lungo le vie, spiazzi, bar e pizzerie. Tra prato giardino, il Riello con il tribunale e l’università e il quartiere San Faustino con il convento agostiniano della Trinità.
Viterbo – Lukusa Tshiela
Viterbo – Il quartiere Pilastro
“Il decreto Salvini – ricorda Lukusa Thsiela – abolendo il permesso di soggiorno per motivi umanitari, rischia di rendere le persone invisibili. Uomini e donne che vivranno sul territorio ma noi non le conosceremo. Il decreto Salvini genera insicurezza. Una situazione molto delicata. Questo è il momento in cui tutti dobbiamo alzare la voce e dire no a questo decreto che rende impossibile la vita delle persone”.
“Sans Frontiere” è un’associazione interculturale nata nel 2004 per promuovere la tutela di tutti i cittadini, specialmente immigrati, creando un punto di riferimento dove possano reperire informazioni, sostegno, supporto e orientamento. La finalità è l’integrazione dei migranti nel tessuto sociale, sanitario, economico e culturale.
Viterbo – La chiesa del Sacro Cuore
Viterbo – Il circolo Arci del Pilastro
Al Pilastro la parrocchia di don Flavio non è rimasta in silenzio nei riguardi del razzismo montante lungo tutta la penisola. Si è fatta subito parte attiva, costruendo una rete per mantenere vivo lo spirito di solidarietà che da sempre caratterizza il quartiere. Sulla chiesa un manifesto con l’invito a partecipare alla catechesi e una citazione di Papa Francesco. “Non lasciatevi rubare la speranza”.
Qui, fra case popolari e viali alberati, è cresciuta buona parte della classe dirigente viterbese. Quella che ogni anno tira su la mini macchina di Santa Rosa e che grazie al centro sociale del presidente Luciano Barozzi s’è inventata la calza della Befana più lunga del mondo. Con il ricavato della vendita delle calze donato sempre a chi ne ha bisogno. Come l’associazione Campo delle rose che si occupa di riportare a Viterbo ragazzi e ragazze autistici che finora devono fare avanti e indietro con Arezzo.
Viterbo – Pier Antonio Bignotti
Viterbo – Scritte sui muri del Pilastro
“La polisportiva Celleno tiene molto all’integrazione – ha sottolineato il presidente della società sportiva Pier Antonio Bignotti -. Per questo abbiamo partecipato. Una partita di solidarietà”.
Bignotti fa parte della comunità cattolica di base dell’ex convento francescano di Celleno. Con tanto di casa editrice, La Piccola Editrice, e un progetto di solidarietà in Guatemala. Un’esperienza nata all’inizio degli anni ’80 con “famiglie che ispirandosi laicamente ai valori evangelici – sta scritto sul sito internet della comunità – condividono tutto: denaro, obiettivi, speranze, esperienze, gioie e dolori”.
I ragazzi della polisportiva arrivano in tarda mattinata. E si fiondano subito verso il campo dove nel frattempo stanno giocando quelli più grandi. Entrano alla spicciolata. Assieme ci sono i genitori. Un ragazzino salta il muretto e grida: “pippe! So’ arrivato pe’ primo!”. Gli altri lo raggiungono. Se la ridono. Poi s’avventano sul pallone. E non vedono l’ora di giocare. Si mischiano, poi prendono posizione e iniziano la partita.
Viterbo – Jawad Mohacht
Quando s’arriva ai rigori, Mario, il portiere, li para tutti e per tutti. Indipendentemente dalla squadra con cui ha giocato. Non gli risulta però chiara una cosa. “Se li paro per tutti – fa presente Mario – allora sono l’unico che vince”. “Devi essere imparziale – gli risponde un compagno di squadra -. Devi essere Buffon”, l’ex portiere della nazionale di calcio.
“Una polisportiva molto organizzata – conclude Jawad Mohacht, uno dei genitori presenti -, che dedica tanto tempo ai bambini”. Con un solo obiettivo. “Farli stare bene”.
Daniele Camilli
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