Pasqua in Umbria: «Cercate la pace»

La veglia pasquale celebrata sabato notte nella Cattedrale di Terni. Il messaggio augurale del cardinale Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana di Perugia

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Nel giorno di Pasqua il cardinale arcivescovo di Perugia e Città della Pieve, monsignor Gualtiero Bassetti, ha inviato un messaggio augurale ai cittadini: «Chi ama e perdona fa nascere la vita. Fare la Pasqua vuol dire cercare la pace del perdono di tutti. Senza perdono c’è la guerra». Nella veglia pasquale celebrata sabato notte nella Cattedrale di Terni il vescovo Giuseppe Piemontese: «Che la vostra vita possa trovare consistenza e forza nella fede e nella presenza del Signore risorto».

Il cardinale Gualtiero Bassetti

La lettera di Bassetti «Carissimi, siamo arrivati a Pasqua dopo aver seguito Gesù nei suoi ultimi giorni di vita», si legge nella lettera di Bassetti. «Il vangelo di Pasqua parte proprio da questo estremo limite, la notte buia. Non possiamo più starcene chiusi come se il vangelo della risurrezione non fosse stato annunciato. Il vangelo stesso è risurrezione, vita nuova. Noi che crediamo siamo fortunati perché abbiamo un’altra legge, che si è inserita nelle nostre carni e che ci fa camminare in novità di vita. Questa legge è l’amore, la misericordia, il perdono. Essa non ci rende deboli, al contrario, ci fa costruttori di vita. Chi ama e perdona fa nascere la vita. Fare la Pasqua vuol dire cercare la pace del perdono di tutti. Senza perdono c’è la guerra. Sono proprio coloro che si sentono giusti a non perdonare e ad opprimere gli altri. Fare Pasqua nella misericordia e nell’amore vuol dire avere compassione di quelli che hanno fame, di quelli che non sanno come finire la giornata, dei poveri, dei tanti bambini abbandonati, dei profughi, di tutti quelli che nel giorno di Pasqua vivono il dramma della solitudine e dell’abbandono. Solo chi ama può capire queste cose».

Fare Pasqua per il cardinale Bassetti «vuol dire costruire un ‘mondo nuovo’. Con tutto il mio cuore questo mondo nuovo lo auguro ai giovani senza lavoro, a coloro che lo hanno perso, a quei genitori, e non sono pochi, che non sanno come dire ai propri figli che la dispensa è vuota. Mi è capitato, in questi giorni, di ascoltare anche questo. Fratelli, non perdete la speranza, mettete però ogni impegno perché nulla è impossibile a Dio e la sua grazia ci sostiene. Prendete il vangelo, leggetelo, meditatelo. Non vi stancate di pregare, vi accorgerete che si può vivere in ‘novità di vita’ anche nella nostra società, che è stufa delle cose ingiuste e delle parole senza senso, ed ha bisogno della nostra testimonianza di cristiani perché abbia vita e pace. Come abbiamo letto nel vangelo, la Pasqua è la liberazione dalla paura, il grido dell’angelo alle donne presso il sepolcro è chiaro: ‘Non temete’. Il Signore ci dia la grazia di fare Pasqua così. Allora, fratelli, è importante che ritroviate Gesù Cristo, il risorto, che lo ritroviate come Maria Maddalena, qualunque sia il vostro stato di vita. Questo è il mio augurio pieno di affetto per tutti voi e per la nostra Chiesa».

La veglia a Terni Sabato notte è stata celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco e con l’accensione del cero pasquale, decorato dalle monache clarisse, portato in processione lungo la navata centrale della cattedrale. È seguita la liturgia della parola con le letture dell’antico testamento e del vangelo e quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea. «E’ un momento carico di emozione quello che viviamo, il punto più alto della nostra vita cristiana e ecclesiale in comunione con tutta la chiesa», ha detto il vescovo Piemontese nell’omelia.

Il Signore «Radunati nel cuore della notte per rivivere e incontrare il Signore risorto, nel fare l’esperienza dei discepoli: lasciarci rivestire di Cristo, facendo memoria dei sacramenti pasquali, il battesimo e l’eucarestia. Essere discepoli di Cristo, credere nella presenza viva in mezzo a noi del Signore risorto è il discrimine tra il nostro modo di essere e gli altri che non credono e non hanno speranza. Il Signore ha vinto la morte, è risorto, è apparso agli apostoli e alle donne e anche a noi, che vogliamo aprire gli occhi e sentire e sperimentare la presenza del risorto in mezzo a noi».

La risurrezione «Per noi, come per le donne, la risurrezione resta un mistero – ha aggiunto il vescovo – Gesù è vivo. Il suo modo di essere presente è cambiato perché non è più in un luogo specifico, ma è sempre altrove, sempre oltre, sempre davanti a noi: ci precede e ci mostra la strada. Il solo modo per sapere dove andare è restare uniti a lui, fissare lo sguardo su di lui. Ormai il luogo della presenza del risorto è la nostra casa, il posto dove lavoriamo, dove cerchiamo lo svago, dove andiamo in vacanza. Là lo vedremo e così la presenza di Gesù si fa ordinaria, vuole essere riconosciuta nel fratello o nella sorella, nell’amico, nel nemico, in coloro che non conosciamo, in ognuna delle persone che incontriamo. Ogni incontro può così diventare esperienza della resurrezione, ogni istante della nostra vita, anche quello apparentemente più insignificante, si trasforma in una soglia attraverso la quale varchiamo nella vita eterna».

Vita nuova Dalla morte e resurrezione sorge una speranza e una vita nuova, che porta ad essere come le donne e gli apostoli «annunciatori dell’amore di Dio, un evento che dà senso all’esistenza e provoca un cambiamento». L’augurio del vescovo alla conclusione dell’omelia è stato un esortazione ad una rinnovata speranza: «che la vostra vita possa trovare consistenza e forza nella fede e nella presenza del Signore risorto; non lasciamoci prendere e vincere dalla paura di una vita riversa su se stessi e sulle cose terrene; abbandoniamo la tristezza scatenata dalla morte e da tutte le forze di morte diffuse nel mondo; incontriamo il risorto nella Galilea della nostra città per trasmettere e donare a tutti il supplemento della forza e dell’amore che ci viene dal Risorto».

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