Keltoum e Hind, le pioniere del Modest fashion Made in Italy

Modest fashion Made in Italy
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È il primo negozio in Italia a vendere abiti per donne musulmane. Un baluardo del modest fashion insediatosi in Emilia che quasi trasforma Bologna in una metropoli cosmopolita in miniatura.

Si chiama Hijab Paradise, riprendendo il nome del famoso copricapo. La proprietaria, Keltoum Kamal Idrissi, è una ragazza di 23 anni che vive in Italia da quasi 15, dopo essersi trasferita con la sua famiglia dal Marocco. È con la vita adulta e la decisione, tre anni fa, di iniziare a portare il velo che nasce l’esigenza di trovare un modo di vestire eticamente e religiosamente corretto.

«La moda è qualcosa di molto soggettivo – spiega Keltoum – e ognuno di noi la interpreta come meglio crede. Come dice la designer Alia Khan, è la donna a rendere un abito “islamicamente corretto”. Il nostro negozio, semplicemente, aumenta la possibilità di scelta». Sui manichini o sugli appendiabiti, infatti, è facile vedere una giacca in denim abbinata con una gonna lunga e una semplice camicia di fianco ad abiti più caratteristici come quelli da cerimonia turchi o marocchini.

Tra tuniche, foulard e kimoni, Hijab Paradise propone un design trasversale che valica i confini religiosi. La metà delle clienti appartiene ad altre religioni: «Entrano qui per curiosità, quasi un po’ spaventate. Non hanno idea di cosa aspettarsi, ma rimangono poi colpite dai colori, dai tessuti e dalla grande versatilità del capo. Capiscono che non è adatto solo alle musulmane». Un principio che sembra valere anche quando si parla del velo, oggetto dal grande significato simbolico a cui sono legate di continuo critiche sulla mancata emancipazione della donna: «Tutte le volte che vendo un completo, quasi sempre ne comprano uno per completare l’abbinamento. Il velo non è un ostacolo a una piena femminilità, anzi la esalta. Ha rappresentato, per me, il traguardo della mia libertà. È stata una mia scelta, frutto di uno studio approfondito e libera da imposizioni. Mi ha permesso di raggiungere la mia completa emancipazione».

Non stupisce, pertanto, che il motto del negozio sia “Vestitevi di conoscenza” e che venga venduto anche il Corano. Perché l’idea di “essere alla moda” di Keltoum va ben oltre la fruibilità dell’abito: «È innanzitutto sentirsi a proprio agio. Non solo con il proprio corpo, ma anche con la propria etica e visione del mondo. Quello che indosso rappresenta ciò che sono e il percorso che mi ha portato a essere qui oggi».

L’idea imprenditoriale dietro a Hijab Paradise è coprire una fetta di mercato che, nei brand diffusi in Italia, non riesce a trovare niente di adeguato ed è costretta a rifornirsi su internet. Nonostante il 2,34% della popolazione italiana sia musulmana, il negozio rappresenta assolutamente un unicum.

«L’Italia non è indietro rispetto ad altri paesi, come l’Australia o gli Usa, in cui questa realtà è già ben radicata. È mancato il coraggio e la voglia di buttarsi in un’attività del genere. Mi capita spesso che arrivino persone che mi dicano: “sono anni che ho la stessa idea”». Nelle ambizioni future della proprietaria c’è quello di aprire altri punti vendita: «Non è un progetto fine a sé stesso. È solo il primo mattoncino. Sarebbe bello aprirne altri fuori Bologna. Favorirebbero l’inclusione. È una parola che preferisco rispetto a integrazione perché io sono italiana. Ragazzi come me vogliono sentirsi inclusi. Bisogna smettere di pensare che essere musulmani e italiani sia un ossimoro».

Chi è riuscito a far convivere entrambe le cose e declinarle in ottica sartoriale è la stilista Hind Lafram, torinese di origini marocchine. Anche lei è una mosca bianca: unica stilista di modest fashion italiana. Come Keltoum il suo brand è nato dopo la decisione di indossare il velo, a 14 anni, mentre frequentava l’Istituto di moda.

«Ho disegnato i primi modelli per me. Poi ho iniziato a condividerli sui social e ho ricevuto un boom di richieste. Lì ho capito che l’esigenza di indossare qualcosa alla moda, ma dal gusto italiano non fosse solo mia» racconta la stilista. La particolarità di questi abiti è che sono tutti rigorosamente Made in Italy: «È un concetto ampio che va al di là del luogo di produzione. Indentifica un capo che è semplice, sobrio, di design e di eccelsa manifattura». Ispirandosi alla sua icona Giorgio Armani, Hind Lafram cerca di tenere sempre bene presente il suo pubblico di riferimento: «Non sono solo le musulmane, ma anche le ebree e, in genere, tutte quelle che vogliono far risaltare il proprio corpo senza metterlo in mostra. Lo scopo è mostrare la donna ma non il suo corpo».

L’equilibrio si gioca su un filo molto sottile: essere femminile, valorizzando la propria silhouette, non indugiando però in trasparenze o scollature. Facile pensare a un abito largo e coprente, ma difficile è concepirlo di tendenza e vestibile: «Non voglio che i miei abiti appesantiscano chi li indossa. Proprio per questo sono molto attenta ai tessuti che utilizzo. I miei preferiti, in base alla stagionalità, sono la lana e il lino. Ti danno sicurezza senza rendere goffa l’immagine».

L’obiettivo di Keltoum e Hind è di vendere e creare un prodotto universale perché la moda è un linguaggio comune che, in Italia, sta già riducendo grandi distanze culturali.

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Testo a cura di Albachiara Re