Settimana Santa 2019 a Molfetta

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La Settimana Santa e il periodo della quaresima sono momenti molto sentiti a Molfetta, che ha preparato ben tre processioni per celebrare questi giorni sacri, che ci portano a ricordare il grande sacrificio che Gesù Cristo compì per l’umanità.

Processione dell’Addolorata
Il Venerdì di Passione, nella Chiesa del Purgatorio di Molfetta, si celebrano fin dal mattino le Sante Messe. A mezzogiorno, terminata l’ultima  messa, viene chiusa la chiesa per avviare i preparativi alla processione. Quando alle 15:30 viene spalancato il portone sulle note de “I funerali di A. Manzoni” e di “Jone“, gli stradari vestiti tradizionalmente in frac aprono il corteo religioso seguito dalla Croce, che viene sorretta da confratelli incappucciati e accompagnata dai fanali, dal paliotto della confraternita e dallo stendardo dell’associazione femminile. Così comincia la lunga processione alla quale partecipano i confratelli e le pie donne, che portano dei ceri con sé. Alle 16:00 il baldacchino viene portato fuori mentre la banda intona la marcia funebre “Lo Sventurato” che annuncia l’uscita del simulacro realizzato nel 1957 dallo scultore Giulio Cozzoli. Un pregiato velo nero in pizzo adorna la statua, che indossa un abito dai ricami in oro e ha un pugnale che le trafigge il cuore. La statua poggia su una base lignea intagliata di color oro zecchino. La processione percorre le strette viuzze del centro storico per seguire un itinerario rimasto immutato nel corso degli anni. La durata della processione è di circa 8 ore, in cui il suono delle marce funebri (composte da autori locali) accompagna i fedeli. Infine, sulle note dello Stabat Mater il simulacro fa rientro in chiesa.

Processione dei Misteri
Si tratta di una delle più antiche processioni penitenziali presenti in Italia dedicate alla Passione di Cristo. Le statue lignee risalenti al XVI secolo sono di autore ignoto (seppur di probabile origine napoletana), ma la tradizione popolare racconta come la famiglia molfettese Lepore le acquistò in una bottega a Venezia per farne dono all’arciconfraternita di Santo Stefano, in seguito a una grazia ricevuta. Nel 1838 l’arciconfraternita affidò in processione quattro dei cinque misteri ad altrettante confraternite. La processione inizia il Venerdì Santo alle 3.30 del mattino, con l’apertura del portone della piccola chiesa di Santo Stefano mostrando la croce e le due ali di  confratelli che illuminano con i loro ceri il borgo immerso nel buio totale. Sulle note della marcia “U’ Varcheceddare” si scorge la fronda d’ulivo del primo simulacro: Gesù nell’orto portato a spalla dalla confraternita dell’Assunta (camice bianco, mozzetta bianca con fiorellini rossi). In successione seguono Gesù Flagellato detto alla Colonna recato dalla confraternita della Madonna del Buon Consiglio (camice bianco, mozzetta azzurra con ricami floreali dorati), Gesù Coronato di spine detto Ecce Homo portato dalla confraternita della Purificazione (camice bianco, mozzetta gialla), Gesù sale il Calvario caratterizzato dalla lunghissima e pesante croce affidato alla confraternita della Visitazione (camice bianco, mozzetta rossa). Alle ore 4 quando al di sotto del baldacchino si scorgono i piedi che oltrepassano la soglia della chiesa, la banda intona la marcia molfettese per eccellenza: “U Conzasiegge” di Vincenzo Valente. La processione si dirige nel centro storico immerso nell’oscurità per raggiungere la Chiesa del Purgatorio che per l’occasione rimane aperta e dalla quale è possibile vedere ancora per poco il sepolcro allestito con le statue del sabato Santo quasi a voler creare un ideale saluto tra la madre e il proprio figlio. Il corteo prosegue il percorso alle prime luci dell’alba lungo il borgo e dopo circa 10 ore di processione fa ritorno nella sua chiesa accompagnato dalla marcia funebre Palmieri.

Processione della Pietà
Il Sabato Santo si svolge l’ultimo dei riti legati alla lunga e intensa Settimana Santa molfettese e per questo può essere considerato quello che rimane più impresso nel cuore dei cittadini costretti ad aspettare l’anno successivo prima di poter rivivere e riprovare le stesse sensazioni e le stesse emozioni. Di questa processione fanno parte sette simulacri in cartapesta realizzati nel secolo scorso dallo scultore molfettese Giulio Cozzoli capace di plasmare e modellare questi bellissimi capolavori. Le origini di questa processione non sono databili ma possono essere collocate all’inizio dell’800 quando già esistevano il culto sia dell’Addolorata (portata il venerdì di Passione) sia della Pietà, la cui madonna realizzata in legno risale al ‘700. Alle 11:15 gli stradari seguiti dalla croce aprono la processione che anticamente iniziava a mezzanotte. La banda intona la marcia “Gatti” che fa da preludio all’uscita in successione di San Pietro realizzato nel 1948, portato dalla confraternita dell’Assunta (camice bianco, mozzetta con fiorellini rossi), della Veronica del 1906, recata dalla confraternita della Madonna del Carmine (camice bianco, mozzetta viola) e della Santa Maria di Cleofe, realizzata nel 1924 e affidata alla confraternita della Purificazione (camice bianco, mozzetta gialla). Sulle note della marcia “Perduta” di Carvaglios escono Santa Maria di Salomè del 1954 recata dalla confraternita della Madonna di Loreto (camice bianco, mozzetta nera), Santa Maria Maddalena del 1956 portata dalla confraternita dell’Immacolata (camice bianco, mozzetta celestina) e San Giovanni realizzato nel 1927 affidato alla confraternita di Sant’Antonio (camice bianco, mozzetta bianca). A mezzogiorno il baldacchino di velluto nero si alza per l’uscita della Pietà sulle note del Dolor e tutti i fedeli presenti si riuniscono in silenzioso raccoglimento. A differenza delle altre processioni questa non vede il passaggio per il centro storico, ma prosegue dritta per il borgo e si conclude dopo circa 10 ore, con il triste e struggente rientro con la banda che intona lo Stabat Mater di Rossini. Alla chiusura del portone riecheggiano nella mente e nel cuore dei molfettesi i suoni, gli odori, le sensazioni di questi antichi riti che di generazione in generazione si tramandano e che accompagnano idealmente il fedele tutto l’anno.

Autore: Redazione