NY Profile #30: Indira Cesarine

Intervista Indira Cesarine, artista, curatrice e gallerista di The Untitled Space a New York.
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Quanti anni hai?

"È buffo, mi fanno sempre tutti la stessa domanda! Devo essere sincera, tempo fa ho deciso di evitare di rivelare la mia età, in quanto ritengo che la nostra società abbia la cattiva abitudine di operare politiche discriminatorie nei confronti della persone di una certa età, soprattutto per quanto riguarda le donne. Preferisco non essere giudicata in base all’età o essere etichettata dalla generazione di cui faccio parte e lasciare che la mia età rimanga un affascinante mistero. Sono matura quanto volete che sia e giovane quanto pensate che sia."

Chi desideravi diventare da bambina?

"Ricordo che quando ero piccola dicevo di voler diventare criminologa, probabilmente per via di tutte le serie giudiziarie che guardavo! Ricordo anche di aver detto di voler diventare un canguro prima di rendermi conto che non era possibile trasformarsi in un animale come parte del processo di crescita. Una volta giunta alle superiori avevo chiaro in mente il mio obiettivo: possedere una galleria d’arte. L’arte mi ha affascinata sin da molto piccola."

La prima icona culturale o ricordo di bambina?

"Andavo pazza per Wonder Woman e guardavo le puntate della serie TV in maniera ossessiva. Ricordo anche di essere stata ammaliata da Marilyn Monroe."

Ci parli della tua ultima mostra?

"Le scorse settimane sono state pazzesche. Parlo di 5 mostre tutte allo stesso tempo. Ho inoltre curato una collettiva presso la mia galleria, The Untitled Space, intitolata ONE YEAR OF RESISTANCE che presenta oltre 80 artisti le cui opere prendono in esame l’anno di politiche controverse che abbiamo sperimentato negli Stati Uniti sin dall’elezione di Trump. Celebrando l’arte come forma di attivismo, le opere in mostra affrontano temi che sono al centro di importanti dibattiti quali i diritti dei migranti, i diritti in materia di procreazione, il cambiamento climatico, i diritti dei transessuali, la supremazia bianca, l’uguaglianza di genere, la normativa in materia di possesso di armi, le molestie sessuali e molte altre questioni che hanno dato vita a proteste in massa su tutti gli Stati Uniti e all’estero durante lo scorso anno. La mostra getta luce sulle sfide della cultura contemporanea di fronte ai programmi politici presidenziali. La mostra ha inoltre raccolto fondi a favore di ACLU (American Civil Liberties Union), un’organizzazione no-profit che si occupa di raccogliere fondi al fine di sostenere i diritti dei cittadini così come sono scritti nella costituzione degli Stati Uniti. Per maggiori informazioni sulla mostra, visitate il nostro sito Oltre a ONE YEAR OF RESISTANCE, attualmente le mie opere sono in mostra al CICA MUSEUM in Corea del Sud dove fanno parte della mostra *Portraits *2018” , al MATTATUCK Museum in Connecticut per la mostra MixMasters, alla A.I.R. Gallery di Brooklyn, NY per la mostra Currents, incentrata su artiste femminili che presentano opere sul tema dell’aborto e alla Union Street Gallery di Chicago per la mostra Recollections."

Progetti per il futuro?

"Lavoro giorno e notte a un’installazione/progetto speciale per il SPRING/BREAK Art Show dal 6 al 12 Marzo a New York. Sto creando un ‘hotel’ stile rétro sul territorio della fiera d’arte comprensivo di atrio e stanze per gli ospiti, tutto di reminiscenza anni ’70. L’installazione, intitolata (hotel) xx comprende oltre 20 artiste che si riconoscono come donne e opere mie. Ogni opera in mostra presenta ricordi e momenti d’intimità che hanno avuto luogo nelle stanze di hotel e prende in esame tematiche quali l’amore, la sessualità, la violenza, la prostituzione e il romanticismo. Volevo dar vita a un’esperienza immersiva piuttosto surreale in cui gli spettatori potessero esplorare i ricordi di ospiti femminili che hanno dormito presso l’hotel in maniera riflessa attraverso le opere d’arte in mostra. In pratica, l’installazione ad hotel fornisce la cornice per la mostra collettiva al suo interno. Oltre a questo progetto, le mie opere faranno parte di una nuova mostra intitolata Of Women presentata dalla Rockaway Artists Alliance, che aprirà il prossimo 11 Marzo a New York. Stiamo anche lavorando ad un’asta per la mostra ONE YEAR OF RESISTANCE in collaborazione con ARTSY per il prossimo Aprile."

Qual è il tuo luogo preferito di New York?

"Non so se ho un luogo ‘preferito’. Amo andare in visita al nuovo Whitney Museum e una delle cose che preferisco fare in assoluto è andare in bicicletta sulla mia Schwinn vintage lungo il fiume Hudson e a Battery Park. Mi regala una magica sensazione di libertà pedalare a Manhattan."

Il segreto meglio custodito di New York?

"Il vintage. Ci sono negozietti fantastici dove è possibile trovare mobile rétro a meno di $20, come anche accessori per la casa e abiti. Mentre lavoravo all’installazione dell’hotel anni ’70 per SPRING/BREAK ho sviluppato un’ossessione per i negozi vintage sparsi per la città come Housing Works e l’immancabile Salvation Army, dove è possibile fare veri affari"

Qual è il più grande tabù dei nostri tempi?

"Ce ne sono così tanti! Per tanto tempo il femminismo era ‘tabù’ anche se ora è molto più accettato grazie alla Marcia delle Donne e a movimenti quali “Time’s Up” e “MeToo”. Credo che la gente faccia ancora molta fatica ad accettare le donne quali esseri sessuali senza oggettificarle. Utilizzare il sesso come lavoro continua ad essere una pratica altamente controversa. Sono a favore della decriminalizzazione del sesso come lavoro in quanto credo che rappresenti l’ultima vestigia del potere utilizzato contro le donne. Se una donna si sente a proprio agio a lavorare col sesso, questa deve poter aver il diritto di farlo. Non solo, deve poterlo fare in un ambiente sano e sicuro."

Qual è l’indulgenza più comune della nostra società?

"Hmm, questa è difficile. Ce ne sono così tante…Ma penso che in cima alla lista ci siano senza dubbio cibo e moda. Chi non ama prenotare una cena presso un ristorante fantastico o fare shopping?"

Lascerai mai NY? Se sì, dove andresti?

"Dopo il college ho vissuto e lavorato in Europa per circa 10 anni, soprattutto a Londra e Parigi. Mi sono ritrasferita a NYC nel 2012. Penso che se dovessi lasciare NY di nuovo, probabilmente andrei a Los Angeles. Sta fiorendo una fantastica scena artistica e chi non ama il sole e vivere vicino alla spiaggia?"

Domenica Bucalo e Indira Cesarine – New York, Febbraio 2018