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Tra i sorrisi di Nassirya

Il racconto, anche fotografico, dell'intervento di Emergenza Sorrisi Onlus, nel Sud Ovest dell’Iraq dove una squadra di venti volontari tra infermiere, anestesisti, rianimatori e chirurghi guidati da Fabio Massimo Abenavoli operano centinaia di bambini per correggere labbri leporini e palati aperti

di Claudio K. Gallone

Nassiriya – Ho sempre amato addentrarmi tra i rovi di un’umanità che non conosco. Intrecci di anime che, se osservate con amore e compassione, si dischiudono nella loro complessa intensità. Come questa volta, qui a Nassiriya, nel Sud Ovest dell’Iraq, dove centinaia di uomini e donne, padri e madri, portano i loro figli ai medici italiani di Emergenza Sorrisi, in un anelito estremo di speranza.

Fabio Massimo Abenavoli è venuto in Iraq con la sua squadra di venti volontari tra infermiere, anestesisti, rianimatori e chirurghi per ridare al maggior di bambini quanto il destino o il “Divino Inerte” aveva loro negato: il sorriso. Piccoli esseri umani alla cui nascita Dio si era distratto e Allah si era girato dall’altra parte.

Una missione sempre azzardata. Quasi da mostro. Un Frankenstein alla rovescia.

Palati aperti, labbra leporine, solchi nella carne dove è passata indelebile la spada del fuoco. In un Paese dove vibra forte la tensione della sopravvivenza, dopo vent’anni di guerre e devastazioni, mentre in Italia viene ancora ricordato il sacrificio dei ventotto carabinieri caduti a Nassiriya per mano di al-Qaeda dodici anni or sono.

La ferrista prende delicatamente il bisturi e porge al chirurgo un klemmer, la pinzetta emostatica. Quindi il portaaghi. E lui cuce, ripristina con precisione micrometrica proprio dove madre natura è stata avara.

In un paese come l’Iraq, provato da decenni di devastazioni, e una lenta rinascita dell’economia. Un Paese dove la povertà, il degrado e l’incuria sociale si riflette anche in una dieta povera di acido folico che, nel ventre delle madri, causa la mancata chiusura del blocco facciale dei feti.

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Un neonato malformato ogni quattrocento circa. Intanto, fuori dall’ospedale, la voce dell’arrivo di Emergenza Sorrisi si è sparsa in tutto l’Iraq. Vengono a Nassiriya ogni sei mesi e l’ospedale è preso d’assalto. Pur nella tempra ruvida, forgiata dal deserto, questa gente apre il suo cuore ai medici italiani, affidando loro il futuro. Quello dei propri figli. Volti di uomini e donne che la natura pare aver scolpito con la sapiente arte del mettere e del levare. Maschere di pietra che rivelano personalità forti utili a resistere in una terra ostile. Ma che proteggono anime fragili. E che non hanno timore a rivelarsi nella loro delicata nudità di fronte al dolore di aver generato un piccolo mostro, comunque sia, tutto da amare. E se è vero che il dolore ha un valore trasformatore, nei loro occhi scuri e disperati se ne percepisce l’autenticità.

Nassiriya vale un sorriso.

Ogni razza, ogni barriera culturale, ogni credo, ogni frontiera è liquefatta. Entro la fine di questa settimana verranno operati 150 bambini.


Claudio K. Gallone è giornalista e fotografo e ha documentato la missione di Emergenza Sorrisi a Nassirya


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