Il congresso del Pd

di Pierluigi Castellani

Con le dimissioni da segretario nazionale di Maurizio Martina è ufficialmente iniziato il percorso congressuale del PD. Sembrerebbe, stando ai sondaggi, che questo partito non interessi molto all’opinione pubblica italiana eppure non sono pochi i commentatori politici, che sui più grandi quotidiani nazionali si interrogano sul futuro di questa forza politica spingendosi anche a fornire suggerimenti per come questo partito possa recuperare una forte identità in un quadro nazionale ed europeo in cui le forze progressiste non sembrano avere molto appeal. Al PD si rimprovera anche di non saper fare opposizione alla maggioranza sovranista e populista che governa il paese. Sembra quasi che da questi commenti traspaia un che di nostalgia se non di vero e proprio rimpianto per il ruolo oggi perduto dal centrosinistra nel governo del paese. E’ abbastanza singolare che ciò si avverta anche negli scritti di chi nel passato non è stato affatto tenero nei confronti del PD e della coalizione di centrosinistra, tanto che verrebbe da chiedere a questi preoccupati politologici : “ma allora perché il PD non lo avete votato il 4 marzo scorso?”

La verità è che, al di là di quanto si registra nei sondaggi favorevoli al governo Salvini-Di Maio, si sta diffondendo tra coloro che sono più avveduti e preoccupati per le sorti del nostro paese, la considerazione che il governo giallo-verde, nonostante le reiterate dichiarazioni in senso contrario, sta mettendo in serio pericolo la permanenza dell’Italia in Europa e nell’Eurogruppo mentre i primi atti di governo appaiono sempre più un prolungamento della campagna elettorale anziché una seria presa di coscienza di quanto ha veramente bisogno il nostro paese. C’è da aggiungere che sta anche insorgendo la preoccupazione, tra gli attenti alle  cose politiche di casa nostra, che alcune dichiarazioni dei leader politici legapentastellati e loro concreti atti di governo stiano scrivendo una costituzione materiale  molto lontana dalla costituzione formale da tutti conosciuta e che quindi ci si stia allontanando pericolosamente dalla democrazia liberale ed occidentale in cui fino ad ora siamo vissuti. L’attacco di Beppe Grillo al Capo dello Stato contenuto nella sua richiesta di riscrittura dei poteri di garanzia sanciti nella costituzione ( quella formalmente scritta e vigente), la prefigurazione della superfluità del parlamento ipotizzata da Davide Casaleggio, i provvedimenti sfornati dal ministro dell’interno Matteo Salvini sulla riduzione dei diritti civili finora riconosciuti a tutti senza distinzione di nazionalità di provenienza e la sua accentuazione continua sul diritto di usare le armi per la difesa personale senza alcuna limitazione, il giustizialismo sfoderato dal ministro della giustizia Bonafede e tante altre cose, che sarebbe lungo elencare, stanno a dimostrare come la nuova maggioranza sia insofferente di quei pesi e contrappesi, che contraddistinguono una democrazia di stampo occidentale da quella di stampo autoritario, come è conosciuta in alcuni paesi sudamericani , nella Russia di Putin o nella Turchia di Erdogan. Certo ci sarebbe da chiedersi perché mentre questa preoccupazione si nota nei commenti di alcuni grandi quotidiani del paese invece non la si nota, anzi si registra un assordante silenzio, da parte di quella schiera di costituzionalisti, che invece insorsero come un sol’uomo contro la riforma costituzionale poi bocciata nel referendum del dicembre 2016. In ogni caso è importante questo rinnovato interesse per il congresso del PD, che certamente deve trovare la strada giusta per tornare ad essere protagonista della politica italiana. Ma se si parla del PD così diffusamente sta anche a significare ,che chi risulta critico nei confronti dell’attuale maggioranza di governo implicitamente riconosce che solo intorno al PD può costruirsi una valida alternativa al populismo sovranista che ci governa. Senza il PD non può costruirsi alcuna alternativa, che abbia proposte credibili di governo, non solo per l’Italia ma anche per l’Europa. Infatti senza un’Europa autorevole e riformata nessuno può uscire dall’attuale stagnazione economica né porsi credibilmente interlocutore di paesi come l’America, la Russia e la Cina, che stanno dettando, spesso unilateralmente, i nuovi rapporti commerciali tra gli stati e rischiano di gestire l’agenda della pace con esiti preoccupanti se non del tutto negativi. Credo che il congresso del PD debba ripartire proprio da qui. Deve saper cogliere i segnali, più o meno diffusi, di preoccupazione, che serpeggiano all’interno dell’opinione pubblica per tentare di fare del nostro futuro non già il luogo della paura bensì quello della speranza.

 

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