Tra sfratti e case fatiscenti: quel milione di bambini in povertà

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Trascorrere l’inverno per strada, accampati in tende di fortuna, è duro per chiunque. Ma lo è ancora di più se sei un bambino, tra notti gelate, intemperie, precarietà e assenza dei più elementari servizi. E’ ciò che sta succedendo a Roma, in pieno centro, di fronte alla basilica dei Santi Apostoli, dove circa 60 famiglie con i loro figli piccoli (una ventina di minori) hanno trovato ospitalità da agosto sotto il porticato della chiesa, dopo aver subito uno sgombero da un edificio del quartiere di Cinecittà. Italiani ma non solo – ci sono anche magrebini, peruviani, cittadini dell’est Europa – resistono come possono perché non vogliono che le loro famiglie vengano separate: l’unica alternativa proposta dal Comune è stata infatti l’ospitalità in case famiglia, protette e interdette ai mariti e ai figli più grandi. “Senza la famiglia, cosa ci resta?” hanno detto più volte gli abitanti di questa che è diventata ormai una piccola comunità, che vive della solidarietà dei cittadini, insieme all’aiuto del parroco e dei movimenti romani di lotta per la casa.

Si cerca di non far mancare niente a questi bambini, cibo, vestiti, giocattoli, scuola compresa, tra odissee e viaggi infiniti con i mezzi pubblici per arrivare da una parte all’altra parte della città. Ma è chiaro che una vita simile sfiancherebbe chiunque, mentre l’immobilismo delle istituzioni non guarda in faccia a nessuno. Uno spaccato di povertà, una delle tante che affligge il nostro paese e che va peggiorando: secondo gli ultimi dati forniti dall’organizzazione Save the Children, in soli dodici mesi, in Italia il numero di minori in povertà assoluta è aumentato del 14% arrivando a 1.292.000 minori, dei quali oltre uno su tre ha meno di 6 anni, mentre dal 2008 al 2016 il numero di bambini in condizione di severo disagio abitativo è cresciuto del 15,5%. Le famiglie povere sono 669mila, cifra cinque volte maggiore rispetto a dieci anni fa, e tra i nuclei familiari di origine straniera e con bambini, uno su tre vive in povertà assoluta.

Un problema che affligge anche i “fortunati” che pure una casa ce l’hanno. Secondo l’organizzazione, più di un minore su 10 (l’11,2%) ha infatti iniziato il nuovo anno in condizioni di severo disagio abitativo: “Il 14,8% delle famiglie con bambini non riesce a riscaldare adeguatamente la casa, grave situazione abitativa che pregiudica la crescita di tanti bambini e adolescenti” si legge nel comunicato uscito a fine dicembre. Il 20,3% dei minori – più di uno su cinque – vive in case con problemi strutturali quali umidità, tracce di muffa alle pareti, soffitti gocciolanti, infissi rotti (la media Ue è del 17,7%) e il 5,3% in strutture poco luminose. “Particolarmente preoccupante il dato relativo alle famiglie con bambini impossibilitate a riscaldare l’abitazione in modo sufficiente, che supera la media dell’Unione europea di oltre 6 punti percentuali e che, dal 2008, ha registrato un incremento del 28,7%”.

E poi ci sono gli sfratti e gli sgomberi, che i bimbi di piazza Santi Apostoli, così come i figli dei rifugiati eritrei sgomberati sempre ad agosto a Roma dall’edificio di piazza Indipendenza, o i piccoli rom e sinti della capitale e non solo, hanno potuto toccare con mano, vittime passive di un contesto del quale non hanno nessuna colpa. Allo sfratto, seguito in genere alla perdita di lavoro del genitore o all’impossibilità di pagare l’affitto intero, spesso l’unica alternativa è infatti l’occupazione, infine la strada. Non a caso, secondo il report di Save the Children, è aumentato il numero delle esecuzioni di sfratto con forza pubblica – 35.336 nel 2016, con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente – così come quello di richieste di esecuzione di sfratto (158.720), il 3% in più. Si stima che nel 70% delle famiglie soggette a sfratto siano presenti minori. Tante situazioni riunite in un’unica parola, povertà, che va ad impattare tutti gli aspetti della vita di questi piccoli, dalla salute e nutrizione, all’educazione e vita familiare, così come quelli che sono gli scenari futuri del nostro Paese dal punto di vista sociale e socio-economico.

Così, se da una parte le istituzioni continuano a sgomberare spesso senza offrire alternative ragionate e accettabili, dall’altra a livello nazionale si cercano nuove misure di contrasto alla povertà, criticate da molti come insufficienti, per altri pur sempre un inizio. Una di queste è il Reddito di inclusione (REI), destinato alle famiglie con minori a carico, che hanno potuto cominciare a presentare le domande a partire dal mese scorso. “Sono 700.000 i possibili minori beneficiari del reddito d’inclusione, su un totale di 1.8 milioni di potenziali destinatari” ha spiegato Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia Europa di Save the Children, che mette in luce una criticità non da poco del provvedimento, ovvero la possibilità di presentare la domanda per il beneficio solo per le famiglie iscritte all’anagrafe. “Con il decreto legge 14/2017 si è data ai sindaci la possibilità di derogare al divieto di iscrizione anagrafica per chi vive in strutture abusive, nel caso di nuclei familiari dove sono presenti dei minorenni, a tutela delle condizioni igienico-sanitarie – continua Milano – Chiediamo ai sindaci di applicare questa deroga per consentire sempre alle famiglie in difficoltà socioeconomica l’accesso ad un sostegno anche materiale da parte dei servizi sociali, così come a servizi vitali come la luce e il riscaldamento e, allo stesso tempo, chiediamo che si attivi, a livello nazionale, un piano di contrasto alla povertà abitativa, a partire dalle famiglie con bambini e dalle persone più vulnerabili”.

Intanto, chi una casa – propria, in affitto o occupata – nemmeno ce l’ha, continua ad arrancare nella speranza che qualcuno si ricordi di loro. Dai portici di piazza Santi Apostoli spiccano ancora gli striscioni con su scritto “Prima i poveri” e “Mai più senza casa”, mentre tra le inferriate è possibile intravedere alcuni bambini imbacuccati correre e giocare, alle prese con i giocattoli donati loro per Natale. Tra le tende, spicca ancora un presepe a grandezza naturale allestito dal parroco durante le festività, che queste persone hanno trascorso interamente in tenda, con un futuro che resta incerto. “Il vero presepe vivente sta a Santi Apostoli” avevano detto gli attivisti del movimento per l’abitare durante una conferenza stampa nella vicina piazza Venezia, proprio sotto il celebre “Spelacchio”, l’albero di Natale romano al centro di sberleffi e polemiche durante tutto il periodo natalizio. Si parlava trasferimento del trasferimento dei 60 nuclei familiari in un palazzo nella zona nord di Roma messo a disposizione dalla regione Lazio e da utilizzare in generale ai fini dell'emergenza freddo. La riunione prevista il 28 dicembre con il Comune è però saltata, e alla fine anche la Regione ha stabilito che l'immobile non è idoneo.

Anna Toro

Laureata in filosofia e giornalista professionista dal 2008, divide attualmente le sue attività giornalistiche tra Unimondo (con cui collabora dal 2012) e la redazione di Osservatorio Iraq, dove si occupa di Afghanistan, Golfo, musica e Med Generation. In passato ha lavorato per diverse testate locali nella sua Sardegna, occupandosi di cronaca, con una pausa di un anno a Londra dove ha conseguito un diploma postlaurea, sempre in giornalismo. Nel 2010 si trasferisce definitivamente a Roma, città che adora, pur col suo caos e le sue contraddizioni. Proprio dalla Capitale trae la maggior parte degli spunti per i suoi articoli su Unimondo, principalmente su tematiche sociali, ambientali e di genere. 

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