Spunta al 23esimo piano del Pirellone, sede della Regione Lombardia e luogo scelto per l'odierna riunione tecnica Lega-M5S con annesso incontro tra i leader, la prima bozza del contratto di governo.

In alto si vedono i simboli di Lega e M5S, il titolo è "Contratto per il governo del cambiamento".

Sono almeno 19 le priorità dell'accordo programmatico, ma si tratta appunto di una bozza: il testo va limato, le trattative, frenetiche, sono in corso di svolgimento, i dettagli vanno rivisti e gli stessi punti del contratto di governo potrebbero aumentare.

Di Maio parla ancora oggi di "notevoli passi in avanti", e afferma - assediato dai giornalisti che lo attendevano alla stazione centrale di Milano - che la riabilitazione di Silvio Berlusconi decretata dal tribunale di Sorveglianza di Milano non cambia alcunché nella trattativa: "Prendiamo atto di questa notizia, ma non cambia nulla".

Si è detto invece "felice" e ha parlato di "vittoria della democrazia" Matteo Salvini.

La trattativa sul programma dunque va avanti a gonfie vele, almeno così pare: reddito di cittadinanza, flat tax, lotta al business dell'immigrazione, abolizione della legge Fornero, conflitto di interessi sono i punti fondanti, come affermato da Di Maio questa mattina in un post su Facebook. E confermato con ottimismo dopo l'incontro con il leghista: "Domani si chiude su tutti i punti del contratto", dice il capo politico M5S.

Lo stesso Salvini ribadisce i passi avanti, parla di "impegno comune a rinegoziare i trattati Ue" e auspica che "non ci siano rotture" con gli altri esponenti del centrodestra.

Non si può dire lo stesso della trattativa sui nomi, ancora in alto mare. "Di nomi non abbiamo parlato ancora, oggi si parla del contratto di governo", ha dichiarato Luigi Di Maio.

Eppure proprio lui ieri - stando al racconto di Giorgia Meloni - è andato dalla leader di Fratelli d'Italia a offrirle un posto al sole in maggioranza (con tanto di ministero) in cambio di un appoggio alla sua premiership. Meloni gli ha dato picche, dicendo che è proprio in base al nome del candidato premier che deciderà se appoggiare il governo. "Fratelli d'Italia non appoggerà mai un governo Di Maio". "Una follia, mai chiesto il sostegno della Meloni", è la replica del capo politico pentastellato.

Fatto sta che è proprio sulla premiership che si potrebbero incagliare le trattative. Perché sul programma, sulla suddivisione dei ministri (e anche su molti nomi) si va avanti senza enormi ostacoli, pare.

E la fase odierna delle trattative è sotto assediata, sotto il Pirellone - dove si trovavano Salvini, Di Maio, e diversi altri esponenti delle due forze politiche - da una manifestazione di decine di esponenti dei centri sociali.

MATTARELLA: "NON SONO UN NOTAIO" - Intanto Mattarella lancia, in occasione della celebrazione del ricordo di Luigi Einaudi, l'ennesimo avvertimento ai due leader, ricordando quando l'allora presidente della Repubblica utilizzò tutti i suoi poteri per scegliere il presidente del Consiglio deopo le elezioni del 1953, senza avvalersi delle indicazioni del partito di maggioranza di allora, la Dc: "Il presidente non è un notaio", afferma.

Come dire: "Fate presto, altrimenti scelgo io". E ricorda anche quando Einaudi non promulgò due leggi approvate dal Parlamento "perché prive di coperture finanziarie".

Immediata la replica di Salvini: "Einaudi è un grande, ma va letto tutto. Parlava di un Paese fondato sull'autonomia".

Entro lunedì dovrebbe essere sciolto il nodo, in modo che il Capo dello Stato possa dare l'incarico al premier indicato da Lega e M5S. E se è probabile che Lega e M5S chiedano ulteriore tempo al Quirinale, torna a farsi strada l'ipotesi della staffetta tra i due leader a Palazzo Chigi, preludio a un governo che dovrebbe durare l'intera legislatura. Ma chi sarebbe il primo? Salvini e Di Maio si fidano così tanto l'uno dell'altro?

(Unioneonline/L)

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