Caso Anna Frank, Lotito smentisce la frase: «Famo 'sta sceneggiata», c'è un audio. Corona nel Tevere

Un audio in aeroporto cattura alcune frasi che sarebbero state pronunciate dal presidente biancoceleste. I fiori lasciati davanti alla Sinagoga dal presidente biancoceleste sono stati gettati nel fiume
Caso Anna Frank, Lotito smentisce la frase: «Famo 'sta sceneggiata», c'è un audio. Corona nel Tevere© ANSA

ROMA - Sono stati ritrovati nel Tevere i fiori lasciati ieri della Lazio alla Sinagoga durante la visita del presidente Claudio Lotito come segno di scuse per gli adesivi antisemiti affissi all'Olimpico in cui compariva Anna Frank vestita con la maglia della Roma. Secondo quanto si è appreso, la corona è stata avvistata in tarda mattinata. Non è escluso che sia stata gettata la scorsa notte. Secondo la ricostruzione di Corriere.it gli autori sarebbero dei ragazzi della Comunità ebraica offesi dalla scritta "Hai fratelli ebrei" lasciato da un tifoso biancoceleste di nome Claudio. 

IL POST DI NINA MORIC

«FAMO STA SCENEGGIATA» - "Famo 'sta sceneggiata". Così il presidente della Lazio Claudio Lotito in una telefonata fatta dal check in dell'aeroporto prima di prendere il volo da Milano per la visita alla Sinagoga di Roma. L'audio delle parole di Lotito è contenuto in un video pubblicato sul suo sito dal Messaggero, che stamattina aveva anticipato la conversazione sul giornale.  Nella telefonata, che si sente nell'audio del Messaggero pubblica nel video con i sottotitoli, Lotito domanda se il vice rabbino o il rabbino saranno presenti in Sinagoga. «Solo il rabbino c'è?», chiede al suo interlocutore che probabilmente gli dice che il rabbino è a New York. «Il rabbino e il vice rabbino a New York? Non valgono un c... questì, incalza il presidente della Lazio. 'Capito come stamo...'. E conclude: 'Famo sta sceneggiata, te ne rendi conto?».

LOTITO SMENTISCE FRASE INCRIMINATA - Claudio Lotito smentisce di aver parlato di 'sceneggiata da fare', come riferito dal Messaggero a proposito della sua visita di ieri alla Sinagoga, e minaccia querele: «Non ho mai detto quella frase». Il presidente della Lazio trova come testimone il parlamentare del Pd Dario Ginefra, vicino di posto in prima fila sull'aereo delle 20 di lunedì da Milano a Roma: «Lotito - racconta all'ANSA Ginefra - all'atterraggio a Roma cercava disperatamente un contatto attraverso i suoi col rabbino capo di Roma che però era a New York: questo è vero, ho sentito la ricerca di un contatto. La frase 'facciamo questa sceneggiata', invece io non l'ho sentita. Lotito è un uomo che per idee politiche, credo sportivo e altre ragioni è quanto di più distante da me: non ho motivo di prendere le sue parti, ma quel che è giusto è giusto... Mi può essere sfuggita mezza parola, ma era evidente che il presidente della Lazio - prosegue il parlamentare del Pd - cercava di trovare un'immediata risposta all'idiozia commessa da una piccola parte della tifoseria biancoceleste, e francamente da parte sua non pareva ci fosse voglia di banalizzare il gesto. Tra l'altro - conclude Ginefra - mi dà fastidio il falso perbenismo di chi tratta le persone più ruvide e spontanee come Lotito quasi fossero grottesche e poi gestisce in guanti bianchi damerini che hanno rapporti con curve condizionate da presenze criminali di stampo mafioso. Non mi piace questa doppia lettura del mondo sportivo».

RIZZOLI - «È una cosa fondamentale. Non è importante, è storia. Quando si parla di storia sono fatti successi, accaduti, gravi, importanti ed un momento di riflessione soprattutto di ricordo». Così il designatore arbitrale di serie A Nicola Rizzoli ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul momento di riflessione che ci sarà stasera sui campi della massima serie nei quali sarà letto un brano del 'Diario di Anna Frank'. «La storia non va dimenticata, bisogna partire da lì per fare dei passi in avanti - ha concluso Rizzoli - e credo che il messaggio che si voglia dare con questa lettura sia proprio ricordiamo la storia e facciamo dei passi in avanti, non torniamo indietro».

OSSERVATORIO ANTISEMITISMO - «Mi fa venire i brividi chi mette su Facebook l'immagine di Anna Frank con la divisa della sua squadra, mi sembra molto demagogico, così come è pericoloso scendere in campo con la stella di David, perché i colpevoli si sentiranno degli eroi»: come responsabile dell'Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC onlus) di Milano, Betti Guetta è convinta che «non fare pubblicità, sia più utile che continuare a rilanciare». Per la studiosa, infatti, l'antisemitismo «va analizzato in una riflessione più ampia sul rancore sociale, sul disagio, è quasi rischioso enfatizzare troppo, perché prima dell'antisemitismo ci sono molta ignoranza e superficialità». In questo senso «quelli delle curve sono gli stessi che buttano le banane ai giocatori di colore, è una minoranza che fa queste cose da sempre. È importante che se ne parli, ma leggere Anna Frank allo stadio è inutile demagogia, che regala ancora più importanza a questi fanatici». Contro certe offese, per Guetta, «ci vogliono rispetto e silenzio. Non mi piace chi oggi porta una corona in sinagoga, ci sono tempi e luoghi per ogni cosa. Lotito dovrebbe occuparsene nel suo, non portare delle scuse a una collettività ferita, ma farsi carico del problema con una decisione: il divieto di ingresso allo stadio o una multa in denaro talmente alta che faccia passare la voglia di fare idiozie». Quella di questi giorni, per Guetta, «è una reazione isterica, cui non segue nulla: quanti je suis abbiamo fatto? ogni volta scriviamo je suis qualcosa, ma con questo non si intacca il mondo in cui bisognerebbe uscire ad arrivare, quello delle squadre, delle scuole». Ogni giorno, come Osservatorio, «raccogliamo sui social cose che uno nemmeno si immagina, se le rilanciassimo ogni volta - conclude - i responsabili farebbero salti di gioia».

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