miart 2018: intervista ad Alessandro Rabottini

Il presente e il futuro dell'arte in Italia nell'intervista al direttore artistico di miart. In attesa dell'apertura della fiera il 13 aprile
miart 2018 intervista ad Alessandro Rabottini

Dal 13 al 15 aprile a FieraMilanoCity prenderà il via l'edizione 2018 di miart. Un evento che, di anno in anno, sta ampliandosi per prestigio e dimensioni e che, grazie anche alla guida di Alessandro Rabottini, Direttore artistico di miart, ha conquistato un ruolo di primo piano nel panorama internazionale delle fiere d'arte. La crescita di miart è sotto gli occhi di tutti ed è raccontata dai numeri: 186 gallerie internazionali di cui 77 estere provenienti da 19 paesi oltre l’Italia (Austria, Belgio, Brasile, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Hong Kong, Israele, Romania, Spagna, Sudafrica, Stati Uniti, Svizzera, Turchia, Ungheria) con tante e importanti new entry che quest'anno saranno presenti per la prima volta (come l'Andersen’s Contemporary, Gagosian, Kalfayan Galleries e Barbara Gladstone). Ma miart è anche occasione di sperimentazione, di ricerca e di ridefinizione della comunicazione dell'arte, come dimostra Prisma, campagna che ha chiamato a collaborare e a contaminarsi figure artistiche diverse quali il coreografo Alessandro Sciarroni, il duo di video-artisti Masbedo e la fotografa Alice Schillaci, riuniti sotto la direzione artistica di Mousse Agency. Abbiamo intervistato Alessandro Rabottini per parlare di miart 2018, delle novità e di come l'arte sta cambiando. Partiamo dal generale: cosa dobbiamo aspettarci da questa edizione 2018 di miart? "Spero che i nostri visitatori accolgano l’invito implicito nello “slogan” che abbiamo scelto quest’anno per la fiera promossa da FieraMilano, ovvero “il presente ha molte storie”. È un invito all’ascolto e all’attenzione verso le molte storie che il lavoro di ciascun artista – e quindi di ciascuna galleria – porta con sé. miart è una fiera d’arte moderna e contemporanea, il che vuol dire che sarà possibile ammirare opere che spaziano dall’inizio del secolo scorso fino alle sperimentazioni più recenti delle giovani generazioni, passando per i big del contemporaneo e il design in edizione limitata. Questa estensione di offerta la rende una fiera che amo definire polifonica e inclusiva, che ambisce a rappresentare le molte anime del mondo dell’arte. Le nostre 184 gallerie provengono da 19 paesi nel mondo, con presenze che arrivano dalla Turchia, dal Giappone, dal Sud Africa, dal Brasile, dal Nord e dall’Est dell’Europa, oltre che in gran percentuale dagli Stati Uniti, dall’Europa centrale e dall’Italia. Questo contribuisce al respiro internazionale della nostra offerta e all’ambizione di offrire al nostro pubblico un’esperienza all’insegna della diversità e della complessità, perché il nostro è un presente complesso."

Cosa è miart per Milano, cosa aspira a diventare per l'Italia? E cosa è Milano per miart? "Tra miart e la città che la ospita c’è un legame ormai strutturale, che prende la forma della Milano Art Week, una intensa settimana di inaugurazioni, performance ed eventi speciali promossi dalle istituzioni pubbliche, dalle fondazioni private, dagli spazi no-profit e dalle iniziative spontanee, tutti attori accomunati dal lavoro di promozione dell’arte moderna e contemporanea. Oggi Milano è una capitale internazionale, con un’offerta espositiva di incredibile qualità, con istituzioni pubbliche e private, gallerie e spazi progettuali che sviluppano una visione sull’arte durante tutto l’anno. Il fatto che tutte queste realtà facciano sistema durante la nostra settimana è un segnale di quanto forte sia Milano come destinazione culturale, e questo è per miart un vantaggio impareggiabile, perché fornisce ai nostri visitatori che viaggiano dall’estero una moltitudine di motivazioni per visitarci, attratti da una città che si presenta con un’incredibile tasso di energia e progettualità. Il nostro desiderio è che miart diventi un punto di riferimento in Italia per la qualità delle gallerie che espongono da noi e la ricchezza della Milano Art Week è un elemento strutturale nello sviluppo di questa capacità attrattiva."

È stato un anno in cui la politica, nel senso più alto del termine, è stata protagonista anche del mondo dell'arte. Parlo del movimento #MeToo, della lotta alla discriminazione e alle disuguaglianze. Tutto questo si riverbererà anche su miart? "L’arte è sempre uno spazio che registra gli stati d’animo e le urgenze del presente, anche quando non appare esplicitamente politica nei contenuti. Essendo uno spazio in cui l’individualità di un’artista può esprimersi in modo radicale, l’arte è sempre intrinsecamente politica perché manifesta un modo di stare al mondo e di relazionarsi ad esso. A miart, sia dentro al Padiglione della fiera che fuori in città, ci saranno tante occasioni per riflettere su una molteplicità di emergenze attuali: l’artista messicana Teresa Margolles (protagonista di una mostra molto dura e molto bella al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano) sarà presentata a miart dalla sua galleria di Zurigo Peter Kilchmann con un lavoro monumentale di nove metri sul tema tragico del femminicidio, mentre il movimento #MeToo sarà addirittura il tema della mostra personale dell’artista americana Andrea Bowers presso la galleria Kaufmann Repetto (che porterà sue opere in fiera) e la stessa artista parteciperà a un talk del nostro programma di conversazioni proprio sul tema dell’impegno politico in arte. A questo proposito, il ciclo di conversazioni e tavole rotonde che ospitiamo a miart e che realizziamo in collaborazione con la casa di produzioni cinematografiche In Between Art Film avrà come titolo Che cosa possiamo immaginare, e molti talk avranno proprio come tema l’immaginazione non come una forma di fuga dalla realtà ma come il primo passo necessario a costruire una relazione con il mondo che ci circonda. Questi sono solo che pochissimi esempi, ai quali potrei aggiungere la mostra But a Storm is Blowing from Paradise: Contemporary Art of the Middle East and North Africa in programma alla GAM Galleria d’Arte Moderna e che arriva dal Guggenheim per la serie Guggenheim UBS MAP Global Art Initiative, o la serie di ritratti di travestiti genovesi che Lisetta Carmi realizzò alla metà degli anni Sessanta e di cui esporremo a miart, nella sezione Generations, una inedita selezione a colori, un’opera che è stata premonitrice rispetto all’espressione dell’identità individuale."

Parliamo del progetto Prisma come nuova e inedita strategia di comunicazione del e con l'arte: qual è il bilancio dell'iniziativa ad oggi prima dell'apertura delle porte della fiera? "Direi molto positivo. La nostra campagna di comunicazione dal titolo Prisma – che ancora una volta abbiamo realizzato con la direzione artistica di Mousse Agency – ha coinvolto più media e piattaforme creative: la fotografia di moda (con Alice Schillaci), la danza contemporanea (con Alessandro Sciarroni) e la video-arte (con il duo Masbedo). Questa campagna occupa sia lo spazio dell’immagine fotografica (sulle riviste e con le affissioni in città), sia lo spazio dell’immagine in movimento (con una video-installazione all’ingresso della fiera), sia lo spazio della performance (con uno spettacolo al Triennale Teatro dell’Arte in programma le sere dell’11 e del 12 aprile). È un racconto per immagini su come l’identità individuale sia una forma prismatica e in continuo movimento, e su come l’arte trasformi la realtà nel momento stesso in cui sempre farle da specchio. È una campagna che ci ha accompagnato per mesi e che ci ha permesso di tenere viva l’attenzione sulla fiera perché è fatta di tante immagini, di tante suggestioni e di un continuo evolversi di forme e di suggestioni."

Qual è la funzione della fiera d'arte oggi? E quale in una realtà peculiare come quella italiana? "Le fiere sono diventate negli ultimi anni degli eventi molto complessi. Sono primariamente un luogo di relazione tra gallerie, collezionisti, advisor, curatori, direttori di musei, stampa, sponsor, eccetera ma attraggono un numero sempre maggiore di visitatori al pari delle mostre nei musei. In più esse attivano – come è il caso della Milano Art Week in occasione di miart – un calendario ricchissimo e che coinvolge tutta la città. Il nostro impegno è nel far sì che questo luogo di relazione sia quanto più proficuo per gli scambi tra i suoi attori. In questo impegno ci accompagnano molti partner, come ad esempio Fidenza Village che, quest’anno e per la prima volta nella storia di miart, ci mette nelle condizioni di offrire un servizio di Educational per i visitatori, nella forma di visite guidate gratuite prenotabili sul nostro sito. Oppure penso ad Herno che, ormai dal 2015, ci supporta nello sviluppo del premio al miglior stand, o a CEDIT – Ceramiche d’Italia, che attraverso il premio nella sezione Object di design da collezione, ci mette nelle condizioni di donare alla collezione del Triennale Design Museum un pezzo di un designer italiano emergente. Questi sono solo alcuni esempi di quanto possa essere ampio lo spettro di azione di una fiera d’arte oggi e di quanto propulsiva possa essere la sua azione di connessione e relazione."

Nella sua percezione, come sta cambiando, se sta cambiando, il mondo dell'arte oggi in un'epoca in cui, almeno si sta verificando, sulle piattaforme dei social network e non solo su queste, una progressiva exploitation del "gesto artistico" (da non confondersi con la performance). Penso, ad esempio, che su Twich, piattaforma di streaming per "videogiocatori"m ora è possibile attivare le donazioni (nel senso pagare denaro in tempo reale mentre si vede "compiere una certa attività") anche per artisti che si cimentano in live painting o nella creazione di opere di scultura. "I social network, l’informazione in tempo reale e le tecnologie interattive stanno trasformando tutto, e il mondo dell’arte non è estraneo a questo cambiamento. Tutto questo sta entrando tanto nel lavoro degli artisti – da un punto formale e concettuale – quanto nei meccanismi di distribuzione e di disseminazione dell’arte, come accade nei musei, nelle gallerie, nelle fiere etc. Si stanno ampliando sempre più le modalità di fruizione dell’arte in quanto “esperienza” anche in uno spazio digitale e/o virtuale, ma non bisogna dimenticare che la peculiarità delle opere d’arte – e di conseguenza del loro mercato – è la loro unicità o la loro limitatissima tiratura. Un film lo puoi vedere in migliaia di luoghi diversi nel mondo nello stesso momento, un’opera d’arte no. Puoi vedere una sua riproduzione ma non la sua manifestazione materiale. Questo fa sì che l’incontro fisico con l’opera nella sua tangibilità sia ancora la componente dominante all’interno della nostra relazione con essa, sia dal punto di vista della fruizione che dell’eventuale possesso."