Ambiente, Liberati (M5S): “Sui rifiuti festival di lentezze e opacità”

PERUGIA – “In questo festival di lentezza & opacità, finisce nelle nostre discariche ben il 54 percento dei rifiuti raccolti, a fronte di una differenziata che aumenta solo sulla carta,
essendo, appunto, di scarsa qualità. Gli obiettivi europei 2030, che limitano il conferimento al 5 per cento degli scarti, restano lontanissimi: la privatizzazione del servizio rifiuti, gioia delle ecomafie, si è tradotta in un autentico e costosissimo fiasco. Che tuttora perdura: anche questa è la politica-spazzatura della Regione Umbria”. Lo dichiara il consigliere Andrea Liberati (M5S) commentando i dati sul ciclo dei rifiuti in Umbria illustrati in Seconda commissione (https://tinyurl.com/pianorifiutiumbria).

Commentando il rapporto e le audizioni svolte dalla Commissione, Liberati sottolinea che “i dati arrivano in Commissione con un ritardo di ben otto anni rispetto alle previsioni di legge mentre la legge medesima imponeva di farlo ogni anno. Inoltre il Piano rifiuti a cui si fa riferimento è scaduto da un lustro oltre a essersi già rivelato ampiamente permeabile al partito degli affari, concettualmente arrugginito, largamente inattuato, faticosamente aggiornato ogni qual volta con delibere di Giunta e determine
dirigenziali, mettendo pezze su pezze a un tessuto liso, scavalcando l’Assemblea”.

“Nonostante il Piano sia più che ammuffito – rileva Liberati – l’assessore Fernanda Cecchini ha sostenuto che non ce ne sarà uno nuovo, fin quando l’Autorità unica rifiuti e idrico (Auri) non provvederà per le proprie competenze. Il cerino finisce in mano all’Auri che, con il proprio Piano d’Ambito, dovrebbe dare attuazione alla obsoleta programmazione regionale sui rifiuti. Peccato che l’Auri – aggiunge Andrea Liberati –
sia in ritardo di quasi cinque anni sulla tabella di marcia, essendosi insediata soltanto nel 2017 anziché nel 2013. Non produrrà il Piano d’Ambito prima della fine del 2018 e riuscirà, forse, a deliberare un Piano preliminare, con linee di indirizzo non cogenti, entro fine 2017. Un termine che però non tiene conto del necessario confronto con associazioni, comitati e cittadini da decenni in trincea per una reale affermazione delle
buone pratiche”.

Per l’esponente dell’opposizione “se è vero che, con l’Auri, la Regione puntava al gestore unico dei rifiuti, perché le Giunte Marini, passata e attuale, hanno consentito, e consente ancora, di bandire gare su ambiti territoriali ristretti, gare comunque di valore miliardario e ultradecennali, con una gestione che, anche oltre il 2030, risulterà pertanto frazionata tra diversi soggetti privati? Perché i medesimi gestori, pur rivelatisi finora
reiteratamente carenti nell’espletamento del contratto di servizio, non sono mai stati oggetto di ricontrattualizzazioni o, ancor meglio, di rapide espunzioni e doverose uscite di scena, con richiesta di risarcimento danni? E, soprattutto, come mai quelle gare, pur così lucrose, sono state partecipate sempre e soltanto da un unico soggetto alla volta, infine vinte con risibili sconti sotto l’1 percento?”.

Liberati si chiede poi “come potranno mai scendere i costi per famiglie e imprese, come potrà mai aumentare la concorrenza tra gestori, come potrà mai crescere la qualità del servizio nel segno della sostenibilità, se le procedure di gara vengono dirette con simile noncuranza, mentre gli extracosti esplodono, mentre la tariffa puntuale arriverà forse in due soli Comuni nel 2019, mentre si parla ancora di produzione di css a Ponte Rio,
mentre le discariche sono già piene all’inverosimile? Perché la Regione Umbria non ha vigilato su gestori che ‘non fanno investimenti da 20 anni’ (come ha riferito l’assessore Cecchini), con impianti di compostaggio da rottamare, con un indifferenziato ampiamente contaminato e, più generalmente, un modestissimo recupero di materia?”.

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