Pharrell Williams: arriva la nuova capsule per Adidas Originals

Attesa per il 16 marzo la collezione Adidas Originals Hu Holi, ispirata alla festa indiana della primavera, e pensata per uomini e donne. Perché, dice Pharrell, "il mondo deve ancora lottare per la parità di genere e i diritti delle donne, ma la moda è più avanti"
Pharrell Williams arriva la nuova capsule per Adidas Originals
Neil Bedford
Pharrell Williams X Adidas
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“Vi è mai capitato di percepire visivamente per immagini l’odore di un profumo?”, chiede Pharrell Williams con lo sgiardo rivolto verso l'alto, come alla ricerca della metafora giusta. “Vedi la bottiglietta del profumo che ti stai spruzzando, ma che indicazioni ti ha dato la tua mente per accompagnare quella modalità sensoriale?”. Si sta riferendo alla sinestesia, una condizione neurologica che nel suo caso traduce informazioni audio in fenomeni visivi. Il che significa che Pharrell vede il suono a colori.

“Sai è qualcosa di difficile da spiegare a meno che tu non l’abbia provata,” aggiunge.

E ha ragione, ma passeggiareper le strade di Mumbai, dove sono venuto per incontrarlo, aiuta a creare un’immagine più chiara di questa condizione. È il 2 marzo e si celebra l’annuale festa induista Holi che segna sia l’arrivo della primavera che il trionfo del bene sul male. La musica pop indiana risuona nelle casse e la gente si riversa nelle strade lanciando manciate di polvere colorata. Esplosioni indaco, carminio e giallo zafferano irrompono del cielo trasportate da nuvole di fumo acre.

È la prima volta che Pharrell si reca in India e ha un programma pieno zeppo di appuntamenti. Dopotutto, è un tipo dal molteplice talento – cantante, compositore, rapper, produttore cinematografico e musicale, il tutto abbinato a molti impegni filantropici tra cui la sua organizzazione no-profit From One Hand to Another, specializzata nel fornire materiale e risorse didattiche ai bambini bisognosi. Si autodefinisce il vero Mr. Magoo, il personaggio basso e calvo dei cartoni animati creato dalla United Productions of America che guardava da bambino e che, a causa dell’estrema miopia, era solito ficcarsi in tutta una serie di situazioni comiche dalle quali si districava grazie ad un’inspiegabile e prodigiosa fortuna. “Non so davvero che ca**o stia facendo,” confessa Pharrell.  “Mi trovo qua e l’unica cosa che ho sono i miei istinti – il mio GPS – a volte mi sbaglio, mentre altre sembro azzeccarci.”

Nonostante l’innato GPS di cui parla l’abbia indirizzato verso l’industria musicale più di venticinque anni fa, è difficile pensare come la sua carriera di musicista abbia raggiunto l’apice solo nel 2014 quando il suo singolo Happy raggiunse la vetta delle classifiche. Prima di allora, il suo era per lo più un ruolo da dietro le quinte quale produttore di musica piuttosto che frontman. Insieme all’amico Chad Hugo, con cui nel 1994 ha dato vita a The Neptunes, Pharrell ha contribuito a definire la musica del nuovo millennio grazie a hit quali “I ‘m a Slave 4 U” di Britney Spears, “Hollaback Girl” di Gwen Stefani e “Drop It Like It's Hot" di Snoop Dogg.

Essendo appena atterrato con un volo da Los Angeles, Pharrell è alle prese con il jet lag dovuto a ben 14 ore di fuso orario, oltre a servizi fotografici e interviste prima di partire per Delhi durante il weekend. Detto ciò, la ragione principale del suo viaggio in India è il lancio di una collezione ispirata all’Holi Festival per la sua linea Hu in collaborazione con Adidas Originals. Per festeggiare il festival e la collezione, Pharrell e Ranveer Singh, star bollywoodiana e volto di Adidas, hanno tenuto un party privato nel giardino dell’Hotel Taj Lands End a Bandra, la Malibu di Mumbai.

Qui hanno presentato l’eclettica collezione primavera/estate 2018 di Hu Holi, la quale è già disponibile presso i rivenditori Adidas in India prima del lancio mondiale previsto per il 16 marzo. Dinamica e colorata, la collezione offre soluzioni per ogni necessità: dai top sportivi in tela bianca che aspettano solo di essere inondati di colore a sneaker Stan Smith essenziali in colori primari e completi shorts e felpa trattati con una speciale tecnica di tintura in polvere, tutti rigorosamente unisex.

“In fatto di abbigliamento credo che il genere stia iniziando a essere irrilevante. I capi unisex stanno infatti contribuendo a promuovere questo cambio di rotta,” commenta. Noto per indossare lui stesso indumenti e accessori da donna di tanto in tanto – si veda la campagna per Chanel – Pharrell non lo fa come forma di protesta o per mandare un messaggio ma perché, stando a quanto dichiarato da lui stesso, ama ciò che ama. “In altre parole” – commenta Pharrell – “il genere è importante in quanto dobbiamo ancora raggiungere la parità. Credo che una delle cose più belle dell’ubiquità di internet sia il fatto che abbia dato visibilità ai diritti delle donne – o meglio alla loro mancanza.”

Pharrell e la moglie, la modella e designer Helen Lasichanh, che ha conosciuto nel 2005 e sposato cinque anni fa, hanno quattro bambini – tre gemelli di tredici mesi e un bambino di nove anni che risponde al magnifico nome di Rocket. Chiedo a Pharrell che cosa pensa che debbano fare gli uomini di tutto il mondo per porre fine ai diffusi casi di molestie sessuali nella nostra società. “Empatizzare,” mi risponde. “Non c’è uomo che sappia cosa significhi essere donna. L’uomo non ha bisogno di molto per fare un figlio, ma le donne lo portano in grembo, dentro di sé, per nove mesi. Non capiremo mai cosa significa andare al lavoro con le mestruazioni. Non sono nemmeno sicuro che potremmo farcela fisicamente. Essere donna è difficile e faticoso. Le donne meritano il nostro sostegno”.

L’anno scorso è uscito Il diritto di contare, co-prodotto da Pharrell con l’aiuto di Mimi Valdes, direttore creativo e vice presidente della casa produttrice I am Other. Candidato come Miglior Film, racconta la storia semisconosciuta di alcune matematiche nere e del loro ruolo fondamentale nella fase iniziale dei programmi spaziali della NASA. Il prossimo progetto in produzione è Atlantis, un musical sul quartiere di case popolari Virginia Beach dove è cresciuto Pharrell: il luogo dove ha toccato con mano tutto ciò di cui aveva bisogno per diventare l’artista pluripremiato che è oggi. “Per via dell’organizzazione degli edifici, la musica che proveniva dalle macchine o qualsiasi altro luogo rimbalzava sui muri che si affacciavano sul cortile amplificando il suono,” ricorda di quei tempi. “In estate a Virginia Beach, la musica era densa come l’umidità. Ha dato vita a ciò che sono, ha formato le nostre menti e plasmato il modo in cui vedo la musica per il resto della mia vita.”

Il 15 Dicembre, il trio funk-rock N.E.R.D. di cui fa parte ha pubblicato No_One Ever Really Dies, un album feroce che si colloca ad anni luce di distanza dai giorni di “Happy.” Include una traccia dal titolo “Don’t Don’t Do It” dedicata a Keith Scott, colpito a morte dalla polizia nel 2016 mentre le parole di “Deep Down Body Thurst” sono una risposta al progetto di Trump di costruire un muro lungo il il confine tra Stati Uniti e Messico. “Da americano ti rendi conto di quanto sei fortunato a essere nero e poter fare tutto ciò che fai,” commenta a proposito della propria posizione. “Non dovrebbe essere così e io di certo non penso alla vita in termini di muri, caselle e "stronzate" del genere ma il mondo da cui provengo lo fa”. Pharrell sta combattendo per eliminare queste barriere o per lo meno incoraggiare la gente a fermarsi e a pensare in maniera diversa (“Questa è arte!”) e lo sta facendo nel modo che conosce meglio: con un testo – una parola – alla volta.

di Liam Freeman