Léopard • Émilie Régnier

Il progetto fotografico sarà in mostra alla 13esima Biennale di Dakar
Dan Shefet avocat à la cour d'appel de Paris spcialiste sur les lgislations internet.
Dan Shefet, avocat à la cour d'appel de Paris, spécialiste sur les législations internet.
Léopard • Émilie Régnier
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“Léopard” è un progetto fotografico realizzato da Émilie Régnier tra il 2014 e il 2016, una serie di ritratti con un elemento in comune: la fantasia animalier per eccellenza, il pattern leopardato. Emblema di virilità e potere per alcuni, simbolo di femminilità per altri; sofisticato, volgare, provocatorio, eccentrico... Indossato ovunque nel mondo, nelle sue fotografie questo pattern universale rivela la personalità unica e atipica di ogni soggetto fotografato.

In occasione della 13esima Biennale di Dakar, il progetto verrà esposto dal 3 al 23 Maggio 2018 presso ONOMO Hotel Dakar, partner della mostra insieme ad AKAA Fair.

Abbiamo approfondito il progetto con l’autrice, Émilie Régnier, fotografa haitiana-canadese cresciuta a Gabon, in Africa, che con i suoi lavori riflette sull’identità del continente africano e sul rapporto tra Africa e Occidente.

“Léopard” è dedicato interamente al pattern leopardato e alle persone che lo indossano, ma non si riduce a un progetto puramente estetico. Qual è il messaggio dietro le tue fotografie?

Attraverso questo progetto sto cercando di costruire un ponte tra il continente africano e l’Occidente. In Africa, la pelliccia leopardata è sinonimo di potere, rappresentazione che trova le sue radici nella mitologia dell’animale. In Congo, il leopardo è il re della giunga: la creatura più veloce e più pericolosa, un simbolo di coraggio e forza. La pelle di leopardo è stato un emblema per i leader africani, un’incarnazione dei loro valori, che ha permesso loro, indossandola, di assumere l’immagine di leader potente e rispettato agli occhi dei propri sudditi e del mondo. Suggerisce anche ricchezza e autorità ed è diventato un simbolo nazionale in Congo grazie al famoso cappello portato dal maresciallo Mobutu Sese Seko. La cultura occidentale ha svolto un ruolo decisivo nella divulgazione di questo pattern. All'inizio del XX secolo, il motivo leopardato veniva associato a donne poco virtuose e connotate negativamente. Poi nel 1947 Christian Dior presenta il suo tessuto stampato “Jungle” e il vestito “L’Africaine” e così il leopardo fa il suo ingresso nel mondo dell’haute couture, incarnando lo stile audace e avanguardista del tempo. La stampa leopardata diventa un must, viene scoperta dal prêt-à-porter e democratizzata da stilisti come Roberto Cavalli, che ne fa la sua firma. Rompendo tutti gli schemi precedenti, il motivo leopardato è diventato così una dichiarazione vincolante e universale, che fa riflettere su ciò che ci connette come esseri umani nonostante i diversi background etnici, sociali o culturali.

Come viene percepito oggi?

Il significato di questo pattern cambia a seconda del periodo, dei luoghi, delle culture. Credo che sia ancora percepito un elemento di cattivo gusto in alcune circostanze ed estremamente chic ed elegante in altre. Quello che mi interessa è la dichiarazione che le persone fanno riguardo a se stessi mentre indossano questo motivo. Non so se lo hai mai indossato, ma in un certo senso è un modo per mostrare qualcosa di te stesso e spesso è ancora legato all’immagine mitologica del leopardo. In Occidente, un abito leopardato può voler dire “sono sensuale e indomabile”, mentre una pelliccia di leopardo in Congo o a Kwazulu Natal è ancora strettamente legata a una rappresentazione di potere.

Immagino che il pattern leopardato sia diventato una specie di ossessione per te negli ultimianni: cercare persone che lo indossano, riuscire poi a fotografarle… È un progetto ancora in corso? Stai cercando altri soggetti?

L'ispirazione per il progetto “Léopard” è arrivata mentre ero in una residenza artistica a Parigi e mi è sembrato ovvio, da quel momento, che la stampa fosse un ponte che avrei potuto usare per sviluppare la discussione su ciò che ci unisce come esseri umani. Ho trovato alcune persone per strada, altre cercando su Google Image, alcune su Facebook o attraverso contatti comuni… In Congo e in Sudafrica ho lavorato con giornalisti locali e guide turistiche. Ho usato una gamma molto ampia di strumenti per trovare persone che hanno le relazioni che cerco con la stampa leopardata. Sto pianificando di scattare ancora qualche ritratto a persone con cui sono in contatto e che si relazionano con il pattern leopardato in un modo davvero unico.

Ci sono altri pattern che ti attraggono e che vorresti includere in qualche modo nei tuoi prossimi lavori?

Sono molto attratta dai pattern, ma non solo da quelli legati a un tessuto o alla moda. Ora, per esempio, sto lavorando sui pattern del DNA. I pattern possono assumere così tante forme, essere emotivi, familiari, matematici, scientifici, estetici… Sono completamente affascinata da ciò che rivelano sulla nostra umanità.

**Le immagini che compongono i tuoi lavori sono sempre molto belle esteticamente, ma hanno anche un contenuto molto forte. È dovuto al fatto che hai cominciato la tua carriera nel mondo della fotografia come photo reporter? Qual è la differenza rispetto ai due modi di lavorare e sviluppare un progetto? **

Il fotogiornalismo riguarda i fatti e gli eventi e deve rimanere oggettivo di fronte ad essi, al fine di raccontarli nel modo più accurato possibile. Per me è stato un po’ difficile, perché spesso mi sforzo di discernere tra la realtà e ciò che mi passa per la testa. Ora invece uso ciò che accade nella mia testa e lo proietto sulle altre persone, alla ricerca ossessiva di soggetti che possono essere in qualche modo una rappresentazione esterna del mio universo interiore. Ciò che ho mantenuto della mia esperienza come photo reporter, probabilmente è la volontà di una rappresentazione onesta della realtà e delle persone che fotografo.

Léopard di Émilie Régnier

3 - 23 Maggio 2018

ONOMO Hotel Dakar

Dakar, Senegal

Inaugurazione 5 maggio dalle 17.00 alle 19.00

Interview by Rica Cerbarano