M5s: «Le ragioni dei ternani contano zero»

Dibattito acceso sul rapporto Terni-Regione. L’orizzonte 2020 si avvicina. Liberati e Simonetti: «Pd tutela le multinazionali, con la benedizione della destra»

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di Andrea Liberati e Luca Simonetti
Capigruppo del M5s alla Regione Umbria e al Comune di Terni

Umbria, Cuore Verde d’Italia… Umbria, la Città-Regione… Certi slogan a Terni risuonano a vuoto da tempo.

Abbiamo voluto rispettare il lutto nazionale. Interveniamo pertanto oggi sull’ennesima discussione tra Terni e la Regione Umbria, un rapporto difficile da decenni, senza particolari speranze, al di là di miserrime elemosine alla conca.

Andrea Liberati

Iniziamo dall’idroelettrico ‘rubato’. Abbiamo parlato chiaro al riguardo, non da oggi: infatti, da molti anni, tra Italia Nostra e Movimento 5 Stelle, gridiamo ripetutamente allo scippo, mentre il Pd, con Catiuscia Marini in testa e altri, nonché Forza Italia, con Raffaele Nevi, hanno attentamente tutelato solo gli interessi delle multinazionali di rapina, pure con argomenti sconcertanti. È tutto scritto, per fortuna. E le ragioni dei ternani? Zero: contano invece quelle dei Garrone di turno che possono così incassare centinaia di milioni grazie alle famigerate quanto generose concessioni all’italiana, con il solito corredo di politici-tappetino di ricchi ‘prenditori’.

Nel 2017, da ultimo, dopo svariati anni di battaglie sul tema, dopo tanta sordità e ridicole elargizioni, visti pure i danni fin qui cagionati dallo sfruttamento intensivo delle acque, fummo ancor più chiari: a nostro avviso, Perugia -cioè la Regione – dovrebbe restituire a Terni almeno 100 milioni di euro una tantum, saldo & stralcio. Terni galleggia infatti sull’oro, ma se lo accaparrano integralmente altri.

Luca Simonetti

Ovviamente, se il polo idroelettrico tornasse pubblico, se Asm Terni e altre municipalizzate (come si fa talora al nord) avessero almeno tentato di riprendersi le centrali già nel 2000, Terni sarebbe straricca: infatti, negli ultimi 18 anni, il gruppo di centrali afferenti a Galleto ha generato orientativamente utili superiori a un miliardo e mezzo di euro. Si chiama non a caso ‘rendita idroelettrica’, rendita del tutto parassitaria, perché senza ricadute sul territorio, difesa tramite piccoli favori agli amici degli amici oppure dando quattro soldi per eventi regionali, spesso comprando pubblicità su testate locali e nazionali, forse sperando che, in tal modo, nessuno si accorga di un lucrosissimo business voluto dalla vecchia politica, unita in nome del denaro. Cosa rimane ai cittadini ternani di questo patto scellerato tra politica e affari? Il grande niente.

Giova ricordare che, nel rapporto con la Regione, da decenni Terni assiste ad altri scippi, con una divaricazione di opportunità, con lo smantellamento di tutti i residui centri di potere, in un deserto di prospettive, con oltre il 95% degli uffici regionali concentrati su Perugia, una città parimenti in crisi di orizzonti per via dello stesso ceto politico totalmente autoreferenziale, incapace di mettersi in gioco, con la destra a fare da quinta colonna di un meccanismo logoro e perverso.

E che dire dei fondi pubblici regionali regolarmente assegnati altrove, ma non a Terni, se non microfettine della torta? E che dire di un simbolo come il Frecciarossa, trascinato da Arezzo fino al capoluogo di regione, ma non a Foligno, Spoleto e tanto meno a Terni, nella derisione generale, nel silenzio complice dei politici ternani in Regione, Parlamento, etc.?

Né dobbiamo dimenticare che il Senato accademico, a palazzo Murena, così come i baroni della sanità, nel concorso di molti eletti – di nuovo anzitutto ternani – mai hanno voluto attribuire a Terni dignitose attenzioni, cioè solidi corsi di laurea, né sedi universitarie (pur dopo investimenti ingentissimi in loco), né hanno operato per un nuovo ospedale dalla struttura finalmente decente, né per servizi Usl adeguati a un capoluogo. Intanto, presso il vecchio Santa Maria, gli interamnensi invariabilmente proseguono il consueto pellegrinaggio per farsi curare dalle patologie dell’inquinamento, come attestano gli Studi Sentieri.

Né parrebbe facile, in queste condizioni, rilanciare quell’intelligente operazione di marketing per attrarre cittadini da Roma, visto che tutti leggono internet e circolano ampiamente le informazioni sullo stato comatoso della povera Terni, indifesa da sempre, svenduta a prezzi da saldo subito dopo il varo dell’ente Regione e, poi, con le privatizzazioni anni ’90. Ecco perché soltanto l’unione tra persone di buona volontà, a prescindere dalle appartenenze, e l’estromissione di indifferenti, collusi, affaristi e loro complici, potranno salvare il salvabile, restituendo un senso pieno, autentico, partecipe agli slogan esposti in premessa.

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