9 Righe è una rubrica mensile di consigli di lettura illustrati, curata da Paola Moretti.
In 800 battute vi raccontiamo delle nostre ultime letture e del perché ci sono piaciute. Una squadra di illustratori interpreta graficamente le mini-recensioni e disegna le copertine dei libri. Le potete vedere a tutto schermo cliccando sull’immagine.
Giorni selvaggi, William Finnegan, 66thand2nd (2016)
Di questo libro mi piace che quando lo cerchi in libreria non indovineresti mai in che scaffale possa essere. Biografie? Sport? Guide turistiche? Quando poi lo trovi e lo apri non sai cosa aspettarti da questo memoir, ma più lo leggi, più diventa quello che racconta: un’ossessione. Per il surf quella di Finnegan – firma del New Yorker e Premio Pulitzer proprio grazie a quest’opera – per la sua scrittura la tua, quando inizi a conoscerlo. Anche se non sai nulla di surf e non ti interessa imparare, l’autore ti trascina con sé dalla California alle Hawaii, dal Sudafrica al Madagascar, dall’Australia a Madeira, sempre alla ricerca dell’onda perfetta. C’è il mondo in questo racconto, quello che trovi nel diario intimo di una vita passata a inseguire qualcosa che va e viene: la marea.
Consiglio di Giulia Cuter.
Illustrazione di Luca Di Battista.
Nei mari estremi, Lalla Romano, Einaudi (1996)
Nei mari estremi è un’opera divisa in due movimenti.
Il primo, Quattro anni, racconta l’arco di tempo che intercorre fra l’incontro di Lalla Romano con Innocenzo, e il loro matrimonio. Il secondo, Quattro mesi, descrive la morte di Innocenzo e le settimane della malattia che la precedono.
Le due parti costituiscono i poli d’una antitesi, rispettivamente giovinezza e vecchiaia, movimento e stasi, vita e morte. Tutto all’interno di questo testo ha il proprio posto, come se l’ordine maniacale facilitasse l’autrice nel processare la perdita.
Lalla Romano scrive un testo di autofiction, e quindi in prima persona. E lo fa senza sbavature né sentimentalismi inutili; quando la scrittura diventa un’urgenza di tenere tutto insieme non c’è più tempo per i ghirigori: «Nella sua lunga, lenta, ardua fine lui era ormai situato «più in là», nell’aria rarefatta, quasi irrespirabile dei grandi silenzi, quella che io chiamo dei «mari estremi».
Consiglio di Giorgia Bernardini.
Illustrazione di Eleonora Gambula.
La bella di Lodi, Alberto Arbasino, Adelphi (2002)
Roberta è indipendente, almeno all’apparenza. Franco è il classico belloccio senza cervello, e lo rimarrà per tutto il romanzo. Dopo qualche sigaretta scroccata e un abbozzo di appuntamento, i due andranno di continuo alla ricerca l’uno dell’altra. Ricca e legatissima alla famiglia lei, povero e senza affetti lui. Mille differenze tenute insieme da un collante passionale: «Vieni qua che ti scopo, dài». Un libro del 1972, ma nato da un’idea di almeno dieci anni prima, che descrive in maniera disimpegnata e con una freschezza ancora attuale l’Italia del boom economico. Lodi, Bologna, Modena e altre città viste tutte di fretta. Dalla stanza di un motel, dalla casa delle vacanze, da una stazione di servizio. Un libro da leggere così come si racconta: tutto d’un fiato, o meglio – e qui cito testualmente – come: «Un pompino fra i più e appassionati e ingordi, dietro una siepe».
Consiglio di Roberto Molica.
Illustrazione di Carol Rollo.
La notte dei ragni d’oleandro, Mario Bramè, Transeuropa (2018)
In un Bataclan d’invenzione si consuma il rito del Contest, una corrida di musicisti dilettanti che si affrontano in jam sessions, il cui vincitore passerà al professionismo. Ma il vero rito è l’elaborazione in musica delle loro vite infelici, dei loro lavori avvilenti e dei loro amori falliti.
La notte del Contest si sviluppa come una tragedia greca per unità di tempo, luogo e azione, per la presenza di attori -i musicisti e gli attentatori- e coro – il pubblico del Bataclan.
Gli attentatori però non sono i terroristi islamici che fecero strage la notte del 13 novembre 2015 e il libro che li ispira non è il corano. È un libro che forse è ancora più pericoloso, perché coglie il nichilismo di cui è mortalmente ammalato l’occidente.
Il romanzo, primo di una collana di narrativa in cui cronaca e distopia si fondono, raggiunge il sublime nella descrizione della musica e nella creazione della tensione.
Consiglio di Flavio Villani.
Illustrazione di Giorgia Azteni.
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L’immagine di copertina è stata illustrata da Lucrezia Chiarle.
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