Viterbo – I vestiti nuovi dell’istituto tecnico. L’Itt “Leonardo da Vinci” li ha affidati a uno studente, un ragazzo di Viterbo. Riccardo Centoscudi della 4a A elettrotecnica. Ha vinto un concorso interno alla scuola e ha avuto lui l’incarico di creare il nuovo logo e una vera e propria linea di abbigliamento dell’istituto. “Per rafforzare il senso di appartenenza – ha detto Centoscudi – a una scuola che insegna e ci aiuta in vista del futuro”. La linea non verrà venduta nei negozi. Per avere un capo bisogna contattare l’istituto.
“Tutto è iniziato quando un ex studente – racconta Centoscudi – che oggi fa il grafico, ha contattato noi rappresentanti della scuola proponendoci l’idea di un logo e di una linea di abbigliamento. Ci siamo poi confrontati con il dirigente scolastico e siamo arrivati alla decisione di creare un concorso interno alla scuola per far disegnare agli studenti un logo che rappresentasse l’istituto. Destinato a una linea di abbigliamento”.
Fotogallery: L’Itt Leonardo Da Vinci di Viterbo – Il quartiere Pilastro
I progetti presentati sono stati 12. “A quel punto – prosegue Centoscudi – è stata avviata una votazione rivolta a tutti gli studenti. I 4 più votati sono stati poi valutati da una giuria tecnica che ha scelto il vincitore. L’obiettivo principale che ci siamo posti come rappresentanti d’istituto è stato quello di rafforzare il senso di appartenenza a una scuola che insegna e ci aiuta in vista del futuro”.
Viterbo – Il nuovo logo dell’Itt Leonardo Da Vinci
Il logo riporta l’anno di nascita della scuola e segni grafici che richiamano gli attrezzi del mestiere, laboratori, apparecchiature tecniche, geometrie e design industriale, e al tempo stesso, se lo si osserva bene e lo si fa girare su se stesso, le lettere compongono il nome di “Leonardo”.
La linea di abbigliamento è fatta di felpe, con e senza cappuccio. E magliette a maniche corte. I colori sono nero, bordeaux, bianco e viola. Una “tuta blu” da indossare e che fa la differenza. Come metalmeccanici con le scarpe da ginnastica.
Viterbo – Riccardo Centoscudi
Un logo e una linea di abbigliamento che raccontano uno degli istituti tecnici più datati e importanti della Tuscia cercando di farne rinascere lo spirito di appartenenza. Una scuola che fino a pochi anni fa era chiamata a formare intere generazioni in vista del lavoro e non dell’università e che oggi cerca, anche con sacrificio, di specializzare i ragazzi attorno alle innovazioni della tecnologia informatica e dell’elettronica. Provando anche a prendere spunto da loro, come nel caso del logo e della linea di abbigliamento. Sempre con la speranza di formare i quadri intermedi di un’azienda o una multinazionale.
Dovendo però gestire, tra diverse difficoltà, anche le contraddizioni sociali che caratterizzano gli adolescenti delle zone periferiche della città o delle aree rurali più periferiche della provincia. Contraddizioni sociali, spesso conflittuali, che si riflettono all’interno della scuola impegnando il corpo docente e amministrativo a svolgere ruoli di garanzia e di tutela ben più difficili rispetto a un istituto umanistico. All’Itis, ci si fanno veramente le ossa. su entrambi i fronti, docenti e studenti.
L’Itt è venuto su negli anni sessanta, a cavallo tra un dopoguerra agricolo, che a Viterbo si prolungherà fin dentro gli anni ’80, e una società industriale al seguito del boom economico e delle migrazioni interne.
E’ una scuola che, assieme alle elementari, anche queste lungo via Alessandro Volta, e all’istituto superiore Orioli poi, è stata inoltre uno dei momenti più avanzati di un’idea di quartiere che al Pilastro, dove l’Itt sta, ha trovato la sua realizzazione. In termini di speranza e riscatto sociale. L’Itis è stato per decenni il punto di riferimento di famiglie di lavoratori che per la prima volta hanno potuto mandare i figli negli istituti superiori con la prospettiva di diventare quadri aziendali e fare un salto in avanti, in termini di stipendio e qualità della vita, rispetto ai propri genitori. Contadini, operai, impiegati. L’idea di un quartiere armonico, con le scuole, il parco, l’edilizia residenziale, i giardini verdi, la chiesa e un circolo Arci che ha gli stessi anni della Costituzione. Settantuno. Una zona che oggi, a guardarla bene, con le sue pergole e le sue strade alberate, ha le stesse potenzialità della Garbatella a Roma. E probabilmente al Pilastro c’è una varietà di piante addirittura superiore.
Oggi la società industriale non c’è più, l’Itt sì. E si chiama sempre “Leonardo Da Vinci”. Con nuovi indirizzi. E nel suo ultimo Piano triennale (Ptof 2019-2022), approvato dal collegio docenti a dicembre e pubblicato sul sito dell’istituto, racconta della sua condizione e delle sue difficoltà. Mostrando il volto vero di una scuola che, come tante altre, ogni giorno si confronta con una realtà sociale molto complessa e percorsa da tensioni sconosciute fino a poco tempo fa. Un documento che racconta innanzitutto gli studenti e la loro condizione sociale. Gli stessi a cui l’Itt ha affidato l’incarico di rifondare l’immagine contemporanea di un istituto tecnico. Ragazzi e ragazze che ogni si fanno ore di viaggio per andare a scuola, alzandosi all’alba per tornare a casa nel pomeriggio, d’inverno, spesso, quando è buio.
Viterbo – L’Itt Leonardo Da Vinci
“Gli studenti – sta scritto nel Ptof dell’istituto Da Vinci – provengono per il 70% da piccoli comuni di meno di 5000 abitanti, 30% dal capoluogo. Si tratta di contesti che possiedono un certo grado di integrazione, appartenenza, tradizioni e alcuni presidi culturali, come biblioteche, piccoli musei e teatri. Gli studenti di cittadinanza non italiana, nati in Italia o qui giunti in infanzia, i cui risultati scolastici sono nella media dell’istituto, sono oltre il 12%. Gli studenti stranieri sono ben integrati e partecipano attivamente alla vita della scuola”. Moltissimi utilizzano l’ora alternativa alla religione cattolica. Una delle pochissime scuole della Tuscia ad attivarla.
Il contesto sociale degli studenti “non e’ di tipo urbano – sottolinea il documento programmatico della scuola – con conseguenti limiti nell’offerta culturale più aggiornata. Questa popolazione proviene da un bacino di circa 60 piccoli comuni che in media non superano i 3000 abitanti. Sono pertanto pochi coloro che si ritrovano in continuità di esperienze scolastiche o di reciproca conoscenza. I genitori sono in prevalenza artigiani, operai, impiegati, casalinghe”.
Tra i genitori degli studenti sono “pochi i professionisti, assenti gli insegnanti, prevalenza di madri casalinghe. Ci sono singoli casi di povertà e disagio su cui la scuola interviene con proprie risorse, raramente in collaborazione con gli enti locali”.
Viterbo – La felpa dell’Itt Leonardo Da Vinci di Viterbo
Diversi studenti, nella scuola sono più di mille, per entrare al suono della campanella delle 8 e 10 si alzano alle cinque della mattina per affrontare viaggi interminabili e tornare a casa nel secondo pomeriggio e ritrovarsi, a volte, in situazioni sociali difficili da gestire per un adolescente. A loro disposizione soltanto un servizio di trasporto pubblico, su gomma e rotaia, che si muove lentamente tra decine di piccole realtà comunali mal collegate tra loro. Poche le ragazze, rintracciabili quasi esclusivamente nel biennio. Forte invece la componente femminile tra il personale docente e amministrativo. In quest’ultimo caso, dalla vice presidenza alle donne che lavorano in ufficio e sostegno degli studenti in difficoltà, danno alla scuola una spina dorsale solida, capace di gestire al meglio anche un edificio che si estende su una superficie enorme. Centinaia e centinaia di metri quadrati con un’aula magna, appena ristrutturata, capace di contenere 1400 studenti.
Viterbo – Il parco Peppino Impastato
Davanti alla scuola il parco Robinson dedicato a Peppino Impastato. Attorno, il Pilastro, storico quartiere popolare di Viterbo, con le sue case di edilizia residenziale e il ponte del Riello, a due passi dall’istituto superiore, che lo collega alla zona dell’Università e del Palazzo di giustizia. Dopodiché, c’è la periferia della città con i grandi quartieri di Villanova e Santa Barbara.
Viterbo – Il parco Peppino Impastato
Nella scuola c’è pure una squadra di biliardo, capitanata dal professore di educazione fisica Giuseppe Misuraca, che è diventata una vera e propria eccellenza nazionale. Tanti i premi ottenuti in varie competizioni nazionali riguardanti anche gli altri insegnamenti della scuola.
Luca Damiani, dirigente scolastico del Leonardo da Vinci di Viterbo
Alcuni studenti stranieri vivono da soli perché hanno i genitori all’estero, per lavoro. Parecchi sono gli stranieri di seconda generazione che, fuori dalla scuola, fanno una vita distinta e distante rispetto ai loro coetanei italiani. E hanno i loro circuiti ben strutturati, dal mondo religioso a quello sportivo. Per i musulmani, la preghiera del venerdì nella grande sala adibita a moschea in via Garbini è un appuntamento imprescindibile. Così come la chiesa ortodossa in via Saffi un punto di riferimento assoluto per gli studenti ortodossi. La famiglia, e le figure che la contraddistinguono, sono per gli studenti stranieri un valore solido cui aderire con piena, e a volte incondizionata, obbedienza.
Alcuni lasciano la scuola in corso d’opera. Per emigrare in un altro paese e seguire i propri genitori. Gli studenti stranieri sono poi tra i più bravi e preparati della scuola. Soprattutto nelle discipline legate a laboratori e programmazione informatica. Forte è la componente originaria dell’est Europa e del nord Africa. C’è anche chi è entrato in Italia quando era piccolissimo, al tempo delle migrazioni degli anni novanta. Con i professori stabiliscono, col tempo, un rapporto conflittuale e di rispetto profondi. Avvertono pienamente il clima di razzismo emerso con forza negli ultimi anni. E iniziano a guardare con distacco, e una buona dose di sospetto, e talvolta rabbia, la politica italiana.
I docenti sono per lo più sindacalizzati. Cgil, Cisl e Uil. Così come il personale amministrativo. Sindacati che si concentrano soprattutto sugli aspetti legati al contratto nazionale e alle relazioni di lavoro interne all’istituto. Gli studenti negli ultimi tempi si sono invece spostati da tutt’altra parte, con una forte presenza del Blocco studentesco, l’associazione di destra legata a Casapound, sgonfiatasi tuttavia nel giro di due-tre anni. Rappresentando però un punto di riferimento anche per ragazzi stranieri provenienti dall’est Europa, in particolar modo Albania e Kosovo. Paesi giovanissimi. In Kosovo il 53% della popolazione ha meno di 25 anni. Paesi dove l’anticomunismo è forte e radicato. Derivante soprattutto dalle recenti guerre con la Serbia, contro la quale alcuni parenti degli studenti hanno combattuto, militando anche nell’Uck, l’esercito di liberazione del Kosovo.
Una volta invece erano le organizzazioni studentesche di sinistra ad avere la meglio. Almeno fino ai primi anni del 2000. Alcuni anarchici, che a cavallo tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo furono molto attivi a Viterbo, avevano studiato all’Itis di via Alessandro Volta.
Un convegno organizzato dal Leonardo Da Vinci
“L’università – prosegue il Ptof – è abbastanza attiva nel favorire il collegamento con la scuola ed esiste una grande varietà di associazioni culturali e di volontariato, sia nel capoluogo che nei piccoli centri. L’ente locale (Provincia) ha operato per la scuola nei termini strettamente previsti dalle norme, per la manutenzione edilizia in modo complessivamente soddisfacente. La scuola opera per tutti i suoi progetti cross-curricolari o di approfondimento curricolare sia in reti di associazioni, sia in convenzione con Unitus e riceve supporto nei progetti di ASL grazie a progetti con fondi dedicati”.
La scuola ha a disposizione 30 laboratori 300 computer. “Notevole è anche il patrimonio storico strumentale della scuola ancora funzionante – sottolinea il documento programmatico – in particolare in dotazione ai reparti di lavorazione dell’area meccanica”.
I docenti sono 87, gli amministrativi 30. Gli indirizzi di studio 13. C‘è anche un corso serale con due indirizzi. Dirigente scolastico, il preside di una volta, professori e personale amministrativo hanno di fronte ai loro occhi, come spiega bene il Ptof dell’istituto, studenti provenienti da un “territorio provinciale esteso, poco densamente popolato e dalla popolazione prevalentemente anziana”. Con un “tasso di immigrazione superiore agli altri capoluoghi del Lazio, esclusa Roma” e un “tasso di disoccupazione più alto rispetto a quello di Rieti e della capitale. La ricchezza dell’associazionismo è dissipata dalle mancate sinergie se non dalla competizione reciproca. I comuni non collaborano con la scuola, quanto ai bisogni specifici di alcuni studenti. Il mondo imprenditoriale non fornisce supporto alla scuola. La mancanza di un’effettiva collaborazione con le associazioni imprenditoriali, rende difficile l’implementazione di progetti, riferiti all’orientamento e alla occupabilità”.
Viterbo – Le case popolari del Pilastro
Nonostante questo, le competenze sono altissime e saper “programmare” un sistema è veramente l’arte del XXI secolo. E tra i docenti di italiano e storia c’è anche Franco Limardi, scrittore. Al suo esordio, nel 2001, ha ottenuto la menzione speciale della giuria del Premio Calvino con il romanzo “L’età dell’acqua”. Tra gli altri docenti, professionisti affermati e matematici di livello.
“Il personale della scuola – sta scritto nel piano triennale – è prevalentemente stabile e in servizio nella scuola da oltre 10 anni. Le richieste di trasferimento sono statisticamente non rilevanti ed è apprezzata come valore aggiunto ai fini della permanenza. Il profilo di competenza tecnica e specialistica dei docenti di indirizzo è elevato, esplicandola gli stessi a livello di libera professione”. Molti di loro hanno saputo sviluppare percorsi paralleli a quelli didattici mettendo gli studenti a confronto con fatti e dinamiche che li aiutano ad affrontare meglio una quotidianità, e un futuro, che per molti non è, e non sarà, affatto facile.
Daniele Camilli
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564Informativa GDPR