DANTE E IL COVID 19

di Luciano Pranzetti




Dante incontra il musico Casella (Pg. II, 76/81)


Nel maggio del 2021, trasmesso su You Tube, ascoltammo un intervento tenuto da un accademico, il prof. Manuele Gragnolati, membro dell’ICI Berlin – Kulturlabor Institute for Cultural Inquiry – docente di Storia Medioevale e di Letteratura italiana. Un intelletto assai prolifico, stando alle note annesse sul suo c. v.

L’intervento (Il DANTE CHE NON TI ASPETTILa Stampa, 8 maggio 2021), di breve durata, operava un accostamento - nuovo in quanto alla tematica, ridicolo per il contenuto – consistente nel mettere in rapporto la nostra maggior Musa, Dante, con la pandemia Covid 19. Il punto forte, su cui girava la spiegazione del professore, era l’episodio dove si racconta dell’incontro col musico Casella il quale si fa avanti per abbracciare Dante che – a sua volta – vien mosso a compiere lo stesso gesto. Risultato? Il Poeta abbraccia a vuoto l’anima di Casella (Pg. II, 76/81).
Giunti al termine della chiacchierata, inoltrammo all’accademico un nostro garbato commento che ora, ritrovato sotto una coltre di fogli, pubblichiamo, certi di aver compiuto cosa degna e giusta. Ed ecco il testo:


“Preg. mo Professore: debbo, con sorpresa, constatare che, dopo le farandole su un Dante esoterico, alchimista, sufi, cataro, ghibellino, massone, kabbalista, esploratore di terre artiche, extraterrestre, tossicodipendente, visionario, furbo quanto basta per gabbare l’occhiuta censura, omosessuale, mi/ci mancava un Dante profeta e/o emblema del Covid 19!
E, a sostegno di questa sua rara scoperta, lei cita l’episodio di Pg. II, 6/81 laddove si legge del musico Casella, anima appena sbarcata sulla spiaggia del Purgatorio che si “tragge avante” per abbracciare Dante il quale – precisa – vien mosso a far lo stesso gesto. Risultato? Il Poeta abbraccia a vuoto, un simulacro, un’ombra vana, talché siffatta impossibilità a instaurare un contatto fisico di forte affettuosità lei me l’accosta, con un debole quanto temerario intùito, al clima di isolamento creatosi con la diffusione pandemica del Covid 19.

Debbo, intanto, farle noto che la paternità di tale scena – con annessa la sua volatile riflessione – spetta a Virgilio – maestro, guida e autore dell’Alighieri – il quale, in En. VI, 700/702, riferendosi all’incontro di Enea col padre Anchise, così ne descrive il vuoto abbraccio: “Ter conatus ibi collo dare brachia circum/ter frustra comprensa manus effugit imago/par levibus ventis, volucrique simillima somno” – tre volte tentò di gettargli le braccia al collo/tre volte, invano, sfuggì dalle mani l’immagine/pari ai venti leggeri, assai simile al sonno aligero.
L’analogo gesto con cui Dante si illude di abbracciare Casella si legge semplicemente come evidente inconciliabilità tra l’essere corporeo e l’essere incorporeo, interpretazione che, a quanto pare, ovvia essendo e di immediata intellezione, andrebbe “superata” da indagini più “sottili”, più “profonde” e, aggiungo, paradossali, quelle che, da oltre un secolo, distorcono l’identità del Poeta e la sublimità inaccessibile del “Poema sacro” (Par. XXV, 1), prodotte da menti ingabbiate dall’ossessivo modulo esoterico con cui presumono di svelarci il vero Dante, come: Rossetti, Pascoli, Guénon, Asìn Palacios, Aroux, Valli e compagnìa recitante, tutti alla cerca del “mistero”.

Intanto è da dire, Professore, che il suo accostamento comparativo “Dante – Covid 19” non regge per il mero motivo che la pandemìa coronavirus vieta alle persone di abbandonarsi a baci e abbracci, mentre in entrambi i casi – Eneide / Purgatorio – l’abbraccio, seppur a vuoto, avviene. Perciò, la prego non insista con tale argomento. Questo rapporto Dante/Covid 19, pur peregrino e fiacco, si pone, come diretta conseguenza della sua interpretazione, quale ulteriore passo verso la rimozione di un Dante, reso stantìo dagli omologati “accademici”, a beneficio, invece, di un nuovo Alighieri di cui, con invasata, martellante esegesi, si ripone in un cantuccio la vertiginosa bellezza poetologica e, soprattutto, gli vuol oscurare la sfolgorante luce che la sua adamantina, inconcussa Fede Cattolica lo indica quale altissimo e straordinario modello di credente.
Diversamente, perché mai, nella Commedia figurano 690 riscontri, echi, pericopi, richiami, ricalchi della “Summa Theologiae” di San Tommaso d’Aquino, il massimo, ineguagliato teologo cristiano?

Creda a me, collega carissimo: riservi la sua intelligenza per escursioni dantiane nobili ed elevate e lasci queste bischere menate ai così detti “sommozzatori dell’occulto” che, proprio per starsene impigliati nei fondali oscuri, non troveranno mai la strada che li conduca “a riveder le stelle”.
  
Sine ira et studio.

Suo cordialmente, Prof. Luciano Pranzetti

Santa Marinella, domenica 9 maggio 2021







ottobre 2022

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