Johannesburg: gli indirizzi per scoprirla

Alla scoperta della città sudafricana, oggi più vicina grazie a un nuovo volo della compagnia di bandiera
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Sudafrica
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Giovane ed esotico, complesso e moderno, il Sudafrica è uno degli ultimi paesi in grado di accendere la curiosità di chi, più che una vacanza, cerca un viaggio emozionante. Il suo immenso patrimonio ecologico e l’energia che il paese ha dimostrato negli anni in cui si è aperto al mondo, attirano qui chi è in cerca di paesaggi che sappiano sorprendere ed emozionare, lontani dai circuiti più pop.

Rispetto all’Italia, però, la «Nazione Arcobaleno» da 17 anni scontava qualche problema di collegamento che lo rendeva idealmente più distante e complicato da raggiungere. Da qualche giorno questa seccatura non esiste più: Alitalia ha appena riaperto un volo diretto che unisce Roma a Johannesburg quattro volte alla settimana, rendendo i due paesi decisamente più a portata di viaggio. In entrambe le direzioni si decolla di sera per atterrare al mattino del giorno successivo, ottimizzando i tempi - in questo periodo non c’è differenza di fuso orario, mentre quando scatterà l’ora solare basterà spostare le lancette un’ora avanti appena si atterra in Africa - ed evitando noiose tappe intermedie. La possibilità di accorciare idealmente il viaggio grazie a un bel sonno e un’eccellente servizio di bordo - la nostra compagnia di bandiera ha vinto per otto anni consecutivi il “Best Airline Cuisine Award” per i suoi menù - addolcisce molti degli aspetti noiosi che caratterizzano le lunghe tratte intercontinentali: all’andata, si parte dall’aeroporto di Fiumicino alle 22.10 di ogni martedì, giovedì, sabato e domenica per atterrare al O.R. Tambo di Johannesburg alle 8.20 del mattino successivo. In senso inverso si parte da Johannesburg alle 21.00 ogni lunedì, mercoledì, venerdì e domenica per atterrare a Fiumicino alle 7.25 del mattino. A proposito dell’aeroporto romano: la sua fama di hub problematico è sempre più un ricordo: lo scalo si è rifatto il look e il nuovo sistema di smistamento bagagli ha accorciato i tempi tecnici necessari per saltare da un volo all’altro. I servizi a terra, poi, come le nuove lounge Alitalia riservate a chi vola in Magnifica – la business class intercontinentale della compagnia di bandiera – coccolano i passeggeri con prodotti gourmet come lo spumante Ferrari e le pizze sempre calde di forno, tutto servito in un ambiente all’altezza del migliore stile made in Italy.

Una volta atterrati a “Joburg”, o “Jozi”, i due nickname con cui i sudafricani chiamano la metropoli, ci si accorge immediatamente che la città e il paese in questi ultimi anni hanno lavorato per smontare molti dei brutti cliché che ne oscuravano la fama. Johannesburg scontava una reputazione di posto pericoloso, dov’era sconsigliato perfino passeggiare nel “Cbd”, il suo centro storico. Oggi, invece, basta qualche accorgimento sul filo del buonsenso per sceglierla senza patemi come base e punto di partenza ideale per scoprire i segreti del resto del paese. Il resto di questa nazione grande quattro volte l’Italia si è dotato di infrastrutture come aeroporti e autostrade dagli standard europei, grazie ai quali si possono raggiungere rapidamente mete naturalistiche incredibili come il Parco Nazionale Kruger o le sue selvagge coste meridionali amate dai surfisti. Durban, la città portuale da cui partono molte navi da crociera che solcano i mari selvaggi a cavallo del Capo di Buona Speranza, è a un’ora d’aereo da Johannesburg, dal cui aeroporto si raggiungono comodamente la Namibia, il Malawi, il Mozambico o Mauritius grazie ad accordi commerciali stretti da Alitalia con diverse compagnie aeree locali come ad esempio South African Airways.

Torniamo a Jozi. Per cominciarla a conoscere, non c’è miglior prospettiva che quella della strada: ideale un tour a piedi come quelli organizzati dall’artista James Delaney, sempre accompagnato dal suo labrador, o il tour storico-architettonico organizzato dal simpatico Gerald Gardner; entrambi sapranno raccontarvi il passato e il presente del paese di Mandela prendendo spunto dagli edifici storici e dai luoghi più rappresentativi della città. Per contattarli, il consiglio è quello di affidarsi al personale dell’hotel che si sceglie in città. Segnaliamo il sofisticato Westcliff Four Season , un resort che sintetizza bene le qualità salienti del paese: è in armonia con la natura stupenda del Westcliff (quartiere collinare esclusivo, immerso nella rigogliosa foresta urbana cittadina, una delle più grandi del mondo, piantata dai fondatori della città 130 anni fa), propone una cucina di ricerca e ha tariffe molto interessanti per un 5 stelle della sua categoria. Il bretone David Barillot, direttore Sales & Marketing della struttura che vive a Joburg ormai da cinque anni, è una miniera di consigli: «Qui si è in Africa, ma sembra di essere ancora un po’ in Europa. La città in un certo senso è 50 anni avanti rispetto al resto del continente. “Jozi” è il punto di partenza ideale per chi vuole scoprire qualcosa fuori dall’ordinario». La maggior parte dei turisti visita il Sudafrica “classico”, quello dei parchi naturali. «Per un safari in famiglia, consiglio di andare al Madikwe, a 5 ore di auto o un’ora di aereo a nord ovest da qui: è un parco per il quale non sono necessarie le vaccinazioni che deve invece fare chi visita altri parchi. Più vicino a Jozi, a 2 ore e mezza d’auto, c’è il Pilanesberg National Park, da esplorare magari con un “game drive”, i tour su jeep Toyota Land Cruiser aperta effettuati dalle guide locali che sanno sempre dove osservare in sicurezza la straordinaria fauna locale». Per un esperienza di lusso totale, David non ha dubbi: la meta dev’essere il Sabi, una porzione privata all’interno del parco Kruger in cui sorgono pochi lodge dal fascino incredibile (e tariffe conseguenti). Il Kruger Park si raggiunge in 4 ore d’auto su una comoda autostrada o in un’ora d’aereo. Più in generale, per pernottamenti nel resto del paese, David consiglia due brand: More Hotels, un’eccellente catena familiare adatta a chi cerca budget più abbordabili, o i lodge della catena Andbeyond.

Ma, come detto, la vera scoperta parte dalla sua capitale economica Johannesburg, crogiolo di tutte le etnie che danno vita alla Nazione Arcobaleno e città in cui le virtù e le ferite del paese si osservano ancora a pochi isolati di distanza. «Sicuramente va pianificata una visita all’Apartheid Museum. E consiglio a tutti di dedicare mezza giornata a una visita di Soweto, la township di Nelson Mandela, luogo simbolo delle lotte contro l’Apartheid. Ai clienti suggerisco di non fare un giro in autobus guardando la gente e le strade da dietro i vetri di un finestrino, ma in bicicletta o su un tuk tuk di un tour operator specializzato, come Soweto by bike». La guida, spiega David, è sempre un abitante della township che conosce e racconta ogni storia e segreto del luogo. «Poi bisogna terminare la gita con un “braai”, il tipico barbecue sudafricano: attorno al fuoco e con una birra in mano ci si riposa delle fatiche della pedalata che dura un pomeriggio e tocca i punti storici più significativi del sobborgo».

A Johannesburg ci si può anche muovere autonomamente, ma i mezzi di trasporto pubblici sono virtualmente inesistenti. La soluzione è Uber: si dice che in città ci siano più di tremila auto connesse con l’app che conviene assolutamente scaricare sul proprio telefono. Dove dirigersi? La prima tappa dev’essere senz’altro Maboneng, quartiere dove va in scena una variante sudafricana del fenomeno hipster: la gentrificazione ha trasformato molti dei vecchi magazzini di quest’angolo colorato e multietnico di Joburg in ristoranti come il Canteen (268 Fox st.), ricavato in un cortile verde e tranquillo su cui si affacciano anche una scuola di cucina, una bella libreria e le finestre di I was shot in Joburg, una galleria d’arte che aiuta gli homeless vendendone i pezzi d’arte che aiuta a produrre. Quello dell’arte è un germe che ha attecchito in tutti i quartieri della città: nello stesso isolato ci sono gli atelier di pittura e fotografia di Arts on main e addirittura un hotel a tema, il 12 Decades Art Hotel. Qua e là, tantissimi i bar o locali ricavati da vecchi container che sorgono attorno a Main street. Due menzioni speciali vanno al mercato di arte e cibo che si tiene ogni domenica su Main street, Market on main, e al piccolo cinema d’essai con annesso ristorante The bioscope, ricavato in quella che prima del 2010 era un’autofficina e le cui poltrone sono vecchi sedili di Bmw. Russel Grant, il 32enne che lo anima, è una fonte di consigli e indicazioni per chi vuole vedere una Johannesburg diversa e fuori dai circuiti più turistici, «come il quartiere di Cyrildene, la nostra chinatown, e Fordsburg, il quartiere indiano». Non deve mancare, infine, una tappa nell’incredibile complesso riconvertito 44 Stanley (il nome corrisponde all’indirizzo): un’ex officina rilevata da Brian Green, un ex cameraman della Bbc piuttosto famoso in Sudafrica. Tra i cortiletti omborsi sono ricavati decine di piccoli laboratori e boutique che promuovono solo brand locali: ci sono negozi di dischi in vinile (Mr Vinyl), gallerie in cui comprare stampe di artisti locali (The atelier) o shop di libri e irresistibili anticaglie africane come L’Elephant terrible. Ma anche laboratori di gioielleria o ristoranti creativi come il Leopard.

Per ultime, due esperienze che David Barillot definisce “fuori dalla comfort zone”, adatte a chi vuole assaggiare fino in fondo il sapore di Jozi e, soprattutto, non ha nessun timore a immergersi nelle sue atmosfere più vere: «Una cena al Yeoville Dinner Club, nel vecchio quartiere ebraico, è un’esperienza incredibile». Si mangia su una terrazza con vista sulla strada ed è l’occasione, irripetibile, di assaggiare la cucina panafricana di Sanza Sandile. Chi vuole far tardi (in Sudafrica i locali chiudono mediamente presto) deve tornare a Maboneng, al Marabi Club. «L’ingresso non è scontato. In tutti i sensi: l’entrata è nascosta e presidiata da quattro guardie che scortano dentro solo chi è in lista». Sia per il Yeoville Dinner Club che per il Marabi, il lasciapassare ha un nome: David Barillot o uno dei suoi assistenti che sanno sempre dare gli indirizzi più giusti e i consigli per raggiungerli.

di Gianmaria Padovani